Gli amici musulmani al Centro Mariapoli di Castelgandolfo

 

 

Un incontro singolare

 

di Natalia Dallapiccola ed Enzo M. Fondi

 

 

Nel maggio 1992 ha avuto luogo il primo incontro degli amici musulmani del Movimento dei focolari, per un dialogo spirituale e uno scambio di esperienze. «È una prima mondiale che deve essere scritta a lettere d'oro», diceva uno di loro, esprimendo la commozione generale dei partecipanti per la profonda comunione vissuta in quei giorni. Per trasmettere in qualche modo le caratteristiche e l'originalità del rapporto che va stabilendosi tra cristiani e musulmani nell'alveo del Movimento, trascriviamo questa conversazione sull'argomento suddetto, che i due autori hanno tenuto ad un folto gruppo di vescovi, sempre al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, il 18 febbraio 1993.

 

 

 

Esperienza emblematica

 

L'esperienza vissuta lo scorso anno al Centro Mariapoli e cioè il primo incontro con gli amici musulmani del Movimento ci sembra particolarmente significativa ed emblematica del modo con cui il Movimento è entrato nel mondo dell'Islam e di come l'Islam ha colto la spiritualità del Movimento.

La scritta di benvenuto in arabo che si trova ora all'ingresso del Centro fu messa per quell'incontro e lì è rimasta a segnare una tappa fondamentale nei nostri rapporti con il mondo musulmano.

Per la prima volta aprivamo le porte a un gruppo folto di amici musulmani, che da anni desideravano incontrarsi nel nostro Centro e scambiarsi le esperienze vissute a contatto col Movimento. È stata un'impressione comune, fin dalle prime ore, che ci fosse un'atmosfera di unità e di gioia che metteva tutti a loro agio. Uno studente marocchino ha lasciato scritte le sue prime impressioni: «È una grande gioia essere presenti nella casa di Maria per la prima volta. È un Paradiso di Dio sulla terra (...). È vero che solo l'amore può fare miracoli».

 

 

 

Com'è stato possibile?

 

Per capire queste espressioni e tutto ciò che è accaduto in quei due giorni, bisogna partire dalle radici, dalle premesse.

Va detto anzitutto che il nucleo più consistente dei partecipanti proveniva dall'Algeria, dove da 25 anni c'è un intenso, profondo rapporto fra il focolare e la comunità musulmana.

Lo si è portato avanti, negli ultimi dieci anni, soprattutto con una iniziativa incoraggiata anche dalla Conferenza Episcopale Cattolica del Maghreb, e cioè di una settimana di vita insieme fra musulmani (interi gruppi familiari e singole persone) e i focolari. Convivenza ispirata alla Mariapoli e cioè a un momento di incontro in cui si mette al primo posto l'amore scambievole, alla luce, per i musulmani, delle parole del Corano e per i cristiani di quelle parole del Vangelo che stimolano l'amore, la stima, il rispetto degli altri. Sono stati incontri che volevano esprimere la comune fede in un Dio Unico, Dio Amore, come diciamo noi, o Misericordioso e Clemente, come dice il Corano.

Con queste premesse, Chiara, dandoci delle linee per quell'incontro, poteva suggerirci di far parlare loro stessi, perché si sentissero i protagonisti attivi, comunicando ciò che aveva rappresentato il rapporto con la spiritualità del Movimento, per la loro vita personale, familiare e sociale.

Questa è stata dunque la caratteristica dell'incontro: fatto da musulmani per musulmani, alla luce di un dono di Dio, di un carisma che essi avevano accettato e apprezzato, perché risvegliava la loro fede e metteva in luce gli aspetti più profondi della loro stessa religione.

 

 

 

«Dio era presente in mezzo a noi»

 

Fin dai primi istanti per tutti noi cristiani, e per tutti i dirigenti dell'Opera di Maria che erano presenti, è stata una graditissima sorpresa constatare che l'atmosfera spirituale che regnava in quell'incontro era veramente alta, genuina.

Ci ricordammo di una frase pronunciata da Chiara dopo aver ricevuto il Premio Templeton alla Guild Hall di Londra quando ci disse che aveva sentito l'unità in quella sala, quasi che il Testamento di Gesù si fosse in qualche modo realizzato fra persone di varie religioni, ma di fede viva e sincera. E ci sembrò di trovare una conferma alle parole del Papa che sarebbero potute sembrare utopiche, quando disse a Madras, in India: «Frutto del dialogo interreligioso è l'unione tra gli uomini e l'unione degli uomini con Dio... Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi».

Forse quello che stavamo realizzando fra noi in quell'incontro era proprio quel tipo di dialogo, o meglio di comunione, che faceva sentire la presenza di Dio fra cristiani e musulmani, che cercavano soltanto di stabilire un rapporto sulla base dell'amore scambievole, senza pregiudizi, in piena apertura e accoglienza gli uni degli altri.

 

 

 

I partecipanti

 

Gli amici musulmani presenti erano 131 (e cioè una piccola rappresentanza dei circa 4.500 che conoscono il Movimento).

C'era in molti di loro una grande attesa per quest'avvenimento e la preparazione stessa è stata ricca di frutti; erano coscienti di essere chiamati a qualcosa di molto importante. Molti i sacrifici fatti per riuscire a raggranellare la somma necessaria per venire. Alcuni si sono aiutati fra di loro con la comunione dei beni e con la vendita di oggetti tipici dei loro paesi.

Diciotto erano i paesi islamici rappresentati del Medio Oriente, del Nord Africa, dell'Africa e dell'Asia. C'erano professionisti, operai, studenti universitari e intere famiglie. La diversità di lingua, di cultura e di formazione umana non si è mai avvertita come un ostacolo.

Gli elementi negativi che potevano turbare l'armonia e soprattutto i fermenti fondamentalistici da cui certamente non erano immuni alcuni dei presenti, sono stati contenuti e quasi inavvertiti. Ed è stato solo «a posteriori» che ci si è resi conto di quanto forte deve essere stata la presenza di Dio, per aver conquistato tutti alla tolleranza e alla fraternità.

Una cura particolare è stata messa nella preparazione dei cibi, seguendo i suggerimenti dell'Imam Haddarah della Moschea di Roma, che è stato presente a tutto l'incontro. Si era anche attrezzata una sala per la preghiera rituale dell'Islam.

 

 

 

Le loro esperienze

 

Il programma contemplava, come si è già accennato, varie testimonianze dei nostri amici.

Ma una parola bisogna dirla prima di tutto sul messaggio di Chiara Lubich (che pubblichiamo in questo stesso numero) il quale, letto all'inizio, ha dato un avvio, un'intonazione particolare a tutto l'incontro. Tradotto in arabo, in persiano, in turco e albanese, è giunto subito al cuore di tutti.

Un ingegnere iraniano ha confessato in pubblico che, sentendo il messaggio di Chiara, dopo dieci anni dalla morte di sua madre, ha nuovamente pianto, come mai gli era accaduto.

Le parole del messaggio sono state un punto di riferimento costante per ogni intervento.

Delle molte esperienze dette o scritte in quei due giorni se ne riportano stralci nell'articolo che segue il presente. Qui ne citiamo solo alcune.

Significativa l'esperienza riportata da due giovani musulmane: «Tra i partecipanti al congresso c'erano dei musulmani integralisti del nostro Paese. Un tempo li vedevamo come nemici. Ora sono diventati il prossimo da amare. (...) Amandoli, abbiamo visto che anche loro hanno cominciato ad avere un dialogo con noi, senza pregiudizi, e poi è stato tutto un crescere nell'amore».

Molto belle le varie impressioni di emigrati musulmani nei paesi europei. Anche a nome degli altri, un senegalese diceva di aver trovato qui la sua vera famiglia, di sentirsi veramente a casa da quando ha scoperto il Focolare.

Dall'Italia, ad esempio, abbiamo ascoltato testimonianze molto valide sull'accoglienza agli extra comunitari organizzata da gruppi del Movimento e da comunità di parrocchie animate da persone del Movimento (di cui riportiamo qualcuna pure in questo numero), con episodi che mostrano come la carità concreta sia la strada per un vero dialogo religioso.

Un'esperienza particolare è quella del Centro La Pira di Firenze, un Centro di accoglienza voluto con lungimiranza e determinazione dal cardinal Benelli e da lui affidato ai focolarini. Dall'aiuto materiale dato a studenti poveri dei paesi africani e asiatici, si è ora passati anche a iniziative di dialogo che hanno attirato l'attenzione dei mass media.

Un bel gruppo di studenti musulmani del Centro La Pira ha partecipato al nostro incontro, dando testimonianze valide e profonde.

 

 

 

Incontro con il Papa e basi per il futuro

 

Una conclusione un po' speciale del loro soggiorno in Italia l'hanno vissuta gli algerini, con la partecipazione all'udienza pontificia. Desideravano con tutto il cuore di incontrarsi col Papa, e, per uno di quei «quasi miracoli» che vediamo accadere nella nostra storia, tutto il gruppo, dopo l'udienza, ha potuto uscire dalle transenne e salutare Giovanni Paolo II.

È stata quella che loro hanno definito un'apoteosi, il culmine della loro esperienza romana, che ha segnato, fra l'altro, la nascita del Movimento musulmano dei focolari, se così possiamo chiamarlo, e che sarà, pensiamo, un ponte con l'Islam, perché animato da persone che hanno fatto dell'unità il loro Ideale, che sono dei veri fedeli dell'Islam, che vivono la loro religione nei suoi aspetti più interiori, più spirituali e più tolleranti.

E Dio sa quanto bisogno vi sia in questo momento di musulmani che si oppongano al fondamentalismo (grave pericolo per la pace e la concordia fra i popoli), con la sola arma della comprensione, del dialogo, della religione che, come diceva il Papa in Sudan, quando è vissuta autenticamente non può seminare odio ma solo amore e solidarietà fra gli uomini.

 

Natalia Dallapiccola

Enzo M. Fondi