L'Islam a casa nostra

 

 

Quando i Mori presero possesso della Spagna costrinsero i prigionieri cristiani a smontare le artistiche campane delle torri del santuario di Santiago di Compostela e a trasportarle sulle proprie spalle fino a Córdoba per abbellire come lampade votive la moschea a perpetua memoria del trionfo di Allah sugl'infedeli. In seguito, quando gli spagnoli ripresero in mano il potere, costrinsero i prigionieri mori a smontare di nuovo le campane dalla moschea e a riportarle a spalle a Compostela per celebrare la vittoria sul mondo islamico.

La lunga convivenza tra i fedeli delle due religioni nella penisola iberica, pur avendo prodotto stupende opere d'arte e innumerevoli progressi nel campo delle scienze, non era riuscita a colmare il fossato della mutua avversione, anzi l'aveva allargato. Un fossato nel quale i musulmani alimentavano il principio della guerra santa contro i cristiani e i cristiani sviluppavano con le Crociate lo stesso identico principio.

Queste dolorose esperienze del passato hanno condizionato fino ad oggi la convivenza tra i seguaci delle due fedi. Per molti cristiani la parola Islam richiama alla memoria la sofferenza plurisecolare - e in qualche luogo, come nel Sudan, ancora attuale - di numerose Chiese di origine apostolica in tutto il Medio Oriente, costrette spesso a vivere in condizioni molto precarie in mezzo alla societą musulmana.

Ma anche nei seguaci dell'Islam le antiche ferite causate dalle Crociate sono ancora vive nella loro memoria storica, anzi sono state rinverdite nel recente passato dal colonialismo occidentale.

Eppure questi due mondi, cosģ diversi per storia e cultura ma con una comune radice nella fede di Abramo, sono destinati nuovamente ad incontrarsi. Sarą un incontro nel dialogo e nella comprensione o sfocerą nuovamente in una lotta?