Dalla Svezia: la testimonianza di un pastore della Chiesa Luterana Svedese

 

 

Insieme per la piena comunione

tra le Chiese

 

 

di Eric Berggren

 

Eric è un ministro della Chiesa luterana svedese ed abita vicino al Circolo Polare Artico, a quasi 4.000 Km. da Firenze. Per venire alla Scuola aveva viaggiato ben 48 ore in treno. Arrivato alla stazione di Incisa Valdarno, si era chiesto per l'ennesima volta se aveva fatto bene a intraprendere un simile viaggio. Non aveva fatto in tempo a rimuginare questo pensiero che Alessandro, un maltese, gli era venuto incontro, salutandolo fortunatamente in inglese, perché l'italiano di Eric non era ancora facile a capirsi. Insieme si sono incamminati verso la Scuola Sacerdotale, della quale Eric aveva sentito parlare da anni e che ora finalmente poteva vedere con i suoi occhi.

 

Ho conosciuto  la  vita  del  Movimento  dei focolari quando studiavo alle scuole superiori ed ho continuato ad approfondirla durante i miei studi di teologia. Adesso, come sacerdote della Chiesa Luterana Svedese, di confessione luterana, avevo l'opportunità di prendere parte alla Scuola Sacerdotale di Loppiano.

Già la prima impressione era molto positiva, vedendo questa vecchia casa, così pittoresca e così tipicamente italiana, per non parlare del meraviglioso giardino. Ovunque trovavo il calore della bontà e ascoltavo parole di benvenuto. Il viaggio era stato lungo e faticoso, ma la colazione era davvero deliziosa. Mi ero seduto nella sala da pranzo e Alessandro continuava a raccontarmi della casa. L'edificio era all'inizio un vecchio monastero francescano, ma ora era diventato una scuola per sacerdoti e seminaristi che desideravano vivere la spiritualità del Movimento. Avevo una sensazione un po' strana, perché in Svezia tutti i monasteri sono stati distrutti durante la Riforma e qui stavo facendo colazione nel refettorio di un monastero vecchio di alcune centinaia di anni. Alessandro mi dice che il panettone che stavo mangiando era dono della gente di fuori, come tante altre cose.

L'ambiente era un po' particolare e, mentre bevevo il caffè, dentro di me pensavo che tipo di esperienze avrei fatto durante quel mese.

 

 

 

Si costruiscono i primi rapporti

 

Mi hanno dato dei vestiti da lavoro e il mio primo incarico è stato di pulire la cantina assieme a Jan dell'Olanda. Veniva anche lui dal nord e subito ho sentito che avevamo qualcosa in comune. Egli era stato alla Scuola per quasi un anno e io lo tempestavo di domande per soddisfare le mie curiosità. Dopo pranzo abbiamo continuato la nostra conversazione e durante una lunga passeggiata Jan mi ha raccontato della vita comunitaria che si vive a Loppiano. Dentro di me avvertivo un sentimento di attesa. Durante le nostre conversazioni ci siamo accorti sempre di più di quante realtà comuni ci siano tra la Chiesa Luterana Svedese e la Chiesa Cattolica in Olanda. Era veramente una scoperta. Così diverse e, allo stesso tempo, con gli stessi problemi e le stesse sfide.

Una sera, mentre mi dirigevo verso la cappella per un momento di raccoglimento, ho incontrato delle persone che mormoravano alcune parole a prima vista incomprensibili, camminando avanti e indietro nel corridoio. Mi sembrava un comportamento strano e mi chiedevo che tipo di esercizio spirituale fosse quello. Sono ritornato nella mia stanza per completare le preghiere della sera. Qualche giorno dopo ho parlato con uno di loro e mi ha spiegato che quella sera stavano pregando il Rosario, una preghiera con la quale i cattolici meditano sulla vita di Gesù e di Maria. Una preghiera nuova per me, ma l'ho capita immediatamente e l'ho trovata naturale. Se l'avessi conosciuta prima, non avrei avuto difficoltà a pregare con loro.

 

 

 

«Viviamo la stessa vita»

 

I giorni passavano e cominciavo a provare più familiarità con le diverse attività della Scuola. Molte conversazioni mi davano sollievo e gioia, ma qualche volta non potevo evitare di fare delle domande su alcune usanze cattoliche. Fondamentalmente, però, le mie obiezioni erano solamente un modo per mostrare che io appartenevo a un'altra confessione. «Le nostre Chiese sono così diverse - mi dicevo - eppure gli uni e gli altri qui viviamo la stessa vita». Qualcuno potrebbe pensare che io mi sentissi un po' solo, essendo l'unico di un'altra Chiesa, ma non è vero, perché la vita che la spiritualità del Movimento dei focolari genera in noi non mi faceva sentire solo. Esiste un legame ad un livello più profondo, dove si superano facilmente le frontiere tra le Chiese e le culture. Questo l'ho sperimentato in diversi momenti nella mia sosta a Loppiano.

Alla Scuola eravamo divisi in gruppetti di 5-7 persone ed io ero con cinque seminaristi di diverse nazioni. Durante i pasti condividevamo la stessa tavola e mi è sempre sembrato che in ogni occasione ciascuno  cercava di essere il primo ad amare l'altro. Non è un sogno. Ho vissuto realmente questa esperienza. Ho avuto tanti amici durante i miei studi teologici, ma con nessuno ho avuto in così breve tempo un rapporto tanto profondo.

 

 

 

«Per te! Per te! Per te!»

 

Intanto il tempo passava e condividevo sempre più la mia vita con tutta la comunità, sia i momenti felici che quelli più difficili. Una delle esperienze più forti l'ho fatta una sera, quando abbiamo rinnovato il patto dell'amore reciproco: essere pronti a dare la vita l'uno per l'altro. Mai ho provato una sensazione così forte come quel giorno. «Io sono pronto a dare la vita per te, per te, per te...». Tutti ci siamo promessi di essere pronti ad amarci fino a questo punto. Io ho pensato: «Qui sono in una piccola città d'Italia con gente che viene da diverse parti del mondo e che appartiene ad un'altra confessione cristiana. Nonostante ciò, mi sento unito a loro in una maniera che non avevo mai sperimentato prima, neanche con i miei amici più intimi».

Una cosa interessante mi è capitata il giorno dedicato alle pulizie della casa. Io ho la cattiva abitudine di lasciare spesso in disordine le mie cose. Avevo programmato, quel giorno, di riordinare per bene la mia stanza. Quando sono ritornato a casa, dopo aver celebrato l'Eucaristia insieme ad un altro luterano a Loppiano, ho trovato la mia stanza tutta in ordine. Appena sono entrato, ho avuto l'impressione di aver sbagliato camera, ma poi mi sono reso conto che non era così. All'inizio mi sono sentito un po' a disagio, perché qualcuno si era accorto di questo mio difetto, ma poi ho subito superato questo sentimento, perché ero sicuro che i miei fratelli avevano fatto quel gesto per amore senza giudicarmi.

Imparavamo durante la nostra permanenza alla Scuola a donare tutto a Dio. Avevo sempre creduto di essere già pronto a perdere tutto per Dio, ma durante quelle settimane ho scoperto che esistevano diverse parti del mio io che non erano in questa disposizione. C'è una grande differenza tra lasciare tutto per Dio quando lui lo chiede e non puoi dire di no e aver lasciato tutto prima che lui te lo chieda. Questa è stata una grande scoperta e sentivo che ora era il momento giusto per compiere questo passo: dovevo tagliare con ogni attaccamento che costituisse un ostacolo a questa donazione.

 

 

 

Uniti possiamo evangelizzare

 

Tutte queste esperienze mi hanno fatto cogliere l'immenso valore ecumenico della spiritualità del Movimento dei focolari, perché è una vita all'insegna dell'amore scambievole, che vale per ogni cristiano.

Mentre alla stazione di Incisa aspettavo il treno per far ritorno in Svezia, ripensavo con gioia a questo mese trascorso in profonda unità con sacerdoti e seminaristi cattolici. Nella mia anima era nata tanta speranza per il futuro delle Chiese. Basterebbe che i ministri e i fedeli delle diverse Chiese vivessero questa vita e il mondo presto sarebbe totalmente di Cristo.

Naturalmente alimentavo dentro di me un desiderio: condividere questa vita con altri ministri nella mia Chiesa. Ma come fare? Intanto partivo fiducioso, sapendo che, se questo era nei piani di Dio, presto o tardi sarebbe avvenuto.

Ormai è passato quasi un anno da quando sono stato alla Scuola Sacerdotale. Ogni giorno mi ritornano alla mente la vita e le esperienze di quella sosta in Italia.

La Scuola è stata per me un grandissimo aiuto per il mio ministero e per la crescita del mio legame con il Movimento. Adesso mi sento parte integrante di esso e desidero dare il mio contributo per costruire quest'Opera nella mia nazione. Per questo l'unità con i focolarini a Stoccolma è diventata più profonda.

 

Nel nord della Svezia un laico ed io abbiamo dato inizio ad un gruppo che si riunisce intorno alla Parola di vita. Non siamo molti, solo un piccolo seme che comincia a germogliare. Tanti desiderano sapere di più della vita del Movimento, specialmente dopo che un giornale della Chiesa svedese ha pubblicato un articolo sulla mia esperienza in Italia.

 

Eric Berggren