Quando c'era ancora la cortina di ferro, una scuola originale per i sacerdoti dell'Est

 

 

Durante la persecuzione

una scuola di vita

 

 

di Paul Christian

 

Prima ancora che crollasse il muro di Berlino, il Movimento dei focolari, partendo dall'allora Repubblica Federale Tedesca e dalla Iugoslavia, era penetrato in tutti i paesi del socialismo reale, fino a Mosca. Tra i primi che accolsero con gioia il messaggio d'unità del Movimento ci furono numerosi sacerdoti. Già negli anni 1959-1961 oltre duecento preti della DDR ebbero l'opportunità di conoscere questa spiritualità. Ai loro occhi il carisma dell'unità apparve come la medicina mandata da Dio per superare le difficoltà opposte dai vari regimi socialisti alla vita della Chiesa e sembrò che fosse la risposta evangelica più adeguata alle esigenze, non di rado giuste, che erano alla base dell'esperienza comunista. Ce ne parla il dr. Paul Christian, allora rettore del Seminario di Huysburg, vicino ad Erfurt.

 

Quando noi  sacerdoti  venimmo   a conoscenza della spiritualità dell'unità, provammo una grande gioia e si accese dentro di noi una nuova speranza. Anche se c'era la persecuzione e la Chiesa spesso veniva ostacolata nelle sue attività, chi poteva impedire a noi sacerdoti e ai nostri laici di amarci vicendevolmente e di tenere viva la presenza del Risorto tra noi, uniti nel suo nome? E se il comunismo prometteva l'abolizione delle classi sociali per una maggiore giustizia distributiva, chi poteva impedire a noi cristiani di mettere in comune i nostri beni non per costrizione, ma per libera scelta d'amore?

Noi sacerdoti, privati di qualsiasi privilegio, ridotti spesso a semplici funzionari della Chiesa e dello Stato, sentimmo forte il bisogno di approfondire la spiritualità dell'unità. Ma come fare?

 

 

 

I primi passi di una scuola di vita

 

Col permesso dei rispettivi vescovi cominciammo a passare due o tre mesi nel focolare maschile, per apprendere dai focolarini come attuare il testamento che Gesù aveva lasciato in modo particolare agli apostoli e quindi anche a noi: «Che tutti siano uno». Era una convivenza che non impressionava le autorità comuniste e nello stesso tempo rifaceva dalle fondamenta la nostra formazione cristiana.

Eravamo stati educati ad una vita fondata tutta sulla buona volontà del singolo ed ora ognuno ne sperimentava la fragilità, quando si scontrava e spesso si frantumava nel contatto quotidiano con una struttura avversa, quella comunista, tutta fondata sull'unità attorno ad un'ideologia atea. Era urgente cambiare il nostro stile di vita e da individualista farlo diventare comunitario. Non potendo organizzare incontri ufficiali, ci trovavamo con i membri del Movimento per una cena, per una passeggiata, per fare insieme le vacanze.

Forse il comunismo aveva anch'esso il suo ruolo nei piani di Dio per svegliarci e richiamarci ad un cristianesimo più autentico.

 

 

 

Le settimane di spiritualità

 

Se era difficile comunicare col mondo occidentale, più facile era per noi prendere contatti con gli altri paesi del blocco comunista. Ne approfittammo facendo viaggi e contattando altri sacerdoti che nei loro paesi avevano conosciuto il Movimento o ai quali noi stessi portavamo questo annunzio. Si costituì una rete vitale tra tutti noi e ad un certo momento si pensò di ritrovarci tutti insieme nella Germania Est per una settimana di spiritualità.

Organizzare ufficialmente un convegno di questo tipo non era possibile, farlo clandestinamente era un po' rischioso; bisognava agire con molta discrezione e riunirsi solo all'interno di Chiese o conventi. Era interessante vedere l'arrivo in macchina dei Cecoslovacchi e dei Polacchi e dirigersi ognuno in un luogo differente della città, per non dare nell'occhio alla polizia. Ma anche questo accorgimento non sfuggì alle maglie dei nostri «amici» che al secondo giorno, avvicinando uno dei nostri, gli dissero: «Noi sappiamo tutto; è inutile spargere le macchine in località diverse; mettetele pure insieme vicino al luogo del vostro convegno e così ci evitate un po' di lavoro per i nostri controlli quotidiani». Si vede che la Madonna ci proteggeva, perché, pur sotto stretto controllo, mai la polizia disturbò i nostri incontri.

 

 

Il legame con la fonte

 

Sapendo quanto era prezioso per noi mantenere vivo il contatto con la fonte del carisma che si trovava in Occidente, ricorremmo a vari stratagemmi per poter introdurre chi poteva portarci la freschezza e la genuinità del carisma. Una volta approfittammo della fiera di Lipsia e invitammo don Silvano Cola, responsabile dei sacerdoti che seguono la spiritualità del Movimento, e un'altra volta riuscimmo a far passare come nostro parente don Toni Weber, allora responsabile della Scuola Sacerdotale a Frascati.

Alle nostre settimane di spiritualità partecipavano in media dagli ottanta ai cento sacerdoti, alcuni dei quali oggi sono vescovi.

In questi incontri, vero concentrato di scuola di formazione all'unità, cercavamo di operare un cambiamento radicale di mentalità in tutti gli aspetti concreti della vita: dall'economia all'apostolato, al cammino verso una santità collettiva, fino a sentirci tutti una cosa sola, Chiesa viva come città posta sul monte. La spiritualità dell'unità ci ha dato occhi nuovi nel guardare il mondo attorno a noi e nel vedere in tutti, anche nei poliziotti che ci vigilavano, dei candidati all'unità.

L'esperimento di riunirci per una settimana divenne tradizione ed ogni volta veniva anche qualcuno dal Centro del Movimento per aggiornarci su questa vita negli altri paesi.

I nostri incontri ebbero anche una portata ecumenica con la presenza di personalità luterane e di fedeli luterani che testimoniarono gli effetti positivi di questa spiritualità nella loro vita.

Quando finalmente, crollate le barriere che sembravano indistruttibili, molti di noi poterono venire a Roma per un incontro internazionale di sacerdoti del Movimento, non solo non ci sentimmo estranei, ma avevamo l'impressione di essere vissuti sempre insieme, perché la stessa vita che Dio aveva dato in abbondanza ai sacerdoti nei paesi liberi attraverso la Scuola Sacerdotale da Frascati e poi da Loppiano, l'aveva diffusa anche nei nostri paesi che solo ora sperimentavano la libertà.