Scuola «Epi»: su richiesta dei vescovi dell'Asia nasce una Scuola Sacerdotale

in quel continente

 

 

Una casa per i sacerdoti dell'Asia

 

 

di Victor Agius

 

Nell'estate del 1974, Anton Weber fu mandato dall'Opera di Maria nelle Filippine, per unirsi ad un gruppo di persone del Movimento che sarebbe andato nel Vietnam del Sud per svolgervi la prima Mariapoli. Egli approfittò dell'occasione per prendere contatto con alcuni sacerdoti del mondo asiatico e tenne per loro un breve corso di spiritualità nelle Filippine. In seguito a ciò, tre preti filippini, sei vietnamiti, un coreano e un tailandese vennero a Frascati per partecipare alla Scuola Sacerdotale. Ma la provvidenza stava preparando, proprio nelle Filippine, una Scuola per i sacerdoti del mondo asiatico. Ce ne parla Victor Agius che ne ha accompagnato la nascita sin dall'inizio.

 

Trenta vescovi di vari paesi asiatici,  avendo conosciuto gli effetti che la spiritualità del Movimento produceva non solo nei laici ma anche nei sacerdoti, scrissero una lettera a Chiara Lubich, chiedendole che aprisse in Asia una Scuola come quella di Frascati. Alla loro lettera ne seguì un'altra, firmata da quasi tutti i vescovi filippini, che indicavano il loro paese come il luogo più adatto per una simile iniziativa.

Nel 1982, mentre Chiara era in visita ai focolarini delle Filippine, durante un grande incontro con la comunità del Movimento a Manila, annunziò la possibilità della creazione di due scuole: una per il dialogo con le Grandi Religioni e un'altra per i sacerdoti. L'annunzio fu accolto con un grande applauso e subito un filippino mise a disposizione per questo scopo sette ettari di terra a Tagaytay, una regione particolarmente adatta per il clima e per la relativa vicinanza alla capitale.

Toni Weber, incaricato di dare inizio a questa Scuola per sacerdoti, partì per le Filippine. Nel viaggio sostò in India, in Tailandia, a Hong Kong e a Macao e, venendo a contatto con i sacerdoti e i vescovi del posto, cercò di capire come impostare questo servizio che il Movimento desiderava offrire nella formazione sacerdotale in Asia.

 

 

 

Dare una casa ai sacerdoti

 

Fin dal primo momento egli vedeva quanto fosse necessario dare ai sacerdoti asiatici la possibilità di fare una profonda esperienza di comunione tra loro e di avere a questo scopo un luogo dove essere formati ad un'autentica vita di famiglia per essere poi pronti a dialogare col mondo non ancora cristiano in cui vivono, offrendo un valore di cui tutti, anche i non cristiani, sentono un grande bisogno.

Il 22 dicembre 1982 Toni Weber arrivò all'aeroporto di Manila accolto da due altri sacerdoti: un vietnamita, Jean Baptiste Pham van Vuong, e un maltese, Victor Agius, ambedue già suoi collaboratori alla Scuola Sacerdotale di Frascati. Affittarono una piccola abitazione a Manila e iniziarono un periodo importante di contatti con sacerdoti e vescovi filippini per capire la realtà del posto e per muoversi secondo i reali bisogni della Chiesa. Contemporaneamente, nell'aprile del 1983, si dava inizio a Tagaytay alla costruzione dell'edificio per la Scuola, una costruzione molto semplice e accogliente.

Si era appena collocata la prima pietra e già la Scuola iniziava, perché un gruppo di sacerdoti si riuniva nel Centro Mariapoli di Tagaytay per un corso di formazione. Erano dodici come gli apostoli e con l'entusiasmo tipico di chi comincia un'opera di Dio sentivano - così raccontano - «Di aprire una via a tanti sacerdoti e seminaristi che qui avrebbero avuto la possibilità di rinnovare la propria vita alla luce del carisma dell'unità».

Nel luglio dello stesso anno, mentre le mura dell'edificio si innalzavano, si teneva un secondo corso di formazione per sacerdoti, a cui prendevano parte oltre ai filippini anche un coreano e due tailandesi.

La costruzione andava avanti superando tante difficoltà per la scarsità dell'acqua, per le continue interruzioni di energia elettrica ed anche per difficoltà economiche data la crisi politica del paese, dove in poche settimane l'inflazione raggiungeva il trecento per cento.

 

 

 

I primi alunni

 

Il 17 ottobre 1983 la casa era già abitabile e vi si teneva un corso per seminaristi, mentre cominciavano a visitarci anche alcuni sacerdoti. Avvicinandosi il Natale di quell'anno tutti tornarono alle loro parrocchie e noi ci ritrovammo in tre soli. La sera della vigilia cenammo al lume di candela, non per romanticismo ma perché mancava la corrente elettrica. Nella Messa della notte Toni Weber fece questa osservazione: «Quando Gesù nacque nella grotta di Betlemme c'erano solo Maria e Giuseppe. Erano solo in tre, ma l'importante era Gesù presente in mezzo a loro. I pastori e i re magi vennero dopo. Preghiamo che succeda lo stesso con noi: che Gesù nasca e rinasca tra noi in modo che poi vengano tanti sacerdoti». Pregammo con la certezza di essere esauditi ed andammo a riposare con tanta gioia nel cuore.

Al mattino seguente, subito dopo la colazione, bussarono alla nostra porta quattro sacerdoti che lavoravano insieme in un seminario al centro delle Filippine. Essendo liberi da impegni pastorali, erano venuti per passare alcuni giorni con noi. Era solo l'inizio, perché da quel giorno in poi non siamo mai rimasti soli: gruppi di sacerdoti e seminaristi si sono susseguiti in continuazione.

Alla Scuola Sacerdotale asiatica Chiara Lubich volle dare un nome: «Epi», Epifania, affidandole il compito di essere un punto di luce, un'epifania di Gesù per il mondo asiatico.

All'inizio, come si vede, non c'era ancora tra i sacerdoti l'idea di fermarsi a lungo nella Scuola. Iniziammo facendo corsi brevi di alcuni giorni, ma poi potemmo allungarli di un mese, quindi di due e, infine, anche di sei mesi.

 

 

 

Un anno di formazione

 

Chi veniva a questa Scuola coglieva subito la bellezza di una vita di unità, ma quando poi tornava nel suo ambiente veniva riassorbito facilmente dal vecchio stile di vita individualistico. Come operare un cambiamento profondo di mentalità in sacerdoti che non avevano ricevuto una formazione in questa linea? E come incidere nei seminaristi per prepararli a vivere così? Era necessario che rimanessero più tempo alla Scuola, almeno per dieci mesi o un anno.

Lanciammo questa proposta, cercando di spiegarne il perché ai vescovi e ai superiori dei seminari e venne accolta. Durante un periodo di tempo più lungo notavamo che si verificavano fenomeni interessanti. All'inizio c'era la scoperta e la gioia di trovare questa nuova luce che apriva prospettive affascinanti; poi subentrava un secondo periodo in cui la natura umana, abituata all'individualismo, mostrava segni di ribellione e tanti desideravano abbandonare l'impresa: era - e continua ad essere - il momento in cui si scopre il valore della croce e si approfondisce la conoscenza di Gesù crocifisso e abbandonato; segue la terza tappa in cui, lavorati da Dio nel crogiolo dell'unità, si sperimenta tutta la bellezza della presenza del Risorto nella comunità.

 

 

 

La casa «ignis»

 

Dopo i primi anni l'edificio della Scuola risultò troppo piccolo per soddisfare le richieste di sacerdoti e seminaristi che col permesso dei loro vescovi volevano passare un anno con noi. Si aggiunse allora un'altra casetta e, nel 1987, sedici seminaristi vi prendevano posto. I seminaristi la chiamarono «casa ignis» con l'impegno di tenere sempre accesa tra loro la fiamma dell'amore fraterno per incendiare con essa tutta l'Asia.

Da allora le due casette sono sempre piene ed ogni anno abbiamo dovuto limitare il numero di questi originali alunni.

L'esperienza che qui si vive è ben conosciuta ormai nell'ambiente ecclesiale filippino. Particolarmente i vescovi hanno notato il cambiamento, a volte radicale, operato nei loro sacerdoti e seminaristi, per cui la maggioranza dei vescovi desiderano che ogni loro seminarista passi un periodo alla Scuola prima di essere ordinato sacerdote. In una riunione della Conferenza Episcopale Filippina sulla formazione dei sacerdoti, il segretario generale ha detto che egli non conosceva nessun'altra esperienza di formazione per sacerdoti così attuale ed efficiente come quella del Movimento dei focolari a Tagaytay.

Chi più sente l'attrazione verso questo stile di vita sono i seminaristi. Essi hanno coniato tra loro questo slogan: «un anno per Gesù», per indicare l'anno che si passa alla Scuola a Tagaytay. Durante questa esperienza forte di vita vissuta in unità come i primi cristiani di Gerusalemme, chi ha veramente la vocazione al servizio sacerdotale la sente rafforzata e chi non l'ha non si perde di coraggio, ma si impegna a vivere questa stessa vita come autentico cristiano nella sua Chiesa diocesana.

Quando i seminaristi tornano nei seminari, col loro esempio creano tra i compagni un clima nuovo e tanti superiori hanno testimoniato di aver notato un cambiamento radicale nella vita dei loro seminari a motivo dello spirito comunitario introdotto dagli alunni che vivono la spiritualità dell'unità.

 

 

 

L'irradiazione nelle diocesi

 

E cosa succede con i sacerdoti quando tornano in diocesi? Essi sentono il bisogno di creare un rapporto più profondo con il loro vescovo e con gli altri sacerdoti, migliorando l'ambiente del presbiterio diocesano. Molti di loro poi in questi anni sono stati scelti dai loro vescovi come formatori nei seminari, dove si possono osservare gli stessi frutti della Scuola di Tagaytay.

Nell'intricato e stupendo arcipelago filippino si sta formando ormai tutta una rete di sacerdoti e seminaristi che insieme agli altri membri del Movimento portano dovunque la gioia di vivere un cristianesimo che mette in luce la comunione.

L'influsso della Scuola, però, non si ferma alle sole Filippine, ma arriva anche ai sacerdoti della Cina, del Giappone, della Corea, del Vietnam, della Tailandia, della Malaysia e dell'India, perché anche da qui i vescovi mandano i loro preti a Tagaytay, soprattutto quelli destinati alla formazione dei futuri presbXteri.

Attualmente stiamo costruendo una terza casetta, dove i responsabili della Scuola potranno accogliere i sacerdoti che tornano da noi per un periodo di riposo e di aggiornamento.

 

Victor Agius