«Cristianesimo ed Europa»
Il recente convegno a Cuneo
L'ampio interesse suscitato
da questo convegno lo si è avvertito subito dalle 1500 iscrizioni, cifra
insolita per il posto. Dopo aver esaurito la capacità del più grande teatro
della città e di un'altra sala collegata attraverso uno schermo gigante, gli
organizzatori hanno dovuto chiudere le iscrizioni 10 giorni prima dell'inizio
del convegno. Quale la causa di questo successo?
Prima di tutto il fatto di
essere stato organizzato da cristiani, ma all'insegna di un dialogo aperto e
maturo con la cultura contemporanea. Lo indica lo stesso programma svolto.
Accanto a esponenti cattolici come il vescovo-sociologo Jan Chrapek
dell'Università di Varsavia, l'inviato speciale della S. Sede presso il
Consiglio d'Europa di Strasburgo Celestino Migliore ed il teologo Piero Coda,
trovavano un posto centrale due dei più noti e valenti filosofi italiani di
estrazione laica, Gianni Vattimo e Massimo Cacciari. Inoltre nelle diverse
relazioni ed esperienze provenienti da paesi europei ed extraeuropei, con
l'intervento anche di cristiani non cattolici, si affrontava l'identità
dell'Europa e il suo rapporto con gli altri popoli e culture.
Un altro motivo d'interesse
lo costituiva il fatto che accanto alle relazioni e alle testimonianze si
svolgevano delle manifestazioni artistiche di alto livello, come la ricca
mostra «itinerari europei medioevali nel cuneese» o lo spettacolo della
compagnia di balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu. In più si
avvertiva qualcosa di proprio e originale nel clima del convegno: era evidente
la tensione ad abbinare, al rigore e alla profondità di ricerca intellettuale,
un clima di sentita ospitalità e convivialità. Due fatti significativi al
riguardo: le persone provenienti da altri paesi europei o da diverse città
italiane erano ospitate da famiglie della città, e per facilitare l'incontro e
la conoscenza reciproca si sono organizzate delle «cene comunitarie».
Impossibile poi rendere
conto in così breve spazio della ricchezza di contenuto delle relazioni e dei
dibattiti. Se si tentasse di sintetizzare in una frase l'intuizione centrale
dei promotori del Convegno si potrebbe dire: solo con un progetto culturale e
spirituale che sappia fondare «l'armonia tra distinti», l'Europa potrà trovare
forme politiche ed economiche che ne esprimano la ricchezza e la molteplicità.
A questo riguardo,
riportiamo due concetti delle relazioni e del conseguente dialogo fra di loro e
con il pubblico di Massimo Cacciari e Piero Coda, che per profondità di pensiero
e testimonianza di dialogo fu considerato da molti il momento più alto del
Convegno.
Cacciari: «Adesso siamo di
fronte alla grande ed autentica sfida che la cultura laico-illuministica non ha
mai affrontato, se non a parole: concepire un dialogo tra popolazioni, etnie,
culture, religioni “effettivamente” e “radicalmente” distinte e che vogliono
entrare in rapporto solo in quanto tali. I conflitti che stanno travagliando
l'Est certamente sono motivati da queste ragioni di fondo. Di fronte a questi problemi
la tradizione laica è palesemente incapace di reagire. Ma anche per la Chiesa
e, più in generale, per la tradizione cristiana si tratta di un grande
problema. Personalmente però penso che nella tradizione teologica cristiana vi
siano dei germi per la fondazione di una “armonia tra distinti” molto più
fecondi dell'idea illuministica della tolleranza. Occorre esplicitarli».
Coda: «La risposta si gioca
nei termini della Trinità e della libertà: il volto di Dio e vocazione
dell'uomo che Cristo ci ha portato... Pensare l'unità nella distinzione, la
distinzione reale a partire dell'unità, è il formidabile compito intellettuale
che si assume il pensiero cristiano... Si tratta di valorizzare più
profondamente e tirare le conseguenze storico-sociali del nome nuovo di Dio
che, a partire dell'evento di croce e risurrezione di Cristo, ha sostituito, o
meglio dischiuso, quello ebraico di JHWH: Agape».
Per concludere, nella stessa
prospettiva, un rilievo importante: una delle linee portanti degli interventi è
stato, accanto all'inevitabile riconoscimento delle radici cristiane
dell'Europa, la sua conseguente responsabilità storica di progettare il proprio
futuro non isolatamente, ma in rapporto al destino comune dell'umanità. Il
crollo delle divisioni tra Est ed Ovest non può diventare pretesto - si
riconosceva - per un ripiegamento interessato dell'Europa su se stessa, ma il
presupposto per affrontare con decisione e lucidità la ben più grave frattura
tra Nord e Sud del mondo, che è stata chiamata la maggior sfida del terzo
millennio.
E.C.
(Per gli Atti del Convegno,
scritti o in video-cassetta, rivolgersi a: Aldo Giordano, Vescovado, Via Bono
1, 12100 Cuneo).