Il metodo di Maria
Quando ci si accorge che fra
le persone a noi in qualche modo affidate, non c'è quell'unità (d'animi) che si
desidererebbe, non tanto dobbiamo preoccuparci di far questo o quello, quanto
prima e innanzi tutto: dobbiamo impegnarci a seguire con più slancio il
Signore, con tutte le conseguenze che questo comporta. Se partiremo da soli
presso Dio, egli ci riempirà di sapienza, che al momento giusto distribuiremo;
e sarà essa che colmerà l'unità non perfetta, in un modo più profondo e stabile
di quello ottenuto con altri metodi che pur alle volte occorre usare, ma in un
secondo tempo.
Insomma, per esser madri e
padri di anime in modo «mariano», soprannaturale, occorre lanciarsi non verso
di esse, ma verso Dio, in una solitudine che ricorda Maria, il cui atteggiamento,
dopo la morte e l'Ascensione di Gesù, si pensa tutto rivolto verso l'Eucaristia
e poi verso gli apostoli.
Se così non si fa si rischia
di instaurare un maternalismo o un paternalismo degenere dove, al posto della
«trasparenza» che dobbiamo avere perché gli altri trovino Dio attraverso di
noi, mettiamo il nostro io.
Chiara Lubich
(Da: Città Nuova, 19 (1975), n. 2, p. 33)