Evangelizzare oggi
Recentemente il cardinal
Pironio in Spagna ribadiva che Giovanni Paolo II, nel lanciare una nuova
evangelizzazione, non si riferiva né ad una rievangelizzazione, né ad un vangelo
«nuovo», ma ad una nuova Pentecoste che risponda alle situazioni ed alle sfide
del nostro tempo.
La sofferenza di ogni
evangelizzatore - che è poi la sofferenza della Chiesa - è come arrivare ad
ognuno di quei due obiettivi: una Pentecoste, per il nostro tempo.
Chi non ha provato
l'impotenza di far trovare Dio alle persone, non soltanto a causa delle
circostanze esterne ma anche della propria inadeguatezza e dalle proprie limitazioni?
Solo lo Spirito può far di un essere umano una «nuova creatura» (2 Cor 5, 17).
Ogni conversione è una specie di miracolo. Una «nuova Pentecoste» non basta
volerla perché si realizzi. I frutti della nostra evangelizzazione sono sempre
un dono gratuito e imprevedibile di Dio, e allo stesso tempo proporzionati a
quanto c'è di vangelo nella nostra vita. E si sa quanto può aiutarci a crescere
in ciò la vita degli altri, giacché nelle cose di Dio si impara più «per
contagio», per la trasmissione di una realtà, che attraverso concetti. Perciò
avremo sempre bisogno dei mistici e dei carismatici.
La seconda sofferenza degli
evangelizzatori a cui ci riferivamo è costituita da quanto sia arduo essere
all'altezza dei tempi. Non è affatto facile discernere i segni dei tempi,
cogliere quali salti qualitativi esigono al nostro cristianesimo le sfide ed i
mutamenti epocali, avere risposte e linguaggio adeguati per offrire il vangelo
all'umanità di oggi. Anche qui, non basta la buona volontà. Come diceva un teologo,
«si può avere la buona fede senza una fede buona». Si può anche avere una
spiritualità profonda e sincera, e nonostante ciò essere anacronistici e poco
efficaci socialmente.
Per contribuire a rispondere
a questa doppia esigenza, cioè una spiritualità che trasmetta Dio nella storia
concreta dei popoli, abbiamo concepito il numero che presentiamo. In esso si
offrono articoli di approfondimento, che vanno dalla ricerca dei fondamenti
ultimi della scelta - essenziale all'evangelizzazione - dei poveri, degli
emarginati e delle vittime di ogni tipo, ad una presentazione teologica della
nuova evangelizzazione secondo il Sinodo europeo, mettendo in rilievo le sue
risonanze universali, inserendolo in un'analisi del nostro tempo, proponendo
risposte fondate sull'esperienza di un carisma per il nostro tempo.
Si troveranno anche delle
esperienze concrete di evangelizzazione centrate su una metodologia dell'unità,
che mostra tutta la sua forza evangelizzatrice sia in posti di estrema povertà
che in società altamente industrializzate e secolarizzate.
D'altra parte oggi
l'evangelizzazione non può non tener conto dei dialoghi: tra i cristiani, con
le altre religioni e con le persone di buona volontà che dicono di non riuscire
ad avere la fede. Quali caratteristiche devono avere questi dialoghi e qual è
la loro portata nella nuova evangelizzazione? Di questo argomento ce ne parla
Silvano Cola, prendendo spunto da diversi incontri tenutisi ultimamente
nell'ambito del Movimento dei focolari.
Completano questo numero
della rivista gli spunti spirituali di Chiara Lubich, che sono l'anima di tutto
il discorso, giacché ne costituiscono la fonte ispiratrice, ed un «decalogo»
del sacerdote che pensiamo non lascerà indifferente nessun lettore.
E. C.