«Una cultura cristiana per un'Europa unita»
Un convegno
interdisciplinare al Centro Mariapoli di Castelgandolfo
Un incontro di studio dal titolo
«Una cultura cristiana per un'Europa unita» ha avuto luogo dal 29 novembre al
primo dicembre al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Durante i tre giorni del
convegno i 120 partecipanti si sono interrogati sul contributo che il
cristianesimo può offrire all'evoluzione della cultura europea dopo che gli
avvenimenti dell'89 hanno reso molto più realistico il sogno di una «casa
comune europea dall'Atlantico agli Urali».
L'incontro si proponeva di
approfondire i temi trattati nel corso di una settimana di studio che si era
svolta ad Ottmaring, nella cittadella ecumenica del Movimento dei focolari in
Germania, dove nel luglio del 1990 un gruppo di 15 studiosi aveva riflettuto su
questo tema alla luce della spiritualità dell'unità. Gli atti della riunione di
Ottmaring sono stati, come a suo tempo segnalato (cf Gen's 3-4/'91, p. 143),
pubblicati dalla rivista «Nuova Umanità» che ha dedicato un numero monografico
(n. 73, gennaio-febbraio 1991) all'avvenimento. Ultimamente, inoltre, è stata
pubblicata la traduzione tedesca di alcuni contributi del volume a cura della
editrice «Neue Stadt».
L'incontro si è aperto con
una conversazione di Chiara Lubich tenuta nell'agosto scorso in Polonia. Questo
tema, che ha costituito il supporto dell'intero incontro e ne ha fornito la
chiave di lettura, poneva in rilievo il contributo che il Movimento dei
focolari e la sua spiritualità evangelica e comunitaria possono dare alla
«nuova evangelizzazione».
E' seguita una introduzione
di Giuseppe Maria Zanghì che, ripercorrendo le motivazioni che avevano portato
all'incontro di Ottmaring, ha messo in luce anche la «metodologia» che in esso
si era cercato di adottare. Una metodologia suggerita dalla spiritualità
comunitaria dei focolari e, per così dire, «trinitaria»: tesa cioè a mettere in
atto, anche nell'ambito del pensiero e nello scambio reciproco di idee, il dono
di sé e l'accoglienza dell'altro per amore, onde creare i presupposti per
quella particolare presenza di Gesù che Lui stesso ha promesso a coloro che si
uniscono nel Suo nome (cf Mt 18, 20).
Nei vari interventi che si
sono succeduti durante i due giorni seguenti sono state presentate le
esperienze dei partecipanti dell'incontro di Ottmaring, assieme ad alcune delle
relazioni che erano state svolte nella cittadella tedesca, opportunamente
rielaborate.
Il prof. Zanghì ha
tratteggiato, nella prima parte del suo intervento, il contributo che la
cultura cristiana ha dato allo sviluppo dell'Europa come entità
storico-geografico-culturale. Ha messo in luce come la storia della cultura
europea sia l'avventura di una cultura che per prima ha avuto la grazia di
ricevere il messaggio cristiano, e ha evidenziato che la sua crisi odierna
(nichilismo, pensiero debole, crollo delle ideologie) può essere intesa quasi
come una «notte oscura» di una cultura nella quale però si possono già cogliere
anche i segni di un'alba nuova.
Nella seconda parte del suo
intervento, partendo dall'interrogativo sulla possibilità di esistenza di una
cultura cristiana, ha sottolineato che ciascuna cultura è sollecitata
dall'incontro vitale con Cristo e con il suo messaggio. Il cristianesimo,
quindi, penetra nelle singole culture rendendole culture cristiane ma senza che
ciascuna esaurisca la novità cristiana, che le trascende tutte.
Il teologo Piero Coda ha
quindi presentato una lettura della storia e della cultura europea dal punto di
vista teologico, partendo dal periodo precristiano per giungere all'attuale
situazione, con uno sguardo al futuro. Il suo contributo ha cercato di cogliere
il «filo d'oro» che lega la storia europea alla luce del mistero
dell'incarnazione, croce e risurrezione di Cristo.
E' seguito l'intervento, di
natura teologico-pastorale, del prof. Hanspeter Heinz che ha indicato alcune
tracce possibili per lo sviluppo di una cultura cristiana per un'Europa unita.
Particolarmente
significativa è stata la partecipazione della sociologa brasiliana Vera Araujo.
La sua presenza e il suo contributo hanno evidenziato l'impossibilità per una
cultura di esistere per se stessa e la necessità quindi che l'Europa unita sia
aperta sul resto del mondo ed interagisca con gli altri universi culturali. Ciò
che si attende infatti dalla cultura europea non è che guardi dall'alto in
basso le altre culture, ma che, ponendosi su un piano di assoluta parità anche
a livello culturale, contribuisca a realizzare quel reciproco scambio di doni
che può portare all'unità nel rispetto dell'alterità. Con il suo intervento, la
Araujo ha sottolineato l'urgenza di un cammino sempre più docile allo Spirito
Santo affinché la Chiesa possa annunciare Cristo all'Europa e al mondo, e
affinché i cristiani europei, nella loro unità, possano essere testimoni
credibili, quasi garanti, che le sopraffazioni compiute nel passato verso gli
altri popoli non si ripetano più.
P. Fabio Ciardi omi, infine,
ha messo in rilievo il contributo insostituibile che hanno dato alla nascita e
allo sviluppo della cultura europea i carismi e le spiritualità dei santi
fondatori che lo Spirito ha suscitato nel corso dei secoli. Egli, alla luce
della spiritualità dell'unità, ha sottolineato da un lato la molteplicità dei
carismi come un dono di Dio per la sua Chiesa e come risposte alle esigenze
della storia e, dall'altro, l'unità degli stessi in quanto frutto del medesimo
Spirito ed espressione di un particolare aspetto del vangelo e del mistero di
Cristo. E' nella prospettiva di questa molteplicità e unità dei carismi che si
può trovare la chiave per un dialogo fra le culture. Sarà nel rispetto della
pluralità, vissuta come dono reciproco, e nel riconoscimento dei semi del Verbo
presenti in ciascuna delle stesse culture, che si potrà imboccare la strada che
conduce alla comunione.
G.C.