Di fronte alle sfide di una società multireligiosa e multirazziale

 

 

La ricchezza della diversità

 

 

di Paola Lonzi

 

L’esperienza di una «casa di prima accoglienza» per immigrati extra-comunitari, realizzata a Grottaferrata (Roma) per la collaborazione di alcuni gruppi giovanili.

 

 

Sappiamo   tutti   cosa  significhi  oggi  «im-
migrazione» in Europa occidentale e quali siano i problemi inerenti a questo fenomeno: profughi dall’Est europeo, terzomondiali, albanesi... Ma forse, non tutti sappiamo cosa, in concreto, significhi «accogliere immigrati».

 

All’inizio, ci sembrava un’utopia voler fare qualcosa nel nostro piccolo (Frascati Grottaferrata), per dare una risposta costruttiva a questo fenomeno: un’idea che sarebbe sfumata fra molte parole. Ma alcuni hanno cominciato a condividere la nostra iniziativa e le parole pian piano sono diventate progetti, volontà di giungere a fatti e a scadenze non più rinviabili.

 

In un incontro aperto, ci siamo accorti che l’iniziativa, per la sua realizzazione concreta, si poteva avvalere di circa trenta volontari provenienti da gruppi di varie estrazioni presenti nella diocesi di Frascati: il nostro gruppo parrocchiale, la Cooperativa di Solidarietà Sociale «Arcobaleno» (per l’assistenza alle categorie disagiate), la redazione di «Zip», periodico giovanile di Frascati, la Caritas diocesana, ed alcuni altri.

Con i rappresentanti dei gruppi abbiamo tentato una prima stesura dello Statuto, che avrebbe dovuto regolamentare lo svolgimento dell’attività. Non ricordo quante stesure ci sono state prima di giungere alla definitiva, ma posso dire che ogni decisione è stata presa con cosciente volontà di collaborazione e spirito di comunione. Il primo ostacolo era superato.

 

Un’altra grande difficoltà, a questo punto, era quella del finanziamento. Molti di noi hanno deciso di autotassarsi mensilmente, permettendo così, aiutati anche da diversi altri contributi, di coprire i costi di gestione: in futuro, si spera in una convenzione tra la Caritas diocesana di Roma e la Regione Lazio.

 

Superato anche questo ostacolo... mancavano i locali! Dapprima abbiamo cercato di ottenere dal Comune di Frascati il permesso di occupare alcuni locali adibiti a Centro Sociale, ma tutto si è bloccato ancor prima di cominciare: gli inquilini del fabbricato in questione hanno fatto molta resistenza, tanto che ogni nostro tentativo di persuasione non veniva recepito, o veniva recepito nel modo sbagliato, finendo immancabilmente in argomenti di politica e di interessi...

 

Tutto sembrava crollarci addosso: avevamo i fondi, avevamo le persone necessarie per i vari lavori, avevamo dietro le spalle un organismo come quello della Caritas... ma non avevamo i locali!

 

Quando tutto sembrava sfumare, grazie all’aiuto di una nostra amica, siamo venuti a sapere che una comunità di suore, Francescane stimmatine, abitanti in un villino, avrebbe messo volentieri a disposizione uno dei due piani dell’edificio per il nostro centro. Parlando con queste, che si sono subito mostrate sensibili al problema, abbiamo trovato una disponibilità unica, un dialogo aperto ed una collaborazione fraterna. Il cuore si è allargato, tutto sembrava riprendere vita: Dio aveva provveduto per noi! Anche questo era un segno che l’iniziativa doveva esser portata a termine.

 

Certo, la casa non era in ottime condizioni, ma la voglia di lavorare non ci mancava. Abbiamo organizzato una squadra di lavoro tanto efficiente che i locali, in non più di due mesi, sono diventati caldi, accoglienti, pronti per ospitare chiunque ne avesse avuto bisogno.

 

Notevole è stato anche l’apporto che ci è arrivato dalla nostra comunità parrocchiale e da altre persone coinvolte nell’iniziativa: letti, armadi, pentole, tavoli e tutto quanto occorre per gestire una casa, ci sono stati donati con vero atteggiamento di carità, frutto di un cammino insieme.

 

L’apertura è avvenuta il 23 febbraio scorso e a tutt’oggi il Centro ha già ospitato una decina di persone. Per il momento, a causa delle forze disponibili, il Centro apre ogni giorno alle  18 e chiude alle 8,30 del mattino successivo, esclusa la domenica, quando è aperto con orario continuato.

 

L’obiettivo è quello di dare una risposta alle tre necessità immediate degli ospitati: l’apprendimento della lingua italiana, l’avere un alloggio e il trovare un’occupazione. E’ già iniziato un corso di lingua che viene seguito con interesse dagli ospiti e, svolgendosi giornalmente, ha già dato discreti risultati. Per quanto riguarda l’alloggio e il lavoro, abbiamo già trovato sistemazione per tre di loro.

 

Un ulteriore obiettivo è quello di sensibilizzare e coinvolgere la popolazione presente nel territorio, in modo che l’esperienza diventi motivo di cambiamento di mentalità e di formazione a vivere le nuove situazioni di una società che si avvia a diventare multirazziale e multireligiosa. In particolare, anche per rispondere in positivo ad alcune manifestazioni di «rigetto» nei confronti di questa esperienza, abbiamo organizzato nella sala consiliare del Comune di Grottaferrata, in cui è sito il Centro, una tavola rotonda dove è stata presentata l’iniziativa, nel quadro di una lettura sociologica, politico-giuridica ed ecclesiale del fenomeno. Un’opera di sensibilizzazione ha dato anche buoni frutti presso alcune comunità parrocchiali della zona e presso alcune scuole ed istituti.

Non mancano le difficoltà: la cultura, la religione, le abitudini, il diverso modo di vivere (dal cibo alla gestione della giornata), sono tutti fattori che ci invitano a conoscere, ad accettare e a condividere le diverse realtà che sempre di più faranno parte della nostra società.

Al di là di questo, cerchiamo soprattutto di far vivere gli ospiti in un clima di famiglia: qualcuno si è confidato con noi, ci ha raccontato la sua storia, i suoi problemi, le sue paure... Certo, una casa, un pasto sicuro, un letto in cui dormire hanno importanza; ma molto più importante è il fatto che se vuoi parlare, se hai bisogno di qualcosa, o se semplicemente vuoi scambiare idee, c’è qualcuno a cui rivolgerti, che ti ascolta, e che, anche se non ti capisce fino in fondo, condivide i tuoi sentimenti.

Per noi è un’esperienza nuova e fortissima, perchè, con loro, ci aiuta a crescere insieme in una società più giusta, in cui la diversità venga percepita non come motivo di emarginazione, ma piuttosto come motivo di reciproco arricchimento.

 

Paola Lonzi