L’ attenzione verso chi non crede

 

 

I veri confini della parrocchia

 

 

di Antonio Mascheroni

 

Liscate è una parrocchia dell’hinterland milanese, presso l’aeroporto di Linate. Anche se la tradizione cristiana è abbastanza radicata, non tutti gli abitanti sono però praticanti: tanti si sono lasciati prendere dal consumismo e dalle varie ideologie materialiste così diffuse tra il mondo operaio nel dopoguerra. Qui per alcuni anni è stato parroco don Antonio Mascheroni che ha cercato di avere sempre un’attenzione particolare verso coloro che, per svariati motivi, non frequentano più la Chiesa. Ne è nata, fra il resto, un’insolita iniziativa, in occasione della visita pastorale dell’arcivescovo...

 

 

Quando  sei  anni  fa   il   nostro   cardinale
ha programmato la visita pastorale nella nostra zona mi sono posto il problema di cosa fare perché questa visita non si limitasse solo ad un contatto con i cristiani praticanti, ma potesse donare qualcosa anche a chi vive lontano dalla Chiesa.

 

Sono andato dal segretario locale del partito comunista e poi dai consiglieri comunisti e socialisti del municipio per metterli al corrente di questo avvenimento che avrebbe senz’altro coinvolto anche la comunità civile di Liscate e per proporre loro un possibile incontro informale del cardinale con tutti coloro che non hanno uno stretto legame col mondo cattolico.

La proposta è piaciuta, l’averli presi in considerazione li ha responsabilizzati anche verso i loro amici. Poi per un certo periodo ho fissato un’ora nei bar del paese per incontrare lì i frequentatori abituali e parlare con loro su questo possibile incontro coll’arcivescovo.

 

D’accordo con gli interessati abbiamo fissato la data e il luogo: si sarebbe tenuto nei locali del centro sociale l’ultima sera della visita pastorale.

 

In genere l’ultimo giorno l’arcivescovo arriva in parrocchia in forma solenne per poi essere accompagnato in chiesa per la messa pontificale. Quella sera invece è arrivato in forma dimessa e si è diretto al centro sociale. Qui anche la sala era stata disposta in modo che tutti si sentissero a loro agio. Le persone presenti non erano tante appena una ventina , ma rappresentative: c’erano il segretario del partito comunista, il medico del posto e altri, sia giovani che adulti, tutti venuti per una scelta personale e interessatissimi al dialogo.

 

Hanno posto diverse domande sul problema dei giovani oggi, sulla pace nei punti caldi della terra, sulla morale cristiana e poi hanno osservato con molto acume che la Chiesa oggi non sa comunicare con la gente comune, la quale facilmente resta ai suoi margini. Il cardinale ha ascoltato con molto interesse ed ha risposto con animo disarmato e cuore aperto. Era un dialogo profondo, tra persone che cercano e desiderano un mondo nuovo.

Io ero contento, anche se dentro di me mi rammaricavo per essere riuscito a radunare poche persone, ma forse era così nei piani di Dio, proprio per far sperimentare al gruppo un’aria di famiglia. Il cardinale dal canto suo era felice, forse perché era una delle poche volte che in una parrocchia gli era data la possibilità di incontrare persone aperte al dialogo, ma che, per tanti motivi, non se la sentono di frequentare gli ambienti parrocchiali.

 

A distanza di cinque anni uno dei giovani presenti a questo incontro è venuto in parrocchia con la sua fidanzata a chiedere di fare il loro matrimonio in chiesa. Non avendolo riconosciuto, gli ho fatto la domanda abituale, chiedendogli perché desiderava ricevere il sacramento del matrimonio. Ed egli: «Non ricorda l’incontro col cardinale al centro sociale anni addietro? Io allora stavo attraversando una profonda crisi di fede e mi ero allontanato dalla chiesa. Quella sera la figura del cardinale, il dialogo così sincero con lui e soprattutto il suo modo di ascoltarci, hanno dato una svolta alla mia vita. Da quella sera ho cominciato di nuovo a pregare ed ora sono qui con la mia fidanzata e vogliamo ambedue la benedizione della Chiesa prima di dare inizio alla nostra famiglia».

 

Preparandosi al matrimonio il giovane ha scritto al cardinale, raccontandogli quello che Dio aveva fatto in lui. Mi ha mostrato la lettera, perché vi apportassi le opportune correzioni, ma era così bella e spontanea che non c’era quasi nulla da correggere.

 

Passati alcuni mesi e avvicinandosi la data del matrimonio, i due sposini mi mostrano una bellissima lettera di risposta del cardinale con i suoi auguri e la sua benedizione per la nuova famiglia che sta per fiorire. Ormai, non solo erano stati riannodati i rapporti con la Chiesa, ma era nata tra noi una vera amicizia che avrebbe avuto i suoi riflessi anche nel futuro.

 

Il cardinale, dal canto suo, commentando a trecento sacerdoti della diocesi l’Assemblea di Basilea, dove le chiese d’Europa avevano parlato lungamente dell’esigenza di una nuova evangelizzazione, ci raccontava l’episodio di questo giovane, per spronarci a cercare nuove vie nella nostra pastorale per portare la bellezza del vangelo all’uomo d’oggi.