«Non
abbiamo cercato di raggiungere folle, ma di formare una piccola comunità che
non avesse altra legge che l’amore scambievole come Gesù ha comandato.» E’ una
testimonianza che viene da due sacerdoti ungheresi di età media, mandati dal
vescovo in un quartiere di Budapest di recente costruzione: quarantamila
abitanti senza chiesa né casa parrocchiale, nati ed educati negli anni del
comunismo al potere, digiuni di conoscenze religiose con notevole tasso di
devianza e di malattie psichiche, quartiere tabù fino all’anno scorso per ogni
penetrazione della Chiesa.
«Non
abbiamo fatto piani pastorali. Abbiamo soltanto programmato noi stessi per
essere vangelo vivo, così che ogni mattina ci siamo promessi per prima cosa di
essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro, affinché fosse Gesù fra noi a
indicarci il cammino. Alle persone che venivano non raccomandavamo che due
cose: vivere ogni mese una frase del vangelo e amarsi l’un l’altro. Hanno poi
cominciato a raccontarsi le esperienze del vangelo vissuto e questo modo di vivere
la Parola ha rivoluzionato la loro vita creando una comunità viva che si è
sentita responsabile dei problemi di tutti. Si sviluppa la comunione dei beni,
l’attenzione ai malati; si guardano con occhi nuovi i responsabili politici,
gli ebrei, i musulmani, i non credenti. Non c’è qui nessuna moschea dove possa
pregare dice un musulmano che frequenta la comunità assieme alla moglie ma qui
fra voi sento la presenza di Dio e posso farlo.»
Sono
già molti i non credenti che venuti a contatto con la comunità hanno cominciato
a vivere da veri cristiani, e c’è un altro buon numero di provenienti da varie
sette che hanno trovato nella comunità la casa spirituale.
Alla
cerimonia della posa della prima pietra per la chiesa è presente anche il Presidente della repubblica. «Sono
commosso dice . Sono venuto per mettere la prima pietra di una chiesa, ma ho
trovato una chiesa viva. Si vede che voi non predicate troppo, ma vivete, e
sono convinto che l’amore che ho sentito fra voi rinnoverà tutto il quartiere.»
Un
poliziotto addetto alla sorveglianza confida: «Non sono credente, ma avrei
desiderio di appartenere a un gruppo come il vostro.»
Il
Presidente, intervistato il giorno dopo alla radio nazionale sulle difficoltà
economiche e umane del Paese, dice fra l’altro: Ieri sono stato in una comunità
cattolica... devo dirvi due cose: la situazione economica in Ungheria non potrà
migliorare molto nei prossimi anni; ma se il popolo ungherese imparasse a
vivere come quella comunità cattolica, i problemi che abbiamo si potrebbero
risolvere presto. Dà speranza, comunque, che tali comunità esistano.
S. C.