In
una fonderia brasiliana tutti corresponsabili e compartecipi
a
cura di Germano van der Meer
La nostra redazione brasiliana ci trasmette questa esperienza ardita di un'impresa i cui direttori, nella loro amministrazione, mettono coscientemente l'uomo al primo posto. L'articolo è una traduzione dal «Jornal de Piracicaba» del 1/8/91.
Attualmente l'impresa piracicabana FEMAQ
(Fundiçao Engenharia e MAQuinas) con una produzione media di 350 tonnellate al
mese ha quasi raggiunto i livelli di produzione ed efficienza dei paesi più
sviluppati dell'Europa e degli Stati Uniti dell'America del nord. A tale
risultato non si è arrivati per caso: esso è
il frutto di una visione imprenditoriale che rivoluziona i parametri
tradizionali dell'impresa, trasformando i lavoratori in corresponsabili.
Seguendo una tendenza nata
negli anni '60, in Europa, la ditta ha cercato di mettere in atto sin dal 1976
una nuova filosofia amministrativa che, concependo in un modo nuovo l'impresa,
unisce i sistemi più moderni di produzione alla ricerca della promozione
integrale dell'operaio.
«L'impresa moderna è la struttura dove per mezzo del lavoro
l'uomo deve trovare i mezzi materiali per vivere e, soprattutto, la propria
realizzazione personale e il benessere della sua famiglia. Certamente l'impresa
è anche responsabile per la produzione
della ricchezza materiale, ma questa deve permettere all'uomo civilizzato di
evolversi fisicamente e spiritualmente». Così definisce l'impresa uno dei
direttori e proprietari della FEMAQ, Rodolfo Leibholz.
Rodolfo e suo fratello
Henrique sono tra i più entusiasti di questa esperienza così viva, anche se
ancora lontana dalla sua piena realizzazione. Secondo loro, l'appoggio pieno di
tutti i membri della direzione è stato
fondamentale per portare avanti questo esperimento che è «sempre in costante ebollizione». Per i due
impresari, alla base di questo stile ci sono le preoccupazioni sociali del loro
padre, Kurt Leibholz, un emigrante tedesco arrivato in Brasile negli anni 30.
Quello che qui si verifica
lo si può definire amministrazione partecipativa, perché gli operai partecipano
dei benefici di una ricchezza generata dal proprio lavoro e dall'impegno
nell'impresa. Questa partecipazione include anche, attraverso assemblee
periodiche, la conoscenza dell'impegno dell'impresa, la discussione circa
l'impiego dei profitti, le difficoltà e le mete amministrative.
Al primo posto nella
classifica della sua specialità la produzione di stampi in ferro fuso per
l'industria automobilistica , la FEMAQ compete molto bene in un mercato
altamente ristretto. La media della sua produzione raggiunge oggi tra le 30 e
le 40 tonnellate per uomo ogni anno, mentre l'indice brasiliano è sulle 21. Negli Stati Uniti dell'America del
nord questo indice arriva a 35 tonnellate e nella Germania è di 56.
L'impresa produce artefatti
in ferro fuso per le fabbriche automobilistiche più stimate del Brasile e del
mondo, come il Grupo Autolatina (della Ford e della Volkswagen), la General
Motors, la Volvo, la Fiat, la Mercedes, la Karmann Ghia e la Brasinca. La FEMAQ
ha in mano oggi il 75% del mercato di quest'area in Brasile.
All'infuori del mercato
automobilistico, l'impresa produce artefatti anche per altri settori
industriali, come cilindri per macchine che producono carta e corpi di macchine
operatrici per l'industria di base. Indirettamente esporta verso paesi
dell'Europa, gli U.S.A., il Messico e l'Africa del sud.
Restando fedele alla sua
filosofia sociale, la FEMAQ, pur avendo sofferto per le numerose crisi
economiche del Brasile, nei suoi 25 anni di esistenza, dal 1985 mantiene
praticamente inalterato il quadro dei suoi dipendenti. In quell'anno, l'impresa
registrava 117 operai e oggi ne impiega 105<P6MJ244>2<P255DJ0>.
Situata nello stato di San
Paolo, lungo la strada che lega le città di Piracicaba e Tieté, e occupando
un'area di 32 mila metri quadrati discontinui, la FEMAQ è considerata un'industria di media portata.
La sua area edificata raggiunge i seimila metri quadrati, con un refettorio per
più di cento pasti al giorno.
«La preoccupazione di
mettere l'uomo al primo posto, come soggetto e non come oggetto o semplice
strumento, fa sì che l'operaio si senta rispettato nella sua dignità, lavori
meglio e produca di più», afferma Henrique Leibholz, mentre spiega l'impegno
che la FEMAQ si è assunto ed ha cercato
di portare avanti in questi ultimi dieci anni.
Gli effetti della
creazione
di un Dipartimento
sociale
L'assunzione di questa nuova
filosofia imprenditoriale, nel 1976, non è
avvenuta senza problemi, ma questi sono stati affrontati e risolti in
gran parte col dialogo e con la creazione di un Dipartimento di Sviluppo Sociale,
che ha lo stesso status degli altri dipartimenti dell'impresa e che ha
coordinato insieme agli operai tutto il processo di cambiamenti amministrativi
ed ha impiantato dispositivi di promozione umana e distribuzione del reddito.
Tale Dipartimento è stato affidato
all'allora capo del Dipartimento del personale della FEMAQ, Elias de Camargo
Silva. Tra i vari problemi nell'introduzione delle innovazioni, i fratelli
Leibholz dovettero affrontare la barriera culturale degli operai all'interno e,
all'esterno, la pressione e persino il discredito e i sospetti dei colleghi
impresari, oltre che il limite imposto dalle leggi al processo partecipativo
dei lavoratori ai benefici.
All'inizio, il Dipartimento
di Sviluppo Sociale dell'impresa fece un censimento dello stato di salute di
ogni operaio e dei suoi familiari: un check-up completo. Fatto questo, fu
impiantato un sistema di medicina preventiva delle malattie totalmente
gratuito. Un'assistente sociale poi rilevò la situazione economica e
abitazionale degli operai. Con la creazione di una Commissione di fabbrica,
infine, si cercò di migliorare i rapporti fra tutti gli operai.
Rilevati i problemi
principali dei lavoratori, mancava l'introduzione di misure capaci di
risolverli, per quanto fosse stato possibile fare. Alla fine del 1981, il
Dipartimento di Sviluppo Sociale raggruppava già il Dipartimento Sociale, il
medico e il Servizio Sociale, oltre la CIPA (Commissione interna per la
prevenzione di incidenti).
Fu creata anche una Cassa di
beneficenza, amministrata da una rappresentanza degli operai da loro eletta.
Oggi questo fondo è alimentato dall'1%
del salario dell'operaio e dal 2% fornito dall'impresa. Fu creato anche un
fondo rotativo di credito con la contribuzione media del 5% sul totale dei
guadagni dell'impresa, di sei mesi in sei mesi. Anche questo fondo è amministrato dagli operai.
La cassa di beneficenza
restituisce ai suoi soci le seguenti spese: medico, medicine, ospedale,
dentista e funerali. Secondo Rodolfo Leibholz, la convenzione media copre
totalmente il ricovero di un lavoratore in camera singola, con diritto ad un
accompagnatore.
Il Fondo di credito rotativo
fornisce il finanziamento senza interessi per la compera di case popolari e di
materiali da costruzione. Attualmente, almeno il 70% dei dipendenti
dell'impresa hanno potuto farsi la casa propria.
Il rilevamento sociale,
fatto all'inizio dell'introduzione del dipartimento, rivelò che la gran parte
dei lavoratori dell'impresa abitavano nelle favelas. Ai lavoratori che già
possedevano un terreno edificabile, la FEMAQ fornì il materiale da costruzione
e promosse un grande mutirao tra i dipendenti per la costruzione delle case.
Per arrivare dove ci si
trova adesso con questo nuovo sistema imprenditoriale, pur riconoscendo che
è ancora all'inizio del processo,
Elias, il responsabile del dipartimento, dice di aver dovuto superare diverse
difficoltà. «Ma è valsa la pena aver
accettato la sfida», aggiunge con una certa soddisfazione.
Considerati quasi pazzi per
aver intrapreso il tentativo concreto di un nuovo modo di porsi dell'impresa, i
fratelli Rodolfo e Henrique Leibholz affermano: «Stiamo facendo un esperimento.
Non vuol dire avere la certezza che andrà a finire bene; solo tentando avremo la
risposta». «Ma aggiunge Rodolfo non torneremo sui nostri passi». Per lui la
FEMAQ è un grande laboratorio
tecnologico, amministrativo e progettuale, che gli dà la possibilità di
realizzare un'impresa come la concepisce la sua filosofia di vita, anche se
riconosce che esistono ancora molti problemi da risolvere.
Secondo il parere degli
impresari, sia il capitalismo che il socialismo sono falliti come forma di
promozione del benessere integrale dell'uomo. «Noi stiamo cercando adesso una
terza via», affermano. Per Henrique Leibholz, mirare all'uniformità dell'uomo,
come fa il socialismo, non è possibile.
«L'individualità, il potenziale e le differenze di ognuno devono essere
rispettati», afferma. Ma neppure cercare il lucro e la concentrazione del
reddito ad ogni costo è giustificabile,
precisa. «L'impresa non può essere un mezzo di concentrazione di redditi e di
potere».
Rodolfo Leibholz chiama
questo nuovo sistema, che dovrà sorgere nel mondo, economia di comunione. «Sarà
il sistema dell'impresa integrata per il benessere dell'uomo e dei più
bisognosi».
L'operaio Wilson Luiz Pino,
42 anni, che lavora nel settore della fusione della FEMAQ, è il veterano della ditta; vi lavora da 25
anni. Egli dice di essere così soddisfatto che, pur potendo andare in pensione,
preferisce continuare nell'impresa.
«Qui c'è la possibilità di scambiarsi le idee e varie
sono le opportunità per sviluppare la propria personalità». Così egli definisce
l'impostazione della FEMAQ. E conclude: «Lavorando qui, mi sento bene».
a cura di Germano van der Meer