Contatti
interreligiosi nel quotidiano
raccontati da due seminaristi
Stefan
(austriaco): Tutto è cominciato da
un incontro sul dialogo interreligioso svoltosi nel maggio del '90 a
Castelgandolfo. E' stato per noi una vera scoperta di questa dimensione della
vita della Chiesa e ci ha fatto vedere con occhi nuovi tanti nostri fratelli.
Le
occasioni per farlo non sono mancate. Andando ogni giorno a Roma in
metropolitana veniamo a contatto con numerosi asiatici ed africani che vendono
alle entrate della metropolitana la loro merce. Passar loro vicino e non avere
un rapporto, dopo l'incontro a Castelgandolfo, ci sembra sempre più un assurdo.
Ci accordiamo allora di cogliere la prima occasione che si presenterà per
instaurare un rapporto con loro.
Non
passa un giorno che Dio ci offre una prima possibilità durante un viaggio in
metropolitana, mettendoci accanto un giovane africano con la sua immensa borsa,
piena di oggetti da vendere. Dato che c'è pochissimo spazio e che la borsa
impedisce il passaggio, ben presto qualcuno inizia a lamentarsi. Ecco il
momento giusto, ci diciamo e gli cediamo il nostro posto contro la parete. Il
giovane ne rimane molto colpito. Anche se, a causa della lingua, non è
possibile dialogare, scendendo ci salutiamo con un sorriso. Un attimo, ma
basta: quel momento resterà per sempre.
Alcuni
giorni dopo, avendo bisogno di un paio di occhiali da sole, ci rivolgiamo a due
musulmani del Bangladesh. Il dialogo va presto oltre: ci presentiamo e il
giorno successivo li sorprendiamo salutandoli e chiamandoli per nome. Così il
rapporto si approfondisce e tra strette di mano, l'offerta di un'arancia,
notizie sulla loro famiglia e sulla loro vita, cadono le barriere di rispetto
umano e di diffidenza.
Col
tempo nasce un rapporto così bello che per la domenica di Pentecoste ci
invitano a pranzo: un gesto di profondo significato che per noi, a causa della
festa, è del tutto speciale. Partendo quel giorno da casa per andare da loro,
ci diciamo che ciò che più importa è avere, per l'amore scambievole, il Risorto
fra noi, convinti che restando in quella realtà avremmo saputo cosa fare.
Arriviamo
a casa loro e rimaniamo sorpresi della dignità con cui è tenuta l'abitazione.
Quello che ora conta è farsi uno. Siamo contenti di poter conoscere e
condividere gli usi della loro cultura. E in questo modo ci sentiamo subito in
famiglia anche se il cibo è molto diverso e si mangia non con la forchetta e il
coltello ma con le mani.
La
giornata passa presto, e il discorso va sempre più in profondità: tra una cosa
e l'altra parliamo della scelta di Dio, della nostra vocazione, dell'importanza
della preghiera e dell'amore reciproco. Alla fine ci salutiamo e ci promettiamo
di ricordarci a vicenda nella preghiera. C'è veramente un'atmosfera di
paradiso. Ormai abbiamo scoperto che abbiamo un solo Padre che ci ama e che
siamo fratelli.
Emmanuel
(francese): Durante le vacanze c'è
poi stata l'avventura di tre giorni in Marocco. Eravamo un gruppo di sei
seminaristi di varie nazioni. Appena sbarcati in questo paese di cultura non
cristiana abbiamo sentito l'esigenza di incrementare al massimo l'amore fra
noi. Solo così, infatti, avremmo potuto custodire e portare agli altri la
presenza di Gesù fra noi, l'unica nostra ricchezza. In seguito abbiamo
conosciuto tante persone, ma è stato soprattutto con due giovani che si è
creato un rapporto più profondo al punto che ci hanno invitati nelle loro
famiglie, dove abbiamo mangiato con loro con le mani, s'intende.
Dopo un po' ci siamo accorti che uno dei due, di buona famiglia musulmana, era rimasto visibilmente pensoso. Ci è parso allora bene che qualcuno di noi parlasse con lui. Immediatamente veniva in luce che era rimasto molto toccato dalla vita che aveva avvertito fra noi. E giacché era molto interessato di saperne di più, gli abbiamo raccontato dell'ideale dell'unità che aveva trasformato le nostre vite. E' rimasto folgorato e diceva: E' proprio quello che cercavo da sempre. Voglio vivere con voi quest'ideale, diffonderlo ed approfondirlo. Ha deciso quindi di amare sempre anche quando non è amato. Ed ora è in contatto regolare con noi scrivendoci e telefonandoci.