Lo
Spirito Santo e il dialogo interreligioso nell'esperienza del Movimento dei
focolari
di
Enzo Maria Fondi
Anni
di intensa esperienza convalidano una fra le più significative espressioni del
Movimento dei focolari: il suo dialogo coi non cristiani. Andando al di là del
mero scambio di idee ed opinioni, esso si presenta come vero e proprio dialogo
dell'unità che rende possibile una profonda comunicazione di esperienze di vita
e fa sì che, al calore della carità, si sviluppino in una fioritura
meravigliosa i semi del Verbo ovunque presenti. Incaricato in seno al Movimento
dei focolari, assieme a Natalia Dallapiccola, per il dialogo con le grandi
religioni, l'autore evoca la storia, le espressioni, i frutti di un'avventura
che sembra avere per principale protagonista nessun altro che lo Spirito Santo.
Molti sono
stati fin dagli inizi del
Movi-
mento dei focolari i rapporti con fratelli di altre fedi religiose, ma l'esperienza
in certo modo fondante del dialogo interreligioso dell'Opera di Maria, e che ne
ha fatto scoprire la connaturalità col suo carisma, è stato l'avvenimento del
Premio Templeton per il Progresso della Religione, ricevuto da Chiara Lubich
nel 1977 a Londra. Nella Guildhall affollata di membri del Movimento erano
presenti anche molti rappresentanti qualificati delle grandi religioni
mondiali. Nel suo discorso di accettazione del Premio, Chiara fece un esplicito
riferimento a queste religioni, parlando dei nostri primi passi nel dialogo e
citando con grande stima i loro maestri spirituali. E concludeva:
I
fedeli delle grandi religioni, a contatto col Movimento, avvertono che una
nuova corrente d'amore percorre il mondo.
L'accoglienza
di questo discorso da parte specialmente dei non cristiani fu, oltre ogni
previsione, calda e spontanea. I primi ad affollarsi intorno a Chiara furono
proprio loro: monaci tibetani, sikhs, buddhisti, musulmani, ebrei, per
dichiararle quanto approvavano e condividevano lo spirito di cui Chiara aveva
dato testimonianza. Questa reazione così positiva e all'unisono col suo
messaggio colpì anche Chiara. Lei stessa, rispondendo, poco dopo, ad un
intervistatore, precisò le sue sensazioni:
Avevo
l'impressione che tutti noi presenti fossimo una cosa sola anche se eravamo di
diverse religioni, quasicchè in quella sala si fosse realizzato l'ut unum sint
di Gesù. (...) Questo incontro con persone di altre religioni, con le quali mi
sono sentita immediatamente come sorella, è stata una circostanza che mi ha
spiegato la volontà di Dio sul Movimento, cioè che d'ora in poi noi dovremo non
solo cercare di portare questo spirito, il nostro amore, la nostra vita,
lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, nelle altre chiese o comunità ecclesiali
cristiane, ma che decisamente dobbiamo prendere la corsa verso i nostri
fratelli delle altre fedi. 1
Rileggendo
quegli avvenimenti di 12 anni fa, alla luce di quanto è accaduto dopo, si può
dire che, come in occasione di altre svolte decisive della nostra storia, era
in azione, con la sua misteriosa maniera d'operare, lo Spirito Santo. Ci si
potrebbe chiedere, infatti, se e come in una riunione di persone così varie
nella loro appartenenza religiosa si potesse suscitare una tale atmosfera di
genuino consenso e, quasi, di entusiasmo. In realtà, quella forte impressione
di Chiara, di un'unità quasi realizzata in Cristo, in quel brano variegato di
umanità nella Guildhall di Londra, si potrebbe forse definirla come una
insolita e viva esperienza di Chiesa.
Se
è vero che il Regno di Dio prende inizio ovunque ci siano degli uomini che si
affidano al suo amore, anche se non parlano espressamente di Dio e di Gesù (Mt
25,35 ss.),2 è anche vero che Dio si è rivelato e ha costituito il suo popolo,
la Chiesa, come una zona illuminata nell'umanità, che raccoglie e offre le
preghiere inespresse, le aspirazioni e i dolori di tutti gli uomini, perché
niente e nessuno le è estraneo.3 Dunque, ciò che attirava nel discorso di
Chiara i fedeli di altre religioni, era forse il sentirsi a loro agio in quella
patria reale, in quella casa comune che è la Chiesa, e cioè colei che,
segretamente è anche la loro madre.4 Dice bene Paul Evdokimov: Noi sappiamo
dove è la Chiesa, ma non ci è dato di gudicare e dire dove la Chiesa non è.5
Dopo
la intuizione iniziale si era in attesa di qualche fatto significativo nel
quale scorgere la mano di Dio, per iniziare quel dialogo che sentivamo ormai
parte integrante degli scopi dell'Opera.
Questo
segno fu l'incontro, due anni dopo, con una personalità buddhista, nota nei
circoli interreligiosi mondiali, per aver fondato in Giappone una fiorente
associazione laica buddhista, la Rissho Kosei-kai, con 6 milioni di membri, e
la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP). Quest'incontro ha
segnato l'inizio concreto del dialogo con le altre religioni e in particolare
col mondo buddhista. Tutti gli avvenimenti che si sono succeduti dal 1979 in
poi sono documentati nel libro Incontri con l'Oriente che riporta i passi fatti
da Chiara e dal Movimento nel dialogo col mondo buddhista e la progressiva
scoperta dei piani di Dio e dell'azione dello Spirito, nei contatti con
migliaia di buddhisti giapponesi.
Al
diario scritto dopo aver parlato della sua esperienza religiosa nella Grande
Aula Sacra di Tokyo, il 28 dicembre 1981, Chiara confidava le sue prime
impressioni:
Sono
appena tornata, dopo aver parlato a 12.000 persone nel tempio buddhista
della Ris-sho Kosei-kai.
Un'impressione nuovissima. E' stato come non avessi mai parlato così. Mi
sembrava che Dio fosse lì. Il pubblico era come un terreno ben arato, così
preparato che il seme andava fino in fondo. E ho annunciato Gesù e la Trinità!
E tutto era accolto come da chi non brama che sentire queste cose. (...) E che
impressione unica ripetere a quelle persone, che non le conoscono, le parole di
Gesù: Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati (Mt 10,30), Date e vi
sarà dato (Lc 6,38), Chiedete ed otterrete (Cf. Mt 7,7). Non sapevano di essere
così amati; ora lo sanno. Qui c'è un avvenire per Gesù, per la Chiesa.6
Così
iniziava il proficuo incontro col mondo buddhista che doveva avere sviluppi
impensati. Per una valutazione di questo dialogo, che ci viene da una fonte
autorevole al di fuori del Movimento, c'è una significativa testimonianza di
Hans Urs von Balthasar, nella intervista rilasciata ad un periodico cattolico
italiano. Alla domanda su quale dialogo sia possibile con chi oggi si definisce
ateo (da tener presente che spesso il buddhismo si autodefinisce tale), von
Balthasar rispondeva che tale dialogo è possibile su basi etiche.
Se
ci si interroga su quale è il senso del bene dice il noto teologo si arriva alla definizione dell'amore, che è più
che la sola giustizia. (...) Se lei fa il discorso dell'amore, se lo porta alle
estreme conseguenze, lei fa il discorso cristiano, perché Dio è amore. Vorrei
mostrarle tutto questo con un esempio. E ce n'è uno che merita d'essere
conosciuto. Riguarda Chiara Lubich. Essa è andata in Giappone ed ha parlato ai
buddhisti, ed essi hanno compreso. La negazione di sé, la negazione
dell'egoismo, la rinuncia a sé stessi: questo è il centro del buddhismo. Esso
dice: l'io è qualche cosa che è sempre egoistico, bisogna dunque distruggere
l'io. Così il saggio arriva ad una negazione di sé che è, se vuole, il vuoto.
Ma gliene viene una pace dove non c'è più concupiscenza, e come una specie di
benevolenza verso tutto quel che esiste. Ma se a questo saggio voi dite: Sì,
bisogna negare sé stessi, e questo è possibile senza che si arrivi alla
distruzione dell'io. Sì, devo superare la concupiscenza di essere me stesso, ma
senza cadere nel niente, perché sono di un Altro, un altro mi ama. Se voi dite
questo egli capirà. Comincerà a vedere che c'è un legame tra buddhismo e
cristianesimo. Chiara Lubich ha fatto questo. E credo che possa essere un
modello di dialogo. E quello con il buddhismo è forse il dialogo più difficile.7
Se
ci si domanda perché il dialogo interreligioso dell'Opera di Maria abbia avuto
un'evoluzione tanto rapida e feconda dal 1977 ad oggi, troviamo anzitutto una
risposta nelle intuizioni del Vaticano II. Il Decreto Ad Gentes presentando
lo Spirito Santo come il protagonista della missione cristiana, spiega che egli
chiama tutti gli uomini a Cristo attraverso i semi del Verbo e la predicazione
del Vangelo (n.15). E' dunque lo Spirito Santo che si trova all'origine dei
Semina Verbi a cui alludeva la Costituzione della Chiesa (n. 17).8
Sono
questi i due elementi: semi del Verbo e Parola di Dio vissuta, che per la loro
sinergia hanno aperto a tanti non cristiani la porta della Chiesa, attraverso
il Movimento. Ma l'elemento decisivo e caratteristico è la centralità
dell'amore nella nostra spiritualità, che trova un'eco spontanea e immediata
nelle altre religioni e culture perché in tutte è presente la regola d'oro del
fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. E, per la Costituzione Gaudium
et Spes (n. 38) è frutto dello Spirito anche questa via dell'amore aperta a
tutti gli uomini.
La
chiave del dialogo
C'è
un aspetto della sua spiritualità che è la chiave per comprendere, alla radice,
il senso e il frutto del dialogo interreligioso del Movimento: Gesù crocifisso
e abbandonato.
Sui
fedeli delle Religioni Orientali
scrive Chiara quel tipico dolore di Gesù, che l'ha portato all'annientamento
totale, suscita un fascino tutto particolare. (...) E quando qualcuno muore a
se stesso per farsi uno con loro e lascia con ciò vivere Cristo in sé, o quando
vengono a contatto col Risorto in mezzo a cristiani uniti, frutto anch'esso
dell'amore alla Croce, sanno distinguere quella luce e quella pace, effetti
dello Spirito, che irradiano dal loro volto; ne sono attratti e chiedono
spiegazione.9
Dunque,
non è tanto il parlare della croce, quanto il morire a se stessi, per farsi uno
con loro, che dà testimonianza e colpisce.
Scrive
ancora Chiara nel suo diario del primo viaggio in Giappone:
L'unico
tesoro portato con noi in questo viaggio è stato dunque Gesù abbandonato. E
allora nulla mi deve sembrare imprevisto di ciò che succede. Voglio, col suo
aiuto, esser pronta ad abbracciarlo.
Questo
partire con Gesù abbandonato, questo portarlo anche in effigie, è stata forse
un'ispirazione. Ieri, mi è sembrato di capire quale possa essere la via per
portar Gesù ai buddhisti: amare proprio Gesù abbandonato e svelare a loro
qualcosa del suo mistero. E' con l'amore per Lui che, come per un'alchimia
divina, il dolore si tramuta in gioia. E loro hanno appunto le quattro nobili
verità per estinguere il dolore.
Noi
dobbiamo farci uno con loro, annientarci, cosicché possano scoprire Dio in noi,
e anche parlare perché fides ex auditu
(Rm 10,17). Del resto, non c'è dialogo senza la parola, ed il dialogo è una
forma moderna di evangelizzare.10
Gesù
crocifisso e le grandi religioni.11 E' un argomento di grande attualità che
sembra aprire un varco profondo ed offrire sviluppi impensati al dialogo
interreligioso, perché è strettamente collegato alla traditio spiritus,
la consegna dello Spirito a tutti gli uomini, avvenuta sulla croce. Oggi tutte
le religioni si trovano, ognuna con la sua storia, davanti alla croce di
Cristo.12 E' lui che misteriosamente attrae a sé uomini di ogni credo.
In
questa linea ci pare utile segnalare i colloqui avuti, in occasione di un
viaggio in Giappone per approfondire i rapporti con i circoli filosofici
buddhisti della Università di Kyoto, da un docente universitario degli USA,
Donald W. Mitchell, focolarino sposato, impegnato nel dialogo col buddhismo a
livello di esperti.
Importante
è stato soprattutto il colloquio con K. Nishitani, il più quotato filosofo
buddhista vivente che conosceva già gli scritti di Chiara Lubich e il Movimento
dei Focolari, di cui apprezza e condivide in pieno l'aspirazione all'unità e la
via per raggiungerla. Nishitani pone la spogliazione di sé del cristianesimo
accanto alla propria idea di kenosi, derivante dal buddhismo Mahayana.
Per lui le espressioni della Lettera ai Filippesi (2, 6-8)13 personificano
quasi la perfezione della vacuità buddhista, o sunyata, in cui l'annullare
qualsiasi attaccamento, significa anche liberazione, anche redenzione.
Nishitani sottolineava che bisogna passare attraverso lo svuotamento di sé, da
una vita egocentrica ad una vita centrata sull'altro, per trovare l'unità fra
noi.14
Nishitani
ha dato anche una sua definizione originale e profonda dello Spirito Santo,
come l'impersonale persona divina, volendo con ciò esprimere, nella sua ottica,
che egli non possiede alcuna di quelle caratteristiche dell'idea occidentale di
persona che agli asiatici ripugna.15 Ed è affascinante, affrontando e scavando
in questo mondo delle religioni orientali, scoprire sempre nuovi e diversi
raggi di verità, come scintille sparse nell'universo dal pneuma-vento divino
che soffia dove vuole. I colloqui di Kyoto e tutta la nostra esperienza ci
confermano, nell'opinione espressa da un eminente studioso di religioni, che il
buddhismo ha bisogno di essere compreso all'interno di una profonda esperienza
religiosa, ha bisogno di uno sguardo mistico, perché venga riconosciuta la
verità di cui si fa portatore.16
In
una sua recente conversazione sullo Spirito Santo e il Movimento dei focolari
Chiara ha detto che il dolore si trasforma in amore, in gioia e pace quali
frutti dello Spirito Santo, per la stretta relazione che esiste fra lui e Gesù
crocifisso e abbandonato.17 Ebbene, c'è una domanda che ricorre spesso da parte
dei nostri amici non cristiani e che mostra tutta la loro sorpresa e
ammirazione di fronte alla gioia particolare dei membri del focolare: Come fate
a sorridere sempre?. E' evidente che la curiosità non è suscitata tanto da un
atteggiamento esteriore che finirebbe presto per rivelarsi formale e
stereotipato, quanto dalla sorgente profonda di uno stato d'animo che si
intuisce dietro il sorriso.
Dice
il teologo ortodosso Staniloae:
lo
Spirito Santo è la gioia del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre.
E'
la gioia di Dio che si riversa sulla creazione per assicurare (...) il
superamento della separazione fra Dio e la creatura.
La
gioia di Dio, concentrata nello Spirito Santo, si riversa grazie a lui nelle
nostre anime, in modo che noi siamo introdotti nella gioia stessa della Trinità. 18
Dunque
ciò che incanta i nostri amici è un riflesso della vita trinitaria. E' una
testimonianza visibile di quel tesoro nascosto della vita della grazia quando
trova i canali per affiorare sul volto dei cristiani, nello spontaneo sorriso
che nasce dal cuore, pieno dell'amore di Cristo.
Superamento
del dialogo?
Se,
fino ad ora, abbiamo parlato del nostro dialogo e dei primi sviluppi,
soprattutto nei rapporti col buddhismo, bisogna dire che, parallelamente, si è
giunti a contatto con altre religioni.
Ci
spostiamo quindi ora in un altro campo che appare molto più ostico e duro, ma
che, proprio per questo, è una sfida all'azione dello Spirito. Sono i contatti
del Movimento con l'Islam, caratterizzati da un intenso scambio di esperienze
spirituali in lunghi incontri di convivenza e di dialogo. L'esperienza fatta in
quegli incontri a detta dei partecipanti è rimasta scolpita nei loro cuori, per
la luce, la fede viva, il rapporto nuovo fra tutti. Ci si muoveva in quello che
è stato definito il dialogo dell'esperienza religiosa. Ma c'era qualcosa di
nuovo in quegli incontri che proprio un giovane amico musulmano ha individuato
e cercato di definire. Egli sottolineava che, certamente, c'è stato scambio di
esperienze per conoscerci meglio e superare tutti i pregiudizi. Ma diceva il
nostro scopo non è il dialogo cristiano-musulmano... Sì, ci si conosce, ci si
comprende meglio, e si partecipa a un dialogo costruttivo, ma lo scopo, il
nostro scopo è l'unità: questo ci permette di conoscerci meglio, di comprendere
meglio i nostri problemi; e questo non è dialogo.
In
realtà, il dialogo che si è instaurato col mondo islamico (ma la stessa cosa
vale anche per le altre religioni e culture) comincia ed è qui la novità già
dall'unità, che è, sì, un punto di arrivo, ma anche di partenza.
E'
chiaro che non si tratta qui di quella piena unità nella fede e nella carità
che è una nota della Chiesa cattolica, ma, poiché Dio raggiunge gli uomini
attraverso vie che lui solo conosce (AG 7), e la grazia agisce su di
loro per una nascosta presenza di Dio (AG 9), può darsi che il rapporto
profondo e cordiale con cristiani animati dallo spirito di carità e di unità
abbia fatto leva sui germi di verità nella coscienza dei nostri amici
musulmani, aiutandoli a cogliere, in questa unità, una nascosta presenza di
Dio.
Per
concludere ci domandiamo: esiste nell'Opera di Maria, come dice il nostro amico
musulmano, un superamento del dialogo? Dobbiamo rispondere sì, se per dialogo
si intende solamente uno scambio di idee, di opinioni, che rimane su di un
piano puramente teorico e astratto. No se è inteso, come nella relazione finale
del Sinodo dei vescovi del 1985:
Il
dialogo autentico tende a far sì che la persona umana apra e comunichi la sua
interiorità al suo interlocutore, cosicché Dio può servirsi del dialogo (...)
come via per comunicare la pienezza della grazia.19
E'
proprio questo, forse, che è stato colto come novità nelle nostre esperienze di
comunione cristiano-musulmana. Si potrebbe forse chiamarlo dialogo dell'unità,
e cioè quel dialogo che si realizza dove c'è autentica, profonda comunicazione,
perché tutto nasce da un amore che è pronto a dar la vita, ad affrontare e
superare fallimenti e chiusure, dove si ricerca sinceramente ciò che ci unisce
e dove è certamente all'opera lo Spirito Santo il quale solo fa sì che tutti
siano uno e che l'unità sia moltitudine.20
E' quel dialogo che Giovanni Paolo II ha
descritto così bene a Madras, durante il suo viaggio apostolico in India:
Il
frutto del dialogo è l'unione fra gli uomini e l'unione degli uomini con Dio...
Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi,
perché mentre ci apriamo l'un l'altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio.21
Lo
Spirito e la Parola
vissuta da fedeli di altre religioni
Dice
Congar: Lo Spirito attualizza la Parola a partire dalla lettera. E
ancora: Ad ogni generazione, in ogni singolo ambiente culturale e secondo la
situazione concreta, egli rende parlante la Parola, assiste cioè la comunità
cristiana perché ne afferri il senso.22
Ma
la sua azione non si ferma ai confini visibili della comunità ecclesiale. E'
quanto possiamo affermare sulla base di una esperienza per molti versi
originale e sorprendente. Esistono infatti gruppi del Movimento in cui
cristiani e non cristiani cercano di vivere la Parola di Dio. Dopo aver
ascoltato tante loro esperienze sulla Parola, ci sembra evidente che lo Spirito
Santo illumini anche i nostri amici non cristiani, suggerendo anche a loro le
applicazioni alle varie situazioni di vita, dando forza e costanza per andare
spesso controcorrente, ecc. Non di rado, da qui alla conversione il passo è
breve.
Ma
riportiamo alcuni esempi significativi, anche qui alla ricerca di quei raggi
della verità che illumina tutti gli uomini (NA 2).
Ne
abbiamo scelto una selezione fra i nostri di lingua cinese, anche perché,
quando si ascoltano le esperienze fatte vivendo la Parola ci dicono i
responsabili del Movimento in quella zona a volte non si riesce a distinguere
fra chi è cristiano e chi è taoista e confuciano, perché la convinzione e la
gioia sono uguali. Si è notato nei nostri incontri che è soprattutto attraverso
le esperienze del Vangelo vissuto che si arriva a scoprire l'amore di Dio.
Ed
ecco una tipica esperienza dell'ambiente cinese, raccontataci da una giovane di
Hong Kong, non ancora battezzata:
Da
quando ho conosciuto il Movimento, il bisogno di Dio si è fatto sempre più
forte e soprattutto da quando ho cominciato a vivere le Parole del Vangelo
insieme alle gen. Vivendo la Parola mi sono sentita libera e felice, come mai
avevo sperimentato, e ho capito che la vera libertà me la poteva dare solo
Dio... Non posso ancora ricevere il battesimo, però mi sento libera e felice.
La
Parola vissuta porta dunque con sé anche una grande libertà interiore, dalla
costrizione e dalla ossessione di una precettistica soffocante che domina tutto
il comportamento. I giovani cinesi ci dicono che con questo modo di vivere il
Vangelo, scoprono in esso i valori positivi del confucianesimo, ma senza la
coercizione dell'ambiente e cioè da liberi figli di Dio.
A
Taiwan, uno dei gen più impegnati è un buddhista convinto. Ogni anno va in un monastero
buddhista per un ritiro di una settimana. La Parola di vita lo aiuta ad essere
coerente con i principi etici della sua religione che sono tanto vicini a
quelli cristiani. Non solo, ma vivendo così, è arrivato a conoscere Maria SS. e
ad amarla come una madre.
Un'altra
giovane di Taipei:
Ho
sempre cercato qualcosa che desse significato pieno alla mia vita, ma ho sempre
rifiutato di avere una religione. Però da quando ho visto delle persone vivere
il Vangelo è stato come se si accendesse una luce che poteva illuminare anche
la mia vita. L'esperienza fatta vivendo anch'io la Parola mi ha fatto scoprire
un mondo nuovo che non conoscevo. Dio non lo conosco ancora bene, però le
parole del Vangelo stanno cambiando la mia vita.
Viene
in mente, a proposito di queste esperienze una bellissima ed originale
definizione dello Spirito Santo che è di von Balthasar: Lo sconosciuto al di là
del Verbo,23 e traduce bene l'unione tra due realtà (la Parola e lo Spirito) e
quella certa qual tensione che accompagna questa unione.24 E' una espressione
che suggerisce l'aspetto di libertà e di operazione misteriosa che caratterizza
lo Spirito Santo. Ma anche che egli agisce in avanti, in uno spazio o un tempo
aperti dal Verbo.25
Ascoltando
le esperienze di Parola vissuta dai nostri amici non cristiani, ci sembra siano
frutto della guida e della istruzione di quel Maestro interiore che insegna la
verità e aiuta a viverla. Ma, in questo incontro tra la Parola e le altre
religioni, come avviene nel Movimento, ci pare di poter vedere qualcosa di più,
quasi una apertura sul futuro, nel segno di uno Spirito che proietta tutti
verso un avvenire di cui è caratteristica principale la novità26 proprio come è
nuova, originale, e frutto di fantasia divina, questa evangelizzazione in cui
lo Spirito precede, accompagna e proietta nel futuro la vita della Parola,
gettando la sua luce sul Cristo che è e rimane la via, la verità e la vita per
ogni uomo. Egli resta l'Alfa e l'Omega della più ampia cattolicità che lo
Sconosciuto al di là del Verbo fa misteriosamente crescere e maturare.27
Il
dialogo delle opere
Molti
conoscono la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (CMRP),
associazione multireligiosa internazionale che riunisce credenti di tutte le
fedi religiose con lo scopo di lavorare per la pace e la giustizia fra gli
uomini e fra i popoli. Una concomitanza di vari fattori ha portato il Movimento
ad impegnarsi validamente in questa istituzione.*
In
questi 10 anni di collaborazione, le grandi linee proposte da Chiara nei suoi
messaggi ufficiali nelle Assemblee Generali di Nairobi (1984) e Melbourne
(1989) e la presenza di Natalia Dallapiccola nel Consiglio Internazionale della
Conferenza, hanno influito positivamente nel marcare la dimensione spirituale
delle attività per la pace. L'ultimo messaggio di Chiara a Melbourne ha
suscitato unanimità di consensi ed ha ispirato la dichiarazione finale. Scrive
uno dei partecipanti, il teologo italiano Giovanni Cereti, commentando le
conclusioni dell'assemblea, che i grandi problemi dell'umanità si cominciano a
risolvere partendo da piccoli gruppi dove credenti di diverse religioni si
possano ritrovare a lavorare, a riflettere o a pregare insieme, nella
fraternità e nella gioia. In quello spirito di amore, alla cui centralità ci ha
richiamato uno dei messaggi più belli ascoltati dall'assemblea, quello di
Chiara Lubich.28
La
CMRP sembra rivelarsi sempre più come quel forum, quello spazio, in cui si può
realizzare il dialogo delle opere al più alto livello, per la convergenza di
quelle cose preziose, religiose ed umane (GS 92) che lo Spirito ha
deposto in ogni religione e cultura e che trovano nell'atmosfera dell'amore
cristiano il terreno adatto per produrre frutti di pace e di unità fra tutti
gli uomini.
Un'ultima
parola sul popolo eletto, sugli ebrei, i nostri fratelli maggiori ai
quali dobbiamo la rivelazione dell'Antico Testamento, e i quali, secondo la
Parola di San Paolo, rimangono carissimi a Dio, i cui doni e la cui chiamata
sono senza pentimento (Rm 11, 28-29). Non possiamo negare che un affetto
particolare ci lega a questi nostri fratelli che tanto hanno sofferto nel corso
della loro storia a causa di odi religiosi e pregiudizi antisemiti che
purtroppo albergano ancora oggi nelle coscienze cristiane.
Se
dobbiamo riconoscere l'opera discreta, silenziosa e potente dello Spirito nei
fedeli di altre religioni, che dire di coloro che hanno ricevuto le primizie
dello Spirito attraverso i Patriarchi e i Profeti e che hanno mantenuta viva la
fede dei loro padri?
Ci
sembra di poter dire, dalla nostra esperienza, che gli amici ebrei hanno
accolto il messaggio del Movimento con una immediatezza e sintonia di
sentimenti un po' speciali.
Spesso
ci siamo sentiti dire da rabbini (siamo in contatto con circa una quarantina di
loro) che riconoscono nella spiritualità del focolare la via maestra, la via
dell'amore, e che non possono non
condividere la massima parte di ciò che propone loro il Movimento.
L'episodio
che è stato forse il più significativo nel rapporto con gli ebrei, perché dà
testimonianza dello Spirito e riassume il senso non soltanto del dialogo con
loro, ma di ogni altro dialogo dell'Opera, è stato l'incontro con un rabbino
capo di una grande città del Nord Europa.
Alla
fine di un'approfondito scambio di esperienze con il focolare ha esclamato: Voi
cristiani credete che il Messia è già venuto nella persona di Gesù Cristo. Noi
giudei invece pensiamo che deve ancora venire. Tuttavia oggi, in questo momento
nel quale parliamo insieme e ci accettiamo in questo modo, io direi che il
Messia è venuto e che è qui fra noi!. Sì, il rabbino aveva colto nel segno. Il
segreto del dialogo interreligioso dell'Opera di Maria è tutto qui: nel
ricercare quel tipo di rapporto basato sull'amore, che può condurre all'unità, a
quell'unità che è generata e garantita dallo spirito di Cristo.
Essere
uniti nel suo nome, pur con persone che non lo conoscono e forse anche non lo
accettano, è sempre possibile, se l'amore ci fa scorgere i piccoli germi della
sua presenza nelle anime, nelle quali può abitare quella grazia che Dio non
nega a nessuno.
Fra
persone in grazia che si accettano e si dispongono ad amarsi reciprocamente
senza limiti, chiusure o pregiudizi, si può sperimentare la presenza di Gesù, e
l'azione dello Spirito.
Dalla
nostra esperienza ci sembra di poter dire che lo Spirito Santo non dispone
soltanto gli animi al rispetto e all'ascolto reciproco, né la sua azione si
limita solo a mettere in luce i semi del Verbo. Egli va più in là e cioè, col
suo calore, fa germogliare e sviluppare questi semi in una fioritura
meravigliosa e inimmaginabile. Egli fa crescere in noi cristiani e non
cristiani la realtà del Cristo, dalla conversione alla piena maturità, dalla
fede implicita alla fede esplicita nel Figlio di Dio.
Chiara,
nella sua conversazione sullo Spirito Santo, ha citato quella fede adamantina e
totale che in innumerevoli occasioni si è espressa nella preghiera al Padre per
ottenere lo Spirito Santo e che non è mai rimasta inesaudita.29
E'
su questa certezza di fede che ci muoviamo anche nel dialogo interreligioso,
sicuri che lo Spirito Santo indicherà a chi rimane nell'amore la strada da
seguire, aprendo sempre nuovi e affascinanti orizzonti.
Enzo Maria Fondi