Azione dello Spirito e conversione
appunti di meditazione proposti ad un incontro ecumenico di vescovi

 

 

... e si sentirono trafiggere il cuore

 

di Günther Bransch

 

 

Una meditazione biblica, sul complesso ed articolato fenomeno della conversione, dettata da una personalità della Chiesa evangelica, il superintendente generale Günther Bransch di Potsdam (Germania) a un gruppo ecumenico di vescovi. L'occasione è stata offerta dall'incontro ormai consueto fra vescovi di varie Chiese che ogni anno in novembre si svolge al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Alla meditazione del testo della Scrittura, l'autore ha voluto unire cenni alla sua personale esperienza a contatto con lo spirito e la vita del Movimento dei focolari (Opera di Maria).

 

 

Prendiamo  come  base delle  nostre  considerazioni un testo degli Atti degli apostoli: All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Che cosa dobbiamo fare, fratelli?. E Pietro disse: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo (At 2, 37-38).

 

1. Il nostro testo ci parla dello Spirito e della sua azione in un modo triplice e, direi, trinitario:

 

Egli trafigge il nostro cuore, venendo da fuori, attraverso la parola che trasmette appunto lo Spirito.

Egli trasforma il nostro cuore attraverso la conversione e il battesimo per il perdono dei nostri peccati.

Egli riempie il nostro cuore attraverso il dono di Se stesso.

Questo triplice evento non è un'esperienza individualistica, ma mira ad una nuova e duplice comunione con il Dio trino e con i fratelli (cf. At 2, 42 ss.).

La parola cuore, nel linguaggio biblico, indica il mio essere più intimo, il punto dell'io che è al di là di tutto ciò che uno può ricevere per educazione, acquisire o imparare.

L'Opera di Maria mi ha fatto scoprire, con meraviglia sempre più grande e gioia crescente, come questo agire dello Spirito, che è l'espressione dell'Amore infinito di Dio, sia presente in tutte le Chiese cristiane e costituisca la base già predisposta e donataci per un'unità nello Spirito, per un'esperienza d'unità che possiamo sempre di nuovo verificare fra noi. Questa esperienza non viene affatto vanificata dal dolore delle separazioni, ma può farsi, anzi, ancor più profonda, nella misura in cui partecipiamo al mistero di Gesù abbandonato in croce, che prende su di sé lo strappo della divisione e lo colma col suo amore. Da ciò si comprende come l'agire dello Spirito superi ogni barriera.

 

2. Il primo incontro con lo Spirito Santo avviene di nascosto. A trafiggere il cuore di coloro che ascoltano è, secondo la testimonianza del nostro testo, la parola degli apostoli, il loro annuncio. Ma è una parola piena di Spirito, operata dallo Spirito, e perciò trafigge.

La parola usata nel testo greco significa proprio trafiggere. Essa esprime un impatto quanto mai forte, un doloroso sconvolgimento, ma in senso positivo. Ciò che trafigge il cuore degli ascoltatori e il nostro è il messaggio: Colui che voi avete crocifisso, Dio l'ha costituito Signore e Cristo.

Questo messaggio, però, può anche suscitare la più dura resistenza, può avere un impatto negativo: ... e volevano metterli a morte (At 5, 33), ... e digrignavano i denti contro di lui (At 7, 55).

 

Penso che l'esperienza del primo gruppo di ragazze del Movimento dei focolari, nel 1943, era esattamente questo sentirsi trafiggere il cuore, situazione che nel corso dei secoli anche altri cristiani hanno potuto sperimentare: la fine di tutto ciò che fino a quel punto ci sembrava importante, prezioso, desiderabile; e la scoperta che Dio solo può essere valore e verità, senso e méta, anche se, per il momento, non è ancora chiaro come questo si potrebbe tradurre in vita.

 

Lo Spirito ferisce per sanare; fa morire per suscitare alla vita vera. E rimane nascosto per darci la possibilità di scegliere liberamente l'amore.

 

3. La prima risposta all'azione nascosta dello Spirito è un'espressione di commozione e di sgomento.

 

Tutto ciò che fino a quel punto aveva valore per gli ascoltatori della parola degli apostoli è diventato spazzatura (cf. Fil 3, 8). Sono morti al passato, svuotati, ma non sanno quale altra via intraprendere, ed anzi come iniziare tutto da capo.

 

La domanda: Cosa dobbiamo fare? non è posta in maniera accademica, distaccata o discorsiva, ma è esistenziale: implica la prontezza a lasciarsi indicare la strada da seguire e a percorrerla.

 

Viene da pensare alla figura di Maria: il saluto dell'angelo, il turbamento di Maria; il messaggio dell'angelo e la domanda trepida di Lei: Com'è possibile?; la risposta dell'angelo e la parola di Maria: Avvenga di me quello che hai detto.

 

E' la domanda circa la volontà di Dio che ora unicamente importa e che è l'unica a poter far trovare la via che porta alla vita. Essa sta all'inizio anche dell'Opera di Maria e determina il suo caratteristico modo di leggere e di vivere il vangelo e di ricercare sempre di nuovo l'unità. Che cosa dobbiamo fare ora?, questa è la prima ed ultima domanda, la domanda più importante di coloro che sono stati colpiti dallo Spirito.

 

 

Il miracolo della conversione:
molte forme - una stessa realtà

 

4. Ora occorre parlare del miracolo della conversione, della metanoia, della penitenza. Il testo evidentemente parla di questo processo e lo presenta così: ovunque una persona viene colpita dalla parola piena di Spirito e comincia a interessarsi di Dio e della sua volontà, ha inizio la conversione.

 

Questa può avvenire in modo drammatico, come nel caso di Paolo (anche lui, comunque, deve poi lasciarsi dire che cosa deve fare At 9,6) o in un processo impercepibile, come successe a molti delle generazioni seguenti, cresciuti nella comunità cristiana. Ma sempre è dovuta all'azione nascosta dello Spirito Santo, riconosciuta in genere come tale soltanto in retrospettiva.

 

Per parlare nel modo più adeguato di conversione, rinnovamento, penitenza, occorre far ricorso a termini come movimento, dynamis, processo. Benché ci sia l'atto della prima e in questo senso spesso unica conversione dalla incredulità alla fede, dalla fede falsa a quella vera, dalla fede morta a quella viva, rimane però il fatto che tutta la nostra vita è un cammino di conversione in conversione, di penitenza in penitenza.

 

Occorre la conversione progressiva degli strati più profondi e nascosti della nostra anima, la penetrazione delle sue parti ribelli.

Abbiamo bisogno di rinnovare la nostra fede che altrimenti si va illanguidendo, di riaccendere sempre di nuovo il fuoco della fede, speranza e carità, che altrimenti perde inevitabilmente di intensità.

In effetti, il fuoco del Movimento dei focolari viene mantenuto sempre acceso attraverso lo spirito dell'unità, dell'amore, della ricerca della volontà di Dio. La contemplazione nel silenzio e la vita con Gesù in mezzo sono le vie per le quali ci si apre all'azione dello Spirito, affinché ci trasformi.

 

5. E con ciò arriviamo alla risposta degli apostoli alla domanda che è stata posta loro.

Il primo passo da fare è la conversione e l'abbiamo già considerato. Qui c'è da aggiungere, che quello che lo Spirito Santo ha messo in moto, deve essere seguito da un impegno personale cosciente. E' la tensione complementare tra il lo deve fare Lui e il lo devo fare io: ... attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. E' Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare (Fil 2, 12 ss.). E' un tutt'uno, eppure c'è da distinguere tra l'agire dello Spirito e la nostra obbedienza attiva di fronte a questo agire.

C'è da tener presente un aspetto importante: l'annuncio degli apostoli e l'ascolto e la reazione dei presenti non vengono descritti come avvenimenti individuali, ma come azione comunitaria. Ciò che il testo descrive è un movimento nel senso più profondo di questa parola. Lo Spirito mette in moto e le persone si lasciano muovere insieme. In questo senso, l'Opera di Maria è, come spesso diciamo, un Movimento.

 

6. Il secondo passo è una conseguenza logica: ciò che è iniziato nell'incontro e nel movimento porta, attraverso il battesimo e il perdono dei peccati, ad un'unità e una comunione nuova, ben precisa, vincolante.

Colui che si è convertito, ora sa in quale direzione è incamminato: verso la comunione col Dio Trino ogni barriera è stata tolta attraverso il perdono e la riconciliazione ; e verso la comunione con i fratelli e le sorelle, donata dalla presenza del Signore dove due o tre sono uniti nel suo nome.

Anche qui si può dire, ringraziando Dio, che il mutuo riconoscimento del battesimo è l'espressione di quell'unità di base che unisce tutti i cristiani, sì che al di là di tutte le divisioni possiamo chiamarci fratelli e sorelle. Non ci è ancora data l'unità alla mensa eucaristica, ma grazie allo Spirito Santo la portiamo nel cuore come desiderio e speranza .

 

7. Il terzo passo nella nuova vita è la promessa: ... riceverete il dono dello Spirito Santo.

E' da notare la forma al singolare: dorean, dono. Non si parla quindi qui dei carismi o dei frutti dello Spirito, ma è lo stesso Spirito che si dona come dono.

Come si può sperimentare questo?

Io avverto in me questo dono come inizio pur contrastato dal mio io di una vita nuova che si manifesta come fede, speranza, amore, lode, ringraziamento, preghiera, conoscenza e confessione della fede.

Io vedo questo dono nei fratelli e nelle sorelle, nella loro fede, speranza e carità, nella loro parola ed opera, e ancor più nella presenza sensibile dello Spirito in tutto il loro parlare ed agire. Maria è il prototipo di essi: sono i grandi e piccoli testimoni della fede. Questo, io lo sperimento anche, ed in modo particolare, nel Movimento.

Io avverto questo dono e qui forse nel modo più profondo ed evidente nell'esperienza che facciamo quando, per l'amore reciproco sperimentiamo la presenza di Gesù in mezzo a noi.

 

L'intenzione dello Spirito è quella di manifestare il Padre e il Figlio. Egli è la claritas, la gloria del Padre e del Figlio. Quando viviamo con Gesù in mezzo a noi, siamo nello Spirito e Lui è in noi, perché Egli ci fa conoscere e sperimentare proprio questo.

 

Günther Bransch