Lo Spirito Santo e i lontani

 

a cura di Hubertus Blaumeiser

 

L'immane compito della nuova evangelizzazione ci pone a confronto col grave problema dell'ateismo e ancor più dell'indifferentismo. Un'eclissi dello Spirito, specie nel mondo occidentale? Abbiamo approfondito l'argomento con Claretta Dal Rì e Arnaldo Diana, incaricati, in seno al Movimento dei focolari, di un apposito Centro per il dialogo con i lontani. Ne è risultata una lettura del fenomeno in profondità, assieme ad un'esperienza quanto mai consistente fiorita da un carisma del nostro tempo che si sente fatto anche ed in particolare per i lontani.

 

 

GEN'S: Nonostante  lo  spiraglio  aperto dagli avvenimenti dell'Est e il risveglio religioso che vi è connesso, l'ateismo e l'indifferenza religiosa rimangono come ebbe a dire la Gaudium et Spes uno dei fatti più gravi del nostro tempo. Quale l'interpretazione del fenomeno, in seno al Movimento dei focolari?

 

Non ci si illude, certo, sulla gravità del fenomeno che, dal Concilio ad oggi, si è ancor più dilatato. L'ateismo in sé, come lotta alla religione o negazione esplicita di Dio, è in calo, ma aumenta sempre più l'indifferenza religiosa, il comportarsi come se Dio non ci fosse, o fosse così lontano da non doverne più tener conto, il radicale prescindere da Lui.

L'annuncio cristiano si trova per la prima volta di fronte ad un problema del genere. Agli inizi la Chiesa ha incontrato sì il paganesimo, ma esso era in fondo un fatto religioso; essa poteva parlare, ai fedeli di molti dei, dell'unico Dio. L'indifferentismo religioso odierno, invece, viene definito come post-cristiano, nato cioè in un terreno cristiano.

 

Alcune statistiche dicono che due uomini su tre sembrano non percepire quello che la Gaudium et Spes definisce l'intimo e vitale legame con Dio (n. 19) o sembrano comportarsi come se tale legame non ci fosse. L'aveva preconizzato, ancora decenni fa, il teologo e martire evangelico D. Bonhoeffer diagnosticando acutamente che l'uomo occidentale si comportava come se non avesse più bisogno di Dio.

 

Da una parte, quindi, la situazione è tale da far pensare ad una vera e propria eclissi del Divino nella nostra epoca; dall'altra, la fede e l'esperienza ci sono testimoni del contrario.

 

La fede: se l'uomo è forse lontano da Dio, Dio certamente non lo è dall'uomo, e lo Spirito Santo raggiunge comunque il cuore, la coscienza, il centro della persona.

 

L'esperienza: Le manifestazioni del nostro Movimento sono frequentate da lontani di vario tipo: atei dichiarati o indifferenti, non praticanti, marxisti, ex-appartenenti a gruppi eversivi ecc., e questo è per noi una conferma di quanto ci dice la fede riguardo all'universalità dell'azione dello Spirito. Tutti sono candidati all'unità, ripete spesso Chiara Lubich. Ebbene, molti di questi non credenti che sono venuti a contatto col Movimento si sono effettivamente, sebbene in modi e gradi diversi, aperti a Dio.

 

 

Il fenomeno della non-credenza
occorre leggerlo, pur nella sua negatività,
all'interno dell'azione dello Spirito

 

Pur nella coscienza del dramma, c'è quindi in noi un atteggiamento fondamentalmente ottimistico: siamo convinti che lo Spirito non agisce solo in questo o quel lontano, ma in tutti gli uomini e in tutta la storia. Lo Spirito riempie l'universo, canta la liturgia, realtà che noi abbiamo approfondito durante tutto quest'anno, alla luce di una conversazione, ricca di stimoli ed approfondimenti, propostaci da Chiara Lubich.

 

Sotto l'azione dello Spirito ne siamo convinti, la storia progredisce man mano verso la completezza finale in cui Dio, in pienezza di Spirito Santo, sarà tutto in tutti, come dice Paolo, fino cioè alla piena partecipazione degli uomini alla vita trinitaria, di cui parla la Dominum et Vivificantem (n.9).

 

La realtà creata, quindi, è destinata a progredire e non a regredire: è questa l'azione dello Spirito. Il fenomeno della non-credenza e gli altri grandi fenomeni del nostro tempo, pur nella loro negatività, occorre leggerli all'interno dell'azione dello Spirito, protagonista della storia della salvezza e quindi di tutta la storia, come diceva anni fa K. Rahner.

 

Va però precisata meglio la radice di questa visione fondamentalmente positiva. Non si tratta infatti di facile ottimismo, bensì di prendere sul serio un aspetto importante della fede cristiana che la Commissione Teologica Internazionale nel 1980 ha espresso in questi termini: Qualunque sia l'allontanamento dell'uomo peccatore nei riguardi di Dio, esso è sempre meno profondo del distanziarsi del Figlio rispetto al Padre nel suo svuotamento chenotico (Fil 2, 7) e della miseria dell'abbandono(Mt 27, 46).

L'abbandono di Gesù in croce è stato sin dall'inizio uno dei principali cardini della spiritualità del Movimento dei focolari. E' da questo cardine che prende le mosse l'atteggiamento del Movimento nei confronti dei lontani. Ed è per esso che il dialogo con i lontani è uno degli scopi specifici del Movimento. Infatti, se ci poniamo di fronte a quella che Chiara nell'83 aveva chiamato la più grande disgrazia del mondo, più grave ancora della povertà materiale, perché compromette nell'uomo la vita dell'eternità, nella luce di Gesù abbandonato, in questo mistero ci viene schiusa l'azione universale di Dio a favore degli uomini. Viene da pensare al Servo di Jahvé di Isaia 53: Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Gesù crocifisso ed abbandonato, in effetti,  abbraccia in sé ogni male, colpa e infermità dell'uomo, compresa la colpa e l'infermità di essere lontani da Dio, il male, forse, più grande. Ma proprio così Gesù diventa fonte dello Spirito. Patendo l'abbandono per tutti, Gesù ha effuso lo Spirito su tutti. E se è vero che il corpo crocifisso di Cristo abbraccia tutti, allora lo Spirito, pur misteriosamente, conduce ogni uomo al Padre.

 

 

 

Presa di coscienza conciliare:
l'azione dello Spirito anche fuori
del corpo visibile della Chiesa

 

GEN'S: L'attenzione del Movimento dei focolari verso il fenomeno della non-credenza si inserisce nel contesto di una vera e propria svolta avvenuta in questo secolo in ambito ecclesiale rispetto ai non credenti. Potreste evocarne alcuni dei segni più significativi?

 

Come si sa, fino a non troppo tempo fa, nella Chiesa gli atei erano semplicemente considerati come peccatori da redimere. Alcuni santi offrivano la vita per espiare le loro colpe, per partecipare alle sofferenze che loro infliggevano a Gesù e così via.

 

Sotto la guida dello Spirito, il pontificato di Giovanni XXIII prima e di Paolo VI poi, e con loro il Concilio Vaticano II, hanno instaurato una nuova apertura verso i non-credenti, e quindi verso tutti gli uomini.

 

Nella Pacem in terris, nel '63, Giovanni XXIII parla per la prima volta di incontri e intese nei vari settori dell'ordine temporale, fra credenti e non-credenti, incontri e intese che possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio (n. 154). Paolo VI ha istituito poi l'attuale Pontificio Consiglio per i non credenti, che svolge un lavoro preziosissimo, attualmente con il Cardinale Poupard come presidente, di cui conosciamo personalmente l'amore enorme per in non credenti.

 

Il Consiglio Mondiale delle Chiese opera in questo stesso senso, attraverso il dialogo con le fedi e le ideologie vive. Dice a questo proposito una pubblicazione del Consiglio Mondiale: Le Chiese del movimento ecumenico sentono la vocazione a sforzarsi di creare l'unità dell'intero corpo di Cristo, e ... l'unità del genere umano. Riconoscono che una vera unità non può esserci senza la pace, la giustizia e la libertà per tutti. Dobbiamo essere fedeli a questa vocazione e nutrire la fede in essa.

Similmente si esprime, nell'89, il documento finale dell'Assemblea Ecumenica Europea tenutasi a Basilea: Sentiamo un bisogno urgente non solo di dialogo con chi ha fedi diverse e visioni del mondo diverse, ma sentiamo anche un bisogno urgente di un'azione congiunta a favore della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Condividiamo questo impegno con altre persone di buona volontà (n. 91).

Quanto alla Chiesa cattolica, i fondamenti del suo nuovo rapporto col mondo e con i non credenti sono evidentemente da cercarsi soprattutto nel Concilio Vaticano II. Ricordiamone qualche passo saliente.

La Gaudium et Spes inizia parlando di intima unione della Chiesa con l'intera famiglia umana (n. 1), nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive (n. 2), e dice poi: Pertanto il santo sinodo, proclamando la grandezza somma della vocazione dell'uomo e affermando la presenza in lui di un germe divino, offre all'umanità la cooperazione sincera della Chiesa al fine di stabilire quella fraternità universale che corrisponda a tale vocazione. Non è mossa la Chiesa da alcuna ambizione terrena; essa mira a questo solo: a continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito (n. 3).

Più in là la Gaudium et Spes si dice convinta che Lo Spirito di Dio... dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra (n. 26) e che opera nel cuore degli uomini (...) ispirando, purificando e fortificando quei generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita (n. 38).

Rifacendosi al grande documento conciliare, Giovanni Paolo II nella Dominum et vivificantem non esita ad affermare l'azione dello Spirito Santo anche al di fuori del corpo visibile della Chiesa (n. 53) e cita la Gaudium et Spes al n. 22, secondo cui la grazia agisce nel cuore degli uomini di buona volontà. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è (...) quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale.

 

Altri elementi importanti si trovano nella Lumen Gentium, specialmente al n. 16. Tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro (nei non credenti) vi si legge , è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione al vangelo, e come dato da Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. Poco prima, sempre allo stesso numero, la Lumen Gentium si mostra convinta della non lontananza di Dio da quelli che cercano un Dio ignoto nelle ombre e nelle immagini, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, come dice il testo fondamentale di 1 Tim 2, 4 cui il Concilio si rifa'. E prosegue: Né la divina provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che senza colpa da parte loro non sono ancora arrivati a una conoscenza esplicita di Dio, e si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta.

 

 

 

La testimonianza di Gesù e dei santi:
i lontani come compagni di mensa

 

GEN'S: Non sempre, all'interno della Chiesa, questo nuovo atteggiamento è compreso e condiviso. Quale ne può essere la causa?

 

Ci sembra che si debba dire che siamo di fronte a una profonda maturazione della coscienza ecclesiale. Si tratta, infatti, non di una rottura con la Tradizione, ma di un riemergere in più distinta comprensione di aspetti importanti del messaggio evangelico. Gesù ha versato il suo sangue per i molti, cioè per tutti, è venuto per i malati, per la pecorella smarrita, per i peccatori. Ed è stato capito anche ed anzi in particolare da chi era considerato lontano dalla religione e quindi ritenuto irrecuperabile, cioè dai pubblicani e dalle prostitute.

 

Quando Gesù gridò l'abbandono e morì, donando lo Spirito, allora dice Marco il centurione (un pagano!) che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: Veramente quest'uomo era Figlio di Dio! (Mc 15, 39): lo Spirito sgorgato da Gesù in croce riconduce i lontani a Dio. Luca aggiunge a questo punto la parola di fede di un altro lontano, il buon ladrone toccato anche lui dalla Croce e quindi dallo Spirito: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno (Lc 23, 42); i primi a credere, lì, sono stati due lontani.

 

Questa apertura del messaggio evangelico trova testimonianze in tutto l'arco della storia della Chiesa. Dice, ad esempio, Origene: Cristo è salvatore di tutti gli uomini... è vittima espiatrice per i peccati nostri e del mondo intero.

 

Gregorio di Nazianzo prega così: Ogni volta che uno è caduto, concedimi di piangere così che, mentre piango su un altro, io pianga su me stesso.

 

Francesco d'Assisi, vissuto in pieno periodo di crociate contro gli infedeli (come venivano chiamati allora) crociate che non condivideva , andò nel 1219 a trovare in umiltà il sultano d'Egitto, e mandò i suoi frati in missione a morire per tali infedeli, per i quali raccomandava di avere solo l'amore evangelico così da essere sottomesso ad ognuno di loro, come dice nella regola del 1221.

 

In tempi più vicini, c'è la testimonianza di Teresa di Lisieux. Nella sua notte oscura ella ha provato la lontananza da Dio e là si è sentita molto vicina a tutti quelli che sono lontani da Dio, tanto da desiderare diceva di essere la loro compagna di mensa: li vedeva come i prediletti di Gesù.

 

 

 

L'abbandono di Gesù come chiave,
la presenza del Risorto come meta

 

GEN'S: Quale l'atteggiamento dei membri del Movimento verso i non credenti?

 

Innanzi tutto un atteggiamento di umiltà. Riferendosi ai testi conciliari già citati, che attestano la possibile presenza della grazia dello Spirito Santo nel non credente, Chiara ci ha sempre raccomandato di star ben attenti a giudicare: non possiamo mai escludere che sia più in grazia di Dio l'ateo che ci viene a visitare, che non noi stessi.

 

Ma soprattutto, anche coi non credenti, cerchiamo di stabilire un rapporto di carità. E qui ci sono di grande aiuto le semplici indicazioni della spiritualità dell'unità che fanno del Movimento una vera e propria scuola dell'amore evangelico: amare l'altro come sé, vedere Gesù nei fratelli, amare tutti, amare per primi. O ancora, come Chiara ci ha spiegato nelle occasioni più varie: Tendere al primato evangelico mettendosi a servire tutti; servire, ... vedere in tutti dei padroni; farsi uno, in termini moderni vivere l'altro, partecipare ai suoi sentimenti, cercare di portare i suoi pesi. Non vivere più per noi stessi, ripiegati su di noi... farsi uno tranne che nel peccato. Avere fiducia sempre di fronte a tutti. E' questo l'atteggiamento che cerchiamo di avere nei confronti di tutti e quindi anche dei non credenti. Poi dipende da Dio il momento della loro chiamata e da loro il corrispondere o meno.

 

Spesso in questo modo si stabilisce un vero rapporto di amore reciproco e questo ci ha portato a una scoperta straordinaria: dato che c'è la possibilità che siano in buona fede, in grazia di Dio, possiamo persino in certo modo stabilire con loro, per l'amore reciproco, anche senza che loro lo sappiano, la presenza di Gesù in mezzo a noi e dare così una testimonianza bellissima. E' quanto spesso si verifica, per esempio, sul posto di lavoro in quelle che noi chiamiamo cellule d'ambiente.

 

Abbiamo già accennato a quello che ci muove in tutto questo. Guardiamo tanto ai lontani perché ravvisiamo in loro un riflesso di Gesù abbandonato in croce. Abbandonato dal Padre, Gesù in un suo modo ha provato anche lui il non sentire più Dio, il non vederlo più: il sentirsi lontano da Dio.

 

Ma c'è di più. Per poter essere fonte dello Spirito nei confronti dei non credenti, occorre che noi stessi riviviamo in qualche modo l'abbandono di Gesù. Agli atei ci ha detto un giorno Chiara alludendo al fatto che per loro Dio non c'è, tutto è qui sulla terra occorre presentare cristiani che amino talmente questi uomini da saper provare, come Gesù abbandonato se così si può dire la perdita di Dio per gli uomini. Insomma cristiani che sanno farsi..., per salvare i propri fratelli, crocifissi viventi. Allora gli atei, piano piano, simpatizzeranno per questi uomini semplici, ma interi, come sovente vogliono essere loro. E dalla simpatia nascerà il colloquio. E dal colloquio la comunione: il divino entrerà nelle loro anime e nella società....

 

 

 

Dalla simpatia
ad un'apertura verso la fede

GEN'S: E quali gli effetti di questo atteggiamento?

 

Un primo effetto è questo. La gente di qualunque tipo si mostra molto sensibile all'amore. Ecco cosa dicono: Anche se non credo in Dio, ho capito che l'amore è l'unica via da percorrere. A Pechino porto il vostro amore, il vostro modo di amare (si tratta di studiosi cinesi che hanno dimorato in Italia). Anch'io voglio amare così.

 

Numerosi cittadini di Paesi dove non c'è una tradizione cristiana, come la Cina, nei contatti con noi sperimentano la vera amicizia, che è un aspetto dell'amore, e la vogliono diffondere: Abbiamo sperimentato che cosa sia per voi l'amicizia, è una cosa grande. Pur dimorando in un Paese straniero non abbiamo sentito nostalgia per le nostre famiglie, ci avete amato come vi amate fra voi, e ne abbiamo capito il perché. Anche noi vogliamo essere amici come voi lo siete.

 

Spesso poi vogliono impegnarsi insieme a noi accennavamo prima alle cellule d'ambiente perché così dicono il vostro messaggio presenta una linea precisa che sentiamo di condividere in tutto.

 

In un Paese fino a poco tempo fa a regime ateo, persone che non credono sono rimaste colpite dall'unità: vogliono essere unite a noi e fanno come un patto d'unità con noi e fra di loro: Vogliamo essere sempre nel positivo, costruire un mondo basato sulla giustizia e su un rapporto d'amicizia vera con tutti gli uomini. Quando sono con noi, dicono, rifiorisce in loro la speranza.

 

Altre volte, sempre in questo tipo di Paesi, la Parola di vita una frase della Scrittura, commentata mensilmente da Chiara Lubich in vista di un'attuazione il più possibile intensa nel quotidiano è diventata l'orientamento morale per alcuni membri del partito tuttora o sino a poco tempo fa al potere, per semplici militanti o funzionari o amministratori pubblici.

Ciò che avviene in pratica è una lenta penetrazione. In genere il processo è graduale e lungo. Facciamone un significativo esempio: Una giovane giardiniera di un paese allora a regime socialista vede come vive una sua amica, di cui aveva molta stima; saputo da lei che era cristiana, vuole saperne di più e partecipa ad uno dei nostri incontri estivi ai quali confluiscono persone di tutti i ceti e vocazioni e che noi chiamiamo Mariapoli. Lì dice di aver trovato un'atmosfera che lei definisce un'invasione di buono. Vuole acquistare la fede ragionandovi sopra, ma non ci riesce; capisce però una cosa: che deve vivere per l'unità, e comincia e ricomincia. Alla seconda Mariapoli scopre che questa esperienza non è fatta solo per i credenti, ma che tutti possono amare, anche i non credenti. Alla terza Mariapoli dice che non può più vivere senza Gesù, senza le sue parole, anche se dice ancora non crede in Dio.

 

 

 

Gli effetti travolgenti dello Spirito
dove si vive e si testimonia l'unità

 

GEN'S: Ma avvengono anche delle conversioni fino ad una fede esplicita?

 

Volendo tentare un pur parziale bilancio, nell'ultimo anno abbiamo contato 3.000 conversioni dall'indifferenza e dalla non-credenza in genere, come pure dalla non pratica religiosa. Naturalmente, l'azione dello Spirito Santo va oltre tutte le cifre; né tutti i contatti sfociano in conversioni piene e immediate. C'è infatti una grande varietà di modi in cui lo Spirito incide nei cuori: da conversioni, immediate e complete, alla scelta di Dio, all'inizio di un cammino per arrivarci.

Molti si convertono, o cominciano a convertirsi, per quella che Chiara nella sua già citata conversazione sullo Spirito Santo ha chiamato l'atmosfera, l'atmosfera appunto dello Spirito Santo,20 cui accennava anche l'esperienza della giovane giardiniera riferita poc'anzi. Questa atmosfera caratteristica che spesso si respira nei nostri raduni noi non la attribuiamo al semplice entusiasmo ma ad un fatto spirituale: la presenza di Gesù in mezzo a coloro che decidono di amarsi a vicenda con quella radicalità che suggerisce il comandamento nuovo di Gesù; presenza che porta con sé come dicono i Padri lo Spirito.

 

Dai nostri amici non credenti quest'atmosfera è avvertita come atmosfera di serenità e di gioia, clima di fraternità e di famiglia. Ho sperimentato dicono cos'è l'amore, l'unione. Da molto tempo non andavo in chiesa, oggi mi si è risvegliato il desiderio d'incontrarmi con Dio. Io qui sto così bene, non so dire cosa sia... ritrovo me stesso. Ho avvertito una forza e una presenza che mi porto dentro.

 

Molti e profondi sono gli effetti di quest'atmosfera che reca lo Spirito. Vale la pena ricordarne qualcuno.

 

Un giovane partecipa ad un Genfest, dicendo subito di essere ateo. Più tardi, però, ammette: Non credo nel Dio che mi presenta la Chiesa, ma al vostro Dio mi piacerebbe credere. Qualche mese dopo in un convegno, durante la riunione in piccoli gruppi, dice di essere costretto ad ammettere che Dio c'è perché l'ha sperimentato presente in mezzo a tutti e perché Egli aveva per la prima volta nella sua vita parlato al suo cuore dandogli una gioia sovrumana. In seguito questo giovane ha dato vita a un gruppo di una ventina di giovani lontani.

 

Un altro, durante la Mariapoli: Cosa riuscissi a capire dei raduni non so. So soltanto che ad un certo punto, senza vergognarmi degli altri che mi vedevano, mi sono sentito spinto ad andare dal sacerdote che confessava, nonostante la mia avversione per i preti. Ho fatto la comunione dopo 20 anni ed ora mi sento felice.

 

Una signora: Mi ero allontanata totalmente dalla Chiesa e non ero capace di avvicinarmi al Corpo di Cristo. In questa Mariapoli sono riuscita a dimenticare tutto il passato, ho sentito il bisogno di confessarmi e di tornare alla comunione.

 

Un detenuto che ha partecipato alla Mariapoli con un permesso speciale: Grazie, perché sono riuscito per la prima volta a sentirmi a pieno titolo figlio di quel Padre che tutto perdona.

Altri ancora si esprimono così: Ho riacquistato la forza di ricominciare, Nella mia vita mancava il più: Dio.

 

Spesso gli effetti sono più sfumati, progressivi, come testimoniano le espressioni seguenti: Anche se non credo in Dio, ho capito che l'amore è l'unica via da percorrere. Un marxista che si avvicina all'Amore come può definirsi?. Non riesco a credere in Dio, ma qui siete così convinti che mi viene qualche dubbio; da solo non ce la faccio, dobbiamo continuare a vederci. Credevo che Dio fosse l'oppio per tanti, ma qui ho scoperto un Dio vivo, sono certo che amando l'uomo come voi fate, Lo incontrerò profondamente.

 

Importante anche questa affermazione che spesso ricorre, con accezioni diverse, ed esprime bene quello che ci vuole perché una persona si possa aprire lentamente alla fede: Mi sono sentito libero: questo è un Movimento che dà spazio a credenti e non credenti.

La nuova evangelizzazione deve partire da una rievangelizzazione dei cristiani stessi

 

GEN'S: Che cos'è determinante, secondo voi, per un incontro sempre più pieno fra Chiesa e mondo odierno?

 

Ci sembra che lo Spirito non manchi di illuminare la Chiesa sul perché della non-credenza e di suggerirle cosa fare. Al V Simposio dei vescovi europei, Giovanni Paolo II ha dichiarato, il 5 dicembre dell'82, che le crisi dell'uomo europeo sono le crisi dell'uomo cristiano. E' importante prendere coscienza che noi cristiani non siamo affatto incolpevoli per il diffondersi del secolarismo e della non-credenza, e che la prima cosa da fare è convertirci noi stessi e vivere più profondamente il vangelo: la nuova evangelizzazione non può che partire da una rievangelizzazione dei cristiani stessi.

Il fenomeno post-cristiano della non-credenza si supera quindi con un nuovo approfondimento della vita cristiana. Questa necessità di una vita cristiana più autentica è confermata da certe espressioni di lontani oltre ad alcune già citate prima che dicono di aver scoperto o più spesso incontrato e sperimentato Dio come un Dio vivo, diverso da quello che avevano pensato fosse.

 

Nonostante le innegabili difficoltà, il contesto, ci sembra, è favorevole. Le ideologie stanno crollando. Ma con esse crollano anche le due grandi illusioni anticristiane degli ultimi secoli, l'illusione illuministico-liberale dell'onnipotenza della ragione e l'illusione marxista dell'onnipotenza dell'azione. Con esse crollano molti pregiudizi e molta indisponibilità al rapporto con i cristiani. La gente, normalmente, non ci è contro, ma è aperta ad un cristianesimo coerente: è, come dice il Concilio, lo Spirito che li prepara all'accoglienza del vangelo.

 

Oltre allo spartiacque fra credenti e non-credenti, c'è ora lo spartiacque fra uomini impegnati per gli altri e uomini non-impegnati, per cui ci si apre il nuovo dialogo con tutti gli impegnati non credenti sulla base di opere concrete a vantaggio dell'uomo.

 

Quello che fa breccia è un cristianesimo integrale, non ridotto alla sola dimensione liturgico-religiosa. Ce lo dicono numerose esperienze, non ultima quella recente del Genfest '90 con la presenza di oltre 16.000 giovani, fra cui molti lontani. L'ideale di un mondo unito ideale insieme umano ed evangelico attorno al quale ruotava questa manifestazione ha avuto in loro un grosso impatto. Molti in quell'occasione hanno trovato non solo Cristo ma anche grazie alla presenza del Papa in questo particolare contesto la Chiesa.

 

E' un'esperienza che facciamo da alcuni anni: i lontani sono  attratti da questo ideale del mondo unito che il Movimento propone loro. Citiamo ancora qualche esempio. Dopo la giornata di Umanità Nuova, cui prima accennavamo, un giornalista di un Paese socialista, lontano, ci ha lasciato questa impressione: Solo in questo modo si costruisce l'unità vera fra i popoli... Ho ricevuto un'enorme ricchezza ed ora voglio rivedere la mia posizione, vorrei vivere anch'io così. Voglio far conoscere questa vita a tutti i miei amici.... In un'altra occasione, un militante marxista in Italia, dopo aver visto la videoregistrazione di un discorso di Chiara sull'unità, ci ha detto: In queste parole non c'è proselitismo, ma un progetto grandissimo di unità a cui tutti gli uomini possono contribuire. Oggi sulla terra non c'è un ideale più vero di questo.

E' la Chiesa che ha la vocazione, prima di noi, di fare i popoli tutti uniti..., ha osservato a questo proposito Chiara in un recente discorso. Se noi stiamo uniti con lei e trasciniamo tutti ad essere uniti con lei, allora lei può svolgere veramente, efficacemente, realmente, questo compito dell'unità dei popoli.21 E' quanto tutti ci auguriamo.

 

a cura di Hubertus Blaumeiser