Alle radici del dialogo

 

In san Massimo il Confessore, che nella prima metà del settimo secolo è il Padre della Chiesa che sintetizzò tutta la dottrina del periodo patristico, le manifestazioni del Verbo (Il Verbo si contrae e prende corpo) sono state sostanzialmente tre.

 

Il cosmo è la prima teofania: Per amore verso di noi si nasconde misteriosamente nelle essenze delle cose spirituali degli esseri creati come in altrettante lettere, presente in ciascuna in modo totale e in tutta la sua pienezza (...). In ciascuna delle diverse realtà si trova nascosto colui che è Uno e eternamente identico; in tutte le cose composte si trova nascosto colui che è semplice e senza parti; nelle cose che ebbero un giorno inizio, colui che non ha origine; nel visibile, colui che è invisibile; nel tangibile, colui che non è tangibile.

 

La seconda incarnazione del Verbo è avvenuta nella Scrittura: Per amore di noi, lenti a comprendere, s'è degnato esprimersi nelle lettere, nelle sillabe e nei suoni della Scrittura in modo da trascinarci al suo seguito e unirci a lui in spirito.

 

La terza incarnazione è avvenuta nella carne, nel seno di Maria, quando si è degnato contrarsi per prendere un corpo e insegnarci, nella nostra stessa lingua e attraverso parabole, la conoscenza delle realtà sante e nascoste che trascendono ogni linguaggio (PG 91, 1285-1288).

 

Quest'ultima incarnazione personale del Verbo, comunque, è un mistero ancora più inconcepibile degli altri, poiché incarnandosi Dio non si lascia comprendere che apparendoci ancora più incomprensibile. Resta dunque nascosto anche in questa manifestazione (Ibid. 1048-1049).

 

Si può allora capire come per questo nascondimento gli uomini siano giunti a voler annullare ogni differenza tra Dio e loro stessi, poiché per san Massimo solo chi conosce il significato della croce e della morte può conoscere il senso delle cose, e solo chi è iniziato al significato nascosto della risurrezione conosce lo scopo per cui Dio fin dal principio ha creato il tutto (Ibid. 1360).

Vari livelli di dialogo sono dunque possibili: da quello cosmico-ecologico per incontrarsi con l'unico Dio nascosto in ogni creatura e in ogni uomo, a quello della Scrittura per scoprire in essa il Dio vivente della storia, a quello tipicamente cristiano che trova Dio nel volto umano di Cristo che nel suo folle amore (sempre san Massimo) si è svuotato per svelarci attraverso l'abisso della croce la sua natura di Dio, l'Amore tripersonale.

Ma il primo passo, per san Massimo, dev'essere dei cristiani i quali, rivivendo in sé il mistero pasquale della morte e risurrezione diventano immagini personali del Logos, capaci dunque di scovare e mettere in luce i logoi delle realtà terrestri in vista della unificazione e trasfigurazione dell'universo, opera dello Spirito Santo che è il Regno sussistente di Dio, tanto che ciò che Matteo chiama Regno, un altro evangelista (variante di Luca 11, 2) lo chiama Spirito Santo (nel versetto del Padre nostro): che il tuo Spirito venga (Comm. alla preghiera del Signore, PG 90, 884).