Pastorale a partire dai rapporti

 

Una Chiesa di persone

 

di Dario Ferraro e di Giuseppe e Lina Tarallo, Italia

 

In un contesto difficile come quello di Casavatore (Napoli), dove mancano strutture e persone impegnate e dove la violenza è di casa, si sarebbe portati a limitarsi al culto e a qualche pesca di beneficienza. E invece vi è nata una comunità fiorente la cui vita evangelica si è espressa via via in dimensioni sempre più ampie.

 

Don Dario:   Da sei anni sono parroco a Casavatore nella periferia nord di Napoli con 10.000 abitanti provenienti quasi tutti dal centro storico della città - uno dei luoghi più poveri - o da altre province della regione campana: una popolazione di immigrati con tutti i problemi che si possono immaginare. Le famiglie, sradicate dalle loro tradizioni, non erano ancora riuscite a creare rapporti profondi tra di loro, per cui ognuna era portata a chiudersi in se stessa e ad evadere, appena possibile, verso il paese di origine in cerca di calore umano tra parenti ed amici.

Anche dal punto di vista religioso la situazione lasciava molto a desiderare. La parrocchia, di recente costituzione, non aveva neanche una chiesetta come punto di riferimento e, da vari mesi, era senza parroco, essendo difficile trovare un sacerdote che avesse la forza e il coraggio di operare in un simile contesto.

Anch'io ho avuto paura di accettare l'invito del vescovo e, solo pensando alle parole di Gesù : “Chi ascolta voi, ascolta me”, mi sono deciso a dire di sì. Parlando con sacerdoti coi quali cerco di vivere la spiritualità dell'unità, è stato subito chiaro che non dovevo preoccuparmi tanto delle difficoltà che avrei incontrato, ma impegnarmi a vivere l'unità con loro e a costruire quest'unità con i parrocchiani.

Ho cominciato il mio lavoro con questa disponibilità e mi sono accorto subito che la mancanza di una chiesa materiale ha avuto il suo risvolto positivo, perché mi ha spinto ad andare in cerca delle persone e a creare con loro e tra di loro rapporti nuovi.

Ben presto, infatti, ho potuto notare i primi frutti di questo tipo di pastorale: le famiglie si sono aperte, hanno riacquistato fiducia ed hanno cominciato a comunicare, creando tra di loro un clima nuovo.

Dopo qualche mese alcune persone mi hanno manifestato il desiderio di approfondire il loro rapporto con Dio e tra di loro ed abbiamo cominciato insieme un cammino, mettendo come base l'impegno di vivere la Parola di Dio e di mettere in comune i frutti, le esperienze vissute. All'inizio eravamo un piccolissimo gruppo, poi quest'esperienza, grazie anche alla venuta di un altro sacerdote con cui condivido quest'ideale dell'unità, ha coinvolto spontaneamente altre persone ed ora siamo un centinaio che si incontra mensilmente per portare avanti questa vita. Tra i parrocchiani così impegnati alcuni hanno sentito la chiamata di Gesù a vivere con più radicalità il vangelo ed hanno messo a disposizione della comunità parrocchiale il loro tempo libero.                   

                                                                                                                                            

 

 

Da ospiti della parrocchia

a protagonisti e costruttori

 

Lina Tarallo: Mio marito, Giuseppe, ed io siamo sposati da 16 anni, abbiamo due figli di 15 e 13 anni, lavoriamo entrambi e siamo tra quelle famiglie che sono state attratte dall'amore scambievole che circola nella nostra comunità parrocchiale.
Abitiamo a Casavatore dal 1976, ma solo da alcuni anni ci sentiamo parte viva di questa località, da quando cioè abbiamo riscoperto la parrocchia come comunità. Prima, vivendo isolati, appena ci era possibile, scappavamo via per ritrovarci nel nostro paese d'origine con i nostri parenti e con i vecchi amici.

Ciascuno di noi è stato toccato personalmente dall'amore di Dio ed abbiamo capito poi che dovevamo crescere insieme nella fede per realizzare il progetto di Dio su di noi, come famiglia. Abbiamo anche riscoperto che per essere un dono per gli altri in parrocchia dovevamo prima vivere bene il nostro rapporto di coppia e quello con i nostri figli. Con questo impegno abbiamo cominciato ad aiutare in parrocchia, nel tempo libero, mettendo a disposizione i nostri talenti.

Giuseppe Tarallo: Tempo fa sono stato invitato dal parroco a far parte del Consiglio parrocchiale per gli affari economici. In un primo momento sono rimasto un po' meravigliato che mi si chiedesse la collaborazione in un campo per il quale non sono un esperto, ma poi mi son reso conto che l'importante è dare il mio contributo insieme agli altri componenti per creare tra noi quel clima di comunione che permette a Gesù in mezzo a noi di farci prendere le decisioni più giuste per la nostra comunità.

Sono venuto così a conoscenza dei problemi e dei bisogni che esistono nell'ambito del territorio parrocchiale e, parlandone in famiglia, abbiamo avvertito la necessità di vivere pure noi la comunione dei beni non solo spirituale, ma anche economica: il nostro bilancio familiare ora prevede mensilmente un contributo per la parrocchia.

Abbiamo anche venduto una villa fuori città, abbandonando definitivamente il progetto di trasferirci altrove, e parte del ricavato lo abbiamo donato per alcune necessità impellenti della comunità.

Tante altre persone partecipano a questa comunione economica e questo ci permette di soddisfare tutte le spese per la gestione della parrocchia tanto che finora abbiamo sempre chiuso i conti in attivo, passando da un bilancio deficitario, con cui non si riusciva a pagare neanche il fitto del locale adibito a luogo di culto, ad un bilancio in attivo che ci ha permesso di affittare un locale più ampio dove possiamo svolgere le varie attività parrocchiali.

 

 

 

Presenza del Risorto

che attrae e converte

 

Don Dario: La testimonianza cristiana e l'impegno sempre più concreto dei laici nel vivere il vangelo generano quella presenza di Gesù in mezzo a noi che attrae persone non solo del nostro territorio, ma anche di quelli limitrofi, provocando autentiche conversioni.
Così una bambina che frequentava il gruppo delle adolescenti, ma che non era ancora battezzata, ha voluto prepararsi al battesimo, dicendoci che desiderava s'accendesse nel suo cuore “quella fiammella” che notava ardere nel cuore delle sue compagne. Un giovane di 24 anni, fidanzato con una ragazza della nostra comunità, ha capito il valore dell'eucarestia ed ha voluto prepararsi alla prima comunione. Un altro giovane che, mentre faceva il corso in preparazione alla cresima, contestava la Chiesa, adesso conduce egli stesso un corso di formazione per coloro che si preparano a ricevere questo sacramento.

Molti dichiarano di sentire nella nostra parrocchia qualcosa di particolare che li attrae, e da quando ci hanno conosciuto dicono di non sentirsi più soli. Altri ancora, lontani dalla Chiesa o agnostici, pur non avendo riscoperto il dono della fede, sentono la parrocchia come un punto di riferimento.          

Oltre alle consuete attività parrocchiali quest'anno sono iniziati degli incontri di formazione di un gruppo di 50 bambini che hanno già fatto la prima comunione, ma che vogliono approfondire la loro fede; essi sono guidati da dieci adolescenti che già sentono di fare concretamente apostolato.

Un gruppo di adulte ha sentito la necessità di portare un aiuto particolare in un istituto che accoglie bambine provenienti da famiglie disadattate, come figlie di drogati, separati, carcerati, creando in questo ambiente una presenza materna e mariana.

Lina Tarallo: Le famiglie, che come noi si sforzano di vivere il vangelo, sono diventate sempre più numerose e quest'anno, d'accordo col parroco, abbiamo programmato una serie di incontri mensili per confrontarci tra di noi su tematiche familiari viste alla luce della Parola di Dio. I primi due incontri, a cui sono intervenute circa 40 famiglie, hanno già portato dei piccoli frutti: alcune, prima molto riservate, si son sentite libere di comunicare le loro difficoltà alle altre famiglie presenti, ed altre hanno espresso il desiderio di impegnarsi nella comunità parrocchiale.

 

 

 

Momenti di prova, momenti di crescita

 

Giuseppe Tarallo: Durante quest'anno non sono mancate delle prove. Il nostro parroco, a causa di una malattia improvvisa, si è assentato dalla parrocchia per circa un mese. Questa occasione ci è servita a farci capire concretamente la nostra peculiare funzione di animatori parrocchiali. Sapevamo che era indispensabile rimanere uniti per avere sempre Gesù in mezzo a noi, in modo che ogni iniziativa non fosse portata avanti individualmente, ma in unità. Per questo abbiamo tenuto informato il parroco di tutte le attività che si svolgevano in parrocchia. Un gruppo ha provveduto a turno ad assisterlo; altri si sono impegnati nella conduzione del programma parrocchiale in unità con il viceparroco, in modo che nulla venisse tralasciato o abbandonato al caso.

In quei giorni era prevista la celebrazione del sacramento della confermazione e l'improvvisa malattia del parroco ha creato nei giovani un certo disagio, che è stato subito riempito dall'amore di tutti noi. Alla fine il vicario episcopale, che era venuto per amministrare il sacramento, e gli stessi giovani manifestavano la loro gratitudine per il clima di famiglia creato attorno a loro.

Durante l'assenza del parroco abbiamo portato avanti i lavori di ristrutturazione del nuovo locale per la parrocchia, curando ogni minimo particolare, affinché l'ambiente risultasse semplice, armonioso e accogliente.

In questa occasione abbiamo sperimentato anche in modo tangibile la provvidenza. Una persona che non era ancora inserita nella comunità, venuta a conoscenza delle nostre necessità, ci ha regalato un televisore e un videoregistratore particolarmente costosi.

Don Dario: Dopo che era sorta questa comunità di fedeli uniti nel nome di Gesù, abbiamo sentito il bisogno di costruire anche la chiesa materiale, una casa che potesse accogliere degnamente la nuova famiglia. Abbiamo cercato di sensibilizzare tutte le forze del territorio a questo problema e grande è stata la nostra sorpresa quando abbiamo trovato una inaspettata sensibilità nell'amministrazione comunale guidata da comunisti e socialisti. Essa infatti, notando la rilevanza anche sociale della parrocchia in quel territorio, si è fatta carico di tutta la spesa necessaria per la costruzione della chiesa e degli altri edifici annessi, come le sale per la catechesi e un piccolo teatro. Per noi è stata la risposta alle parole di Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”.

 

Dario Ferraro

Giuseppe e Lina Tarallo