Il contributo di alcuni seminaristi dell'Est

 

 

Tasselli di un mosaico

 

a cura della redazione

 

 

Rivolgimenti come quelli dell'Est non sono “miracoli” improvvisi. La tenacia, la speranza, il perdono: sono queste le gocce cadute per anni a scalfire la roccia di quei regimi totalitari. E' stata questa l'esperienza anche di alcuni seminaristi che, aiutati dalla spiritualità dell'unità, hanno tenuto accesa la fiaccola dell'amore scambievole. Pur nella loro semplicità i fatti di cui parlano testimoniano la grande fede che alla guida della storia non vi è il “caso” ma la provvidenza di un Padre.

 

Sono noti a tutti, ormai, gli avvenimenti che ultimamente hanno interessato le terre dell'Est. Una forte spinta di libertà e di autodecisione ha portato i nostri popoli a un cambiamento profondo e li ha avviati ad una socialità nuova. Gli anni passati sono stati terribili. Venivamo educati a non pensare a Dio, a limitare il nostro sguardo solo alle apparenze e a non preferire altro stato politico che quello costituito. Veniva spesso da scoraggiarsi o da cadere in una logica di contrapposizione, di fronte alla situazione disumana che eravamo costretti a vivere. Solo l'agire nascosto di Dio, pensiamo, ci ha tenuti lontani dall'odio e dalla disperazione. E così nella nostra società si è innescata una corrente di vita nuova. Ognuno di noi, ogni famiglia, ha dovuto fare le proprie scelte in questa situazione. Molti, anzi, moltissimi, non hanno temuto di professare la loro fede in Dio a rischio anche della vita.
Come seminaristi, chiamati un domani a servire tale popolo, ci sentiamo spinti a incarnare nella nostra esistenza nient'altro che il vangelo. Un dono, però, ha illuminato le nostre storie. E' stato l'incontro avuto con il Movimento dei focolari. Portandoci ad una vita autentica, radicale, e dandoci la certezza che tutto passa mentre solo Dio resta, ci ha proiettati a guardare tutti con amore disinteressato.

Ne sono nati tanti episodi, vissuti nella nostra vita di seminario ma anche fuori, che ora vediamo come piccoli tasselli nel mosaico dei grandi rivolgimenti che nel frattempo sono avvenuti. In fondo, le circostanze degli anni passati, che ci impedivano quasi completamente ogni espressione esterna, sono stati un continuo allenamento a ciò che più vale ed è la realtà più rivoluzionaria: un amore radicale per Gesù, a partire dalle piccole cose.

 

 

 

Scegliere Dio prima di tutto

 

L.: Una delle cose che Dio ci ha fatto capire, è come non si possa mai dar per scontata la nostra scelta di Lui. Occorre rinnovarla ogni giorno dandogli nuovamente il primo posto nella nostra vita.

Ricordo un fatto. Avevo il pomeriggio libero ed ero stato in città. Quando sono tornato ho visto un mio compagno che come me stava rientrando in seminario. “Ciao! Come stai?”, gli ho detto. “Male!”, mi ha risposto. “Sono molto stanco. Ho girato tutta la città per comprare uno spazzolino da denti e non l'ho trovato”. “Oh, che fortuna! - pensavo dentro di me - Ho due spazzolini di riserva. Così sono a posto per molto tempo”. Abbiamo camminato per qualche momento l'uno vicino all'altro senza parlare. Poi, man mano, si è fatta strada in me una voce: “Quello che avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli lo avete fatto a me. Credi tu a questo?”       

“Ma se fosse almeno un mio amico”, mi veniva da rispondere. Comunque per tranquillizzare la mia coscienza mi sono superato e gli ho detto: “Guarda, io ho due spazzolini. Te ne do uno”. “Meraviglioso!”, mi ha detto il compagno, felice.

Quanto a me, sapevo come fare. Pensavo infatti dentro di me: “Ne ho due. Uno di fabbricazione nostra che darò a lui. L'altro, quello migliore che viene dall'Occidente, lo terrò per me”. Solo che quando siamo arrivati in camera, si è fatta viva ancora quella voce: “Ma perché vuoi tenere lo spazzolino migliore per te e dare quello peggiore a Gesù nel fratello? Vuol dire allora che per te uno spazzolino è più importante di Dio?”

Questa lotta interiore è durata qualche istante. Poi ho compreso che, se volevo fare sul serio con Dio ora era il momento: Dio voleva verificare la mia scelta per mezzo di... uno spazzolino da denti. Non ho più esitato allora e gli ho dato lo spazzolino migliore. Egli, sorpreso, mi ha ringraziato, mentre in me è nata una indescrivibile gioia.

 

 

 

Unità con chi ci rappresenta Dio

 

J.: Nel mio seminario, prepariamo, a turno, un pensiero spirituale da proporre, prima della cena, a tutta la comunità. Una volta scritto su un foglio lo si da al rettore, il quale lo legge e lo corregge se ce ne fosse bisogno. La maggior parte dei seminaristi, però, era contraria a questa consuetudine, poiché si sentiva come ostacolata e limitata.

Quando è arrivato il mio turno, per sollevare il clima che si era creato, ho pensato di inserire nel pensiero anche qualcosa di divertente. Gli studenti, però, mi dicevano: “Devi fare come noi! Non scrivere ciò che vuoi dire, perché altrimenti il rettore magari non te lo permette; se invece non ne saprà niente, tu puoi dirlo ugualmente”. D'altra parte, convinto che il mio rapporto con Dio passava attraverso l'unità con chi ce lo rappresenta, sentivo che non dovevo aver paura di rischiare il buon rapporto con i miei compagni. Allora ho comunicato al rettore tutto così come l'avevo preparato. Egli si è messo a ridere e mi ha detto di essere molto contento. A sera poi ho letto a tutti quel pensiero e prima ancora che finissi avvertivo che c'era buona accoglienza da parte dei miei amici. Anzi tutti erano felici del clima insolito e gioioso che si era creato.

 

 

 

Ciò che può l'amore

 

S.: La mia è una famiglia molto varia: mia madre è una cristiana praticante mentre mio padre è quasi non credente. Crede sì in Dio, ma non sente il bisogno di Lui. C'è poi un altro fatto doloroso che ha caratterizzato la nostra vita e che ho dovuto accettare ogni giorno di nuovo: mio padre, per quel senso di vuoto che tanti da noi sperimentavano, spesse volte si ubriacava. Ho cercato sempre di affrontare con amore questa situazione e di far di tutto per custodire l'unità in famiglia. Per questo avevo molta paura quando dovetti lasciare la casa per entrare in seminario. Mio padre, oltretutto, era molto contrario a questa scelta. Ho cercato di portare bene questa croce, mettendo i miei sotto la particolare protezione della Madonna. Dal seminario, infatti, l'unica possibilità per aiutare i miei genitori era pregare per loro.

Si è poi avvicinato il giorno del compleanno di mio padre e mi sono chiesto con che cosa potevo dargli gioia, pensando così di far contento Gesù. Ne ho parlato con uno dei miei amici ed insieme abbiamo visto che la cosa migliore era preparare un semplice bigliettino di auguri. Ho scelto allora il biglietto più bello che avevo, l'ho fatto scrivere bene da un compagno e l'ho inviato a casa. Era un semplice saluto, ma preparato con molto amore. Più tardi ho saputo che mio padre si era commosso alla lettura di quel biglietto e che gli erano venute le lacrime agli occhi anche se si era affrettato a dire che tutto era dovuto al fatto che non aveva gli occhiali. Ma a partire da quel momento la sua vita è cambiata e anche l'atteggiamento nei miei confronti. Quando sono tornato a casa per le vacanze si è stabilito fra noi un rapporto come mai prima, e quando dovevo poi, alla fine delle vacanze, tornare in seminario, mio padre mi ha aiutato a fare le valigie, ha comprato in un negozio un dolce e una limonata per il viaggio e mi ha sorpreso con un regalo che tanto mi piaceva. Cose del genere non erano mai accadute in casa nostra. Era stato un semplice saluto preparato con amore e come espressione dell'unità ad operare nella vita della mia famiglia una vera e propria svolta.

 

 

 

Amare tutti come sé stessi

                  

V.: Sentiamo però che non possiamo limitare la nostra carità alla cerchia circoscritta della nostra famiglia, dei nostri amici, del seminario. E allora cerchiamo di donarci il più possibile a tutti. Così è stato, per esempio, quando un giorno sono salito sul treno. Pensavo a un lungo e tranquillo viaggio che mi avrebbe portato fino a casa. Venivo da un incontro dove, vivendo assieme ad altri seminaristi per alcuni giorni, avevamo sperimentato la gioia di ritrovarci come fratelli e figli di un unico Padre.

Il treno era pieno di gente, ma fortunatamente sono riuscito a trovare uno scompartimento più libero. Mi ero appena seduto, con davanti un buon libro per imparare l'italiano, quando dalla porta hanno cominciato ad affiorare molti bagagli seguiti da un vecchio signore. Stava affrontando, evidentemente, un lungo viaggio. E ad accompagnarlo erano tre donne alquanto nervose - lo si poteva capire subito - ed arrabbiate per la poco felice scelta dello scompartimento. Il viaggio così cominciava con un'atmosfera un tantino pesante: non ci si parlava e ciascuno si occupava di sé stesso.

Avevo assistito a tutta la scena e dentro sentivo una forte spinta a non rimanere indifferente. Coglievo in queste persone, nella loro sofferenza, nella loro tensione, qualcosa che le faceva simili un po' a Gesù crocifisso. Erano sole, divise, tristi, proprio come Gesù sulla croce! Ma era appunto Lui, Lui in loro, che io volevo amare! E così mi decisi.

Chiusi il libro e cominciai col chiedere da dove venivano. Per tutta risposta ricevetti sguardi tra l'interrogativo ed il diffidente, ma poi l'anziano signore rispose che viaggiavano da molto tempo e da parecchio lontano. “Venite dall'Italia?”, replicai. “Sì!”, risposero. “E avete incontrato il S. Padre?”, soggiunsi. Ancora sguardi, questa volta però di meraviglia. Provai ancora. “Un incontro simile è una grande grazia”. A questo punto qualcosa cambiò; cominciarono loro a parlare: erano stati sì a Roma, ma ora erano molto stanchi e nervosi a causa del viaggio e chiedevano scusa per il comportamento di prima. Iniziava allora un bel discorso e l'aria si faceva più distesa. Com'era diverso da poco prima!

Il tempo - si sa - vola in questi momenti ed io, arrivato a destinazione, dovevo scendere. I miei compagni di viaggio a quel punto presero a ringraziarmi, a dirmi che erano stati felici di trovarsi con me nello stesso scompartimento e così ci siamo salutati promettendo di ricordarci nelle preghiere.

Lì mi sono accorto che era successo qualcosa di speciale: dal mio piccolo gesto d'amore per queste persone era nata una realtà nuova. Avrei potuto continuare a leggere il mio buon libro, ma forse così in quello scompartimento nulla sarebbe cambiato. E invece avevamo respirato un'aria nuova ed era stato come se tutto, intorno a noi, avesse perso valore. Dentro di me provavo una pace profonda, una vera gioia: ero sicuro che tutto questo era avvenuto grazie a Qualcuno che era stato lì con noi tutto il tempo, una presenza nascosta, silenziosa, ma che ci aveva conquistato il cuore.

 

a cura della redazione