Un seminario che nella comunione prepara all'evangelizzazione

 

 

Alla scuola di Gesù

 

di Surin Chanupprakara, Tailandia

 

 

Molto significativa l'esperienza del Holy Family Seminary della Tailandia proposta al Congresso attraverso una serie sintetica di dias. Espressione di una Chiesa viva, anche se minoritaria rispetto ai credo religiosi locali, e impostato sul modello della convivenza di Nazareth, questo seminario si colloca nel cuore delle prospettive di quella nuova evangelizzazione, che il Papa ha auspicato in vista del III millennio.

 

Nel nostro paese i cattolici sono appena 500.000 su 60 millioni di abitanti, in gran parte buddisti. Per evangelizzare in una situazione del genere ci vuole evidentemente una formazione molto profonda. I nostri vescovi ormai da tempo si sono accorti che a questo scopo non basta la sola formazione intellettuale o spirituale. Occorre una formazione globale che porti a vivere un cristianesimo capace di testimoniare tutta la novità dell'incarnazione, un cristianesimo quindi che penetri tutte le dimensioni della vita.
E' appunto questa la finalità dell'Holy Family Seminary, un seminario intermedio, fondato alcuni anni fa dai vescovi tailandesi, che raccoglie per un anno tutti i seminaristi della nostra nazione che passano dal seminario minore al seminario maggiore.

Il suo nome, Holy Family Seminary indica anche il suo programma: riproporre la vita di Nazareth, il luogo e la modalità con cui si è formato Gesù. Alla base della vita del seminario, come sua “legge”, vi è il vangelo, che non va solo studiato e meditato, ma soprattutto messo in pratica: nasce così uno stile di vita nuova.

Noi, seminaristi, in questo modo, ci sentiamo alla scuola di Gesù; una scuola che mira ad informare della Sua Parola tutto il nostro pensare, agire e sentire. Scopriamo in essa che ogni aspetto della vita può essere evangelizzato e perciò valorizzato. Se facciamo un lavoro in segreteria: è un contributo alla comunità. Lavoriamo in giardino: è un contributo alla comunità. E così via. Non ci sono più cose di maggiore o minore importanza perché tutto si può trasformare in servizio agli altri. E allora le giornate diventano piene ed intense per cui gli stessi momenti di preghiera acquistano una nuova profondità: sono l'incontro con Dio che in questa vita così concreta scopriamo giorno per giorno come Amore. E così lo studio, che prende un altro valore perché è illuminato dalle numerose esperienze del vangelo che facciamo.

Vivendo in questo modo, si crea tra noi una vera famiglia; famiglia soprannaturale nella quale si adempie la promessa di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome ivi sono io in mezzo a loro”. E' a questa presenza che tende tutta la nostra vita. Sappiamo bene, infatti, che solo il Risorto fra noi può far giungere più pienamente il vangelo nel nostro paese. Lui fra noi è l'unica forza che ci fa sperare in un incendio d'amore nelle nostre terre.

La nostra vita, in effetti, non si esaurisce all'interno della nostra comunità. Ogni domenica dopo la messa, in piccoli gruppi, andiamo a visitare case di riposo per anziani, carceri, ospedali. La nostra sola intenzione, in quell'occasione, è servire e partecipare alla vita di coloro che incontriamo. Al ritorno poi ci riuniamo e ci raccontiamo come è andata. Siamo convinti, infatti, che l'apostolato non è una conquista personale da tener per sé ma un servizio di evangelizzazione che va portato avanti da tutta la comunità.

E' proprio questo modo di fare che porta frutti. Un giorno, ad esempio, uno di noi ha fatto quest'esperienza, semplice ma significativa, con la quale vorrei concludere il mio racconto. Era andato in una casa di riposo per visitare una anziana signora che, appena lo ha visto, gli ha detto: “Cosa sei venuto a fare qui? Vuoi forse convertirmi alla tua fede? Io non voglio sapere della tua religione, perchè già dieci anni fa è venuto un tale a propormi di convertirmi alla sua chiesa, offrendomi anche dei soldi”. Il nostro compagno l'ha ascoltata in silenzio cercando di capire il suo rifiuto. Ad un certo momento lei ha chiesto di nuovo: “Che cosa sei venuto a fare da me?”. “Io sono venuto, - le ha risposto - come il suo nipotino per stare con lei e farle solo compagnia, perchè le voglio bene”. “Se è così - gli ha detto la signora - va bene”. In seguito spontaneamente ha chiesto il battesimo.

 

Surin Chanupprakara