Un'esperienza di comunione di beni a livello di seminario

 

 

Spiritualità che scende fino alle tasche

 

di Roy Galdes, Malta

                                                                                                                                             

                                                                                                                                             

Non è facile realizzare un'autentica vita di comunione, con tutto ciò che comporta. Ma è anche vero che una fede disincarnata non convince né realizza. L'esperienza del seminario maggiore di Malta mostra come, armandosi di fantasia e di pazienza, si possano raggiungere traguardi ai quali a volte si è tentati di rinunciare già in partenza.

 

N el nostro seminario attualmente siamo in 36. Fortunatamente fra noi in questi anni è cresciuto sempre più lo spirito di comunione, grazie a tante esperienze profonde che ci hanno fatto sentire più famiglia sia fra di noi che con i nostri superiori.
Particolarmente prezioso ci sembra il rapporto con il nostro arcivescovo, che ultimamente è venuto più frequentemente in seminario facendo colloqui con ciascuno di noi. E' bastato quel più di comunicazione perché cadessero tanti pregiudizi inutili. Attraverso quei colloqui con l'arcivescovo abbiamo sperimentato il suo amore personale per ciascuno di noi. Non solo, ma anche i brevi momenti prima e dopo le funzioni liturgiche in cattedrale sono diventati occasioni per comunicargli quello che si vive in seminario.

Abbiamo poi avuto la possibilità, in varie circostanze, di realizzare fra noi anche una certa comunione di beni. Recentemente un fatto ci ha interpellati a vivere con più radicalità quest'aspetto della vita cristiana. Da qualche anno a Malta tutti gli studenti universitari ricevono dallo stato uno stipendio, variabile però a seconda dell'anno di studio; per cui chi frequenta il sesto anno riceve il doppio di chi frequenta il primo. Questo vale anche per noi seminaristi, eccetto alcuni che non sono iscritti regolarmente all'università. Come si può immaginare, questo provoca una disuguaglianza a volte assurda.

In un incontro del consiglio del seminario, ho allora proposto di invitare tutti a fare di questo stipendio una cassa comune e di ridistribuirlo in maniera tale che tutti avessero il necessario. Inoltre chi voleva, avrebbe potuto contribuire all'economia del seminario. E' stata un'esperienza che ha avuto successo tra tutti ed ha molto rafforzato lo spirito di comunione che già regnava tra noi. Ne ha addirittura riferito un giornale locale, di solito piuttosto critico verso la Chiesa osservando che “una spiritualità che scende fino alle tasche è senz'altro autentica”.