Passi verso una più intensa vita di comunione in un seminario austriaco

 

 

L'importante è iniziare

 

di Stefan Ulz, Austria

 

 

L'avventura di quattro seminaristi del seminario di Graz lanciati a vivere la loro vita traendo alimento dalla Parola del Vangelo e specialmente dal comandamento dell'amore reciproco. I frutti sono stati sorprendenti ed hanno inciso sulla vita dell'intera comunità.

 

Tutto è iniziato con un incontro per seminaristi di diverse diocesi dell'Austria a Salisburgo, in una casa di nome “Emmaus”. Dal mio seminario eravamo presenti in quattro: Willi, Peter, Toni ed io. Anche se pochi, sono stati giorni molto intensi. Insieme abbiamo pregato, approfondito temi di spiritualità, cantato, giocato, cucinato ed anche fatto le pulizie. Alla base di tutto stava una parola della Scrittura: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono io in mezzo a loro”. Essa ci spronava a fare tutto “nel suo nome”, nel suo amore. La forte presenza di Gesù presente in mezzo a noi che ne è seguita ci faceva sperimentare una pace e una gioia così profonda che è nato in noi il desiderio di portare questa vita anche nel nostro seminario. Perciò, alla fine di quei giorni, noi quattro di Graz ci siamo guardati in faccia e ci siamo promessi l'amore reciproco pronti, a dare la vita l'uno per l'altro.
Tornati in seminario, abbiamo cercato innanzi tutto di portare questo amore nella vita di ogni giorno. Ogni mercoledì ci incontravamo per rinnovare l'impegno preso e per vedere come potevamo metterci concretamente al servizio degli altri. Penso che sia stato proprio Gesù in mezzo a noi che ci ha spinti sempre a servire gli altri e che ci ha dato la luce e la forza per farlo.

In questo modo è nata, per esempio, un'iniziativa che abbiamo chiamato “prospettive”. Invitavamo ogni mese delle persone in seminario - responsabili della diocesi, sacerdoti e laici delle parrocchie ecc. - per approfondire rapporti tra seminario e realtà diocesana e per conoscerci meglio reciprocamente.

Fondamento di questa iniziativa e di altre ancora era innanzi tutto la “Parola di vita”, una frase della Scrittura commentata mensilmente da Chiara Lubich e poi vissuta nelle situazioni più varie di ogni giorno dai membri del Movimento dei focolari e anche da numerose altre persone. Ci incontravamo quindi ogni venerdì - assieme a qualche compagno - per approfondire la Parola con l'aiuto del commento, per vedere come metterla in pratica e per scambiarci le esperienze che andavamo facendo. A questo incontro si sono aggiunti via via altri attirati da questa vita.

Un' esperienza concreta l'abbiamo fatta con una frase di San Paolo dalla Lettera ai Romani: “Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” (Rm 12,5). Dato che in quel mese in seminario era in programma la tradizionale festa di carnevale, abbiamo deciso di contribuirvi in vari modi, mettendo a frutto ciascuno i suoi talenti. Non solo: abbiamo cercato di coinvolgere il più possibile gli altri perché la festa fosse espressione di tutto il corpo. Insieme ad altri due, Willi ed io abbiamo preparato un' opera comica. Le prove, anche se erano lunghe e faticose, erano un'occasione per Willi e me di tenere Gesù in mezzo. Uno degli altri due, Sepp, si è accorto di questo rapporto tra noi e ha cominciato ad interessarsi della nostra vita. Ad un certo punto ci ha detto: “Mi piace molto la vostra semplicità e concretezza nel vivere il vangelo”. Da quel momento è venuto anche lui al nostro incontro della Parola di vita.

Un'altra esperienza l'hanno vissuta Peter e Willi con Josef, un nostro compagno della Corea. Egli doveva preparare un lavoro scritto per l'università. Dato che faceva molta fatica con la lingua tedesca, Peter si è offerto di aiutarlo. Ma alcuni giorni dopo Peter si è ammalato e non poteva stare all'impegno preso. Willi, si è accorto della situazione difficile di Josef e subito ha preso il posto di Peter, posponendo di due giorni il lavoro per la sua tesi.

Durante uno dei nostri incontri abbiamo capito che non potevamo tenere per noi stessi queste esperienze. E' nata così l'idea di invitare i nostri compagni a passare con noi un fine settimana. Vi hanno aderito nove seminaristi e un giovane che stava per entrare nel seminario.

 

 

 

Guardare a Gesù nell'altro

 

Come motto per quei giorni abbiamo scelto il comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Abbiamo cercato di metterlo in pratica in tutte quelle cose che facevamo. Guardando non più a noi stessi ma a Gesù nell'altro, abbiamo sperimentato la Sua presenza nel prossimo e fra noi. Un momento prezioso è stato poi la messa domenicale in parrocchia dove, oltre ad animarla con qualche canto, abbiamo potuto comunicare la nostra esperienza di seminario. In seguito siamo stati invitati a pranzo da varie famiglie. Il sacerdote alcuni giorni dopo ci ha raccontato che queste si sono mostrate molto contente e che quattro ragazzi avevano espresso il desiderio di diventare anche loro sacerdoti.

Ma l'esperienza più forte l'hanno fatta i seminaristi stessi. Uno di questi, già alla fine dei suoi studi, ha detto: “Ho capito e sperimentato soltanto adesso quanto è importante una vera vita di comunione”. Quest'esperienza ha portato una svolta nella sua vita. Finiti gli studi, è andato a vivere per un anno alla “Scuola sacerdotale” del Movimento dei focolari a Loppiano, nei pressi di Firenze, per conoscere più profondamente questa vita con Gesù in mezzo e la spiritualità dell'unità.

Un altro ci confidava: “Durante l'anno passato sono stato abbastanza in crisi, e sembrava che nessuno in seminario se ne fosse accorto”. Ora vuole condividere la sua vita con altri e partecipare ai nostri incontri sulla Parola di vita.

Ad evidenziare i frutti di quel week-end ci sono stati anche dei piccoli segni nella vita quotidiana di seminario. Qualcuno per esempio ci ha portato una candela fatta da lui come regalo di ringraziamento e di propria iniziativa si è messo a pulire la macchina di Toni. Abbiamo pure deciso di non tenere per noi i 1000 scellini ricevuti dal parroco ma di metterli in un fondo di solidarietà.

Dopo qualche tempo Willi, Peter, Toni ed io abbiamo sentito che era venuto il momento di parlare anche col nostro rettore dell'esperienza che ormai coinvolgeva sempre più seminaristi. Volevamo esprimergli il nostro desiderio di impegnarci al servizio della nostra comunità. Il colloquio con lui si è rivelato molto bello e prezioso. Egli ci ha ringraziato per tutto quanto stavamo facendo e ci ha incoraggiati ad andare avanti.

Alla fine dell'anno, poi, facendo un bilancio, il rettore, che da 20 anni ricopre questa carica ha affermato: “Anche se non era sempre facile, per quanto riguarda i seminaristi, quest'anno è stato il più bello”.

 

Stefan Ulz