La luce che è nata in un momento di prova

 

 

Tutto vince l'amore

 

di Emmanuel S. Mijares, Filippine

 

 

Spesso è un momento di buio e di difficoltà a spalancare orizzonti nuovi nella vita. E' stato così per fr. Am (Emmanuel), un prete filippino che nella scoperta dell'amore reciproco ha trovato la forza di andare incontro agli uccisori di suo fratello.

Sono stato ordinato sacerdote nel 1982. In

quel tempo, credevo sì, all'amore di Dio, ma era una fede ancor poco radicata, piuttosto passiva. Mi era stata trasmessa dai miei catechisti e formatori, e per questo sarò loro sempre tanto grato. Tutto nella mia vita sembrava un segno dell'Amore di Dio tanto che mi ero trovato in seminario e, nonostante le difficoltà, ogni anno vi ero ritornato.
Due anni dopo la mia ordinazione, però, la mia fede nell'amore di Dio è stata messa duramente alla prova, quando mio fratello Diore, che sempre aveva denunciato le ingiustizie del governo di Marcos, è stato catturato, torturato e poi ucciso dai militari. Da quel momento ho cominciato a dubitare dell'amore di Dio. Mi sembrava un Dio che chiedeva solamente. Non era abbastanza che mi ero donato a Lui?

Fortunatamente in quel tempo, quasi per caso ho incontrato un sacerdote che ha avuto il coraggio di dirmi: “Nonostante tutto quello che può essere successo, Dio ti ama”. Tramite lui ho conosciuto altri sacerdoti diocesani che, attraverso la loro vita semplice e gioiosa, mi fecero sentire che l'amore di Dio era una realtà. Ne fui molto attratto e, grazie a loro, pian piano cominciai a credere non più passivamente ma attivamente all'amore personale ed infinito di Dio per me. Assieme a loro capii che l'assassinio di mio fratello in un certo senso mi aveva addirittura avvicinato a Dio, rendendomi più simile a Gesù, particolarmente a Lui, uomo-Dio, in croce. Scoprii, poi, che la mia risposta a Dio doveva passare attraverso l'amore concreto per ogni prossimo e che Gesù, quando parlava del prossimo, includeva anche i nemici

Io, in effetti, avevo dei nemici: erano gli assassini di mio fratello. Mi era difficile pensare di amarli. Capivo però che si trattava di tenere fede al mio impegno di amare Dio. E così decisi di andare al campo militare dal comandante che aveva guidato la cattura e l'uccisione di mio fratello. Appena mi vide si mostrò imbarazzato e con parole stereotipe iniziò a giustificarsi. Mi sorse allora dentro tanta rabbia: non si poteva giustificare un assassinio! Ma pensai anche che credere davvero nell'amore di Dio significava fare la sua volontà e che la sua volontà in quel momento era quella di amare i nemici. Allungai allora la mano e gli strinsi la sua. Lasciando il campo sentivo dentro di me una gioia profonda che mai prima avevo sperimentato. Era la gioia che Dio dà a chi crede che tutto vince l'amore.