La nascita di due vocazioni in seno a una comunità viva

 

 

“A chi mi ama mi manifesterò”

 

di Francisco Campos Martinez e Jorge Mieto Garcia, Spagna

 

 

Talvolta non occorre dire o fare tante cose. Il semplice atteggiamento di ascolto può suscitare nell'altro le risposte più convincenti e giuste agli interrogativi che si porta dentro. E se tale atteggiamento è animato dall'amore disinteressato e puro si può essere certi di andare più facilmente al cuore delle questioni. Due giovani di Granada (Spagna) in questo modo hanno scoperto non solo la loro strada, ma si sono trovati allo stesso tempo, assieme al sacerdote che li seguiva, al centro di una comunità viva.

 

Jorge : Arrivò, alcuni anni fa, nella nostra parrocchia, un giovane sacerdote. Affiancando il parroco, per volontà del vescovo egli si sarebbe dovuto occupare soprattutto dei giovani. Avvenne quello che nessuno di noi si aspettava: dato che esistevano già numerosi gruppi giovani sia in parrocchia che fuori, quel sacerdote non intraprese particolari attività, ma stette apparentemente solo a guardare tenendosi però a disposizione di tutti. Fu per questo che la sua presenza in un primo momento rimase quasi inavvertita finché non ci siamo accorti che quel prete aveva qualcosa di interessante: non era nè un oratore nè un manager, non imponeva niente a nessuno, ma sapeva ascoltare tutti.
Quanto a me, in quel periodo conducevo la vita di un normale giovane: uscivo di sera, mi divertivo e avevo la ragazza che sempre più diveniva il centro delle mie attenzioni. A casa, la situazione non era del tutto felice. Quando poi, a un certo punto, si frantumò pure il rapporto con quella ragazza, dentro mi nacque un buio mai conosciuto. L'unico che poteva aiutarmi in questa situazione, pensavo, era quel sacerdote. La sua abitazione, infatti, era per noi giovani una casa sempre aperta. Ciò che più mi colpì del colloquio con lui fu che egli non mi disse praticamente nulla, ma mi ascoltò solamente fino in fondo facendo suo il mio dolore. Capivo così da me che dovevo relativizzare il rapporto con quella ragazza.

Francisco: La mia situazione era un po' diversa. Tenevo tanto allo studio ed era persino questo il criterio secondo il quale sceglievo i miei amici. Giudicavo tutto e tutti, preoccupandomi di provvedere alla meglio solo al mio futuro. Venire a casa di quel sacerdote era per me l'opportunità di trovare una persona che capiva i miei problemi e che mi amava così come ero.

Attraverso il contatto sempre più frequente con il sacerdote, nella nostra vita poco a poco si è aperta una dimensione diversa. Abbiamo visto in lui un sacerdozio vissuto in maniera per noi insolita, una persona che, come Maria, sapeva offrire non delle norme, ma una vita, facendoci sperimentare la presenza viva di Gesù. Col tempo, poi, dal rapporto che ciascuno di noi aveva con lui è nato anche un rapporto fra noi, pur così diversi; un rapporto non fondato sull'amicizia umana o sull'affinità dei caratteri ma unicamente su quell'Amore che viene da Dio e che, se prima non conoscevamo, ora sta scatenando nella nostra vita una vera rivoluzione.

Da quel momento in poi Dio-Amore è divenuto il centro, l'unica ragione della nostra esistenza. In Lui abbiamo trovato la luce anche per le nostre famiglie, per lo studio, per tutto ciò che ci riguardava e in un modo sorprendente abbiamo visto irradiarsi questa vita velocemente nei nostri ambienti, tanto che altri hanno voluto vivere così. Ormai sono circa 200, tra ragazzi, giovani e coppie di sposi che partecipano di questo spirito di unità. Con loro l'eucarestia è diventata appuntamento quotidiano e fonte di vita.

 

 

 

E' amando che si ha la luce

 

Jorge: Erano passati due anni, da quando quel sacerdote era arrivato nella nostra parrocchia, e il vescovo pensò di inviare nella nostra comunità due seminaristi che avevano terminato gli studi teologici per fare vita comune. La loro convivenza basata sulla spiritualità dell'unità è stata per tutta la parrocchia una grande ricchezza e noi due abbiamo sentito forte l'invito di Gesù a seguirlo lasciando padre, madre, amici e progetti per metterci a sua completa disposizione. Così, l'anno successivo, col permesso del vescovo, ci siamo uniti a loro. Avremmo dovuto chiarire meglio la nostra vocazione. Ma non era questa la nostra preoccupazione. Cercavamo semplicemente di fidarci delle parole di Gesù: “A chi mi ama mi manifesterò”. Ci siamo quindi sforzati di mettere in pratica il vangelo ogni giorno nei rapporti tra noi e con gli altri, comunicandoci poi le esperienze che facevamo. Abbiamo sfruttato tutti i momenti per questo: a pranzo, nel bus, passeggiando.

La nostra vita era fatta di piccole cose, si cercava di vivere come in una famiglia: fare il pranzo, curare l'aspetto dell'abitazione, le spese, il vestiario... E non pochi sacerdoti, visitandoci, hanno avvertito una pace che li ha rasserenati per cui ringraziandoci, ci hanno promesso di tornare ancora.

 

 

 

Liberi per seguire Gesù

 

Alla base di tutto cercavamo di mettere sempre l'amore reciproco ed è proprio in questo che abbiamo trovato la libertà di lasciare tutto per seguire Gesù. A me, per esempio, non piace tanto la verdura e quando dovevo preparare il pranzo o la cena cercavo di escluderla. Ma poi ho capito che tutto diventa relativo per chi ama, anche i gusti. E allora ho cominciato a fare in modo diverso, mentre gli altri, per amore di me, si sono a loro volta adattati ai miei gusti.

Un altra difficoltà da cui occorreva mi liberassi era quella economica. A causa della mia situazione familiare non potevo infatti contribuire alla nostra cassa comune e ciò mi pesava. Ad un certo punto però mi sono reso conto che anche la mia povertà poteva essere una “ricchezza” se non la donavo. Da quel momento tutto fra noi è cominciato a circolare secondo le necessità di ciascuno e con stupore abbiamo visto arrivarci le più varie cose: scarpe, pantaloni, una maglia... al punto che mi sentivo rivestito tutto nuovo dalla Provvidenza.

Francisco: Il vescovo ha seguito molto da vicino la nostra esperienza e più volte ci è stato chiesto di comunicare quanto vivevamo nei raduni vocazionali organizzati dalla diocesi. Per noi è stata un'occasione preziosa per conoscere meglio la vita diocesana e contribuire allo stesso tempo a mettere le basi per la nascita di altre vocazioni da comunità vivificate dall'unità e dall'amore concreto.

Nell'autunno scorso, Francisco e io, siamo entrati in seminario mentre in parrocchia un altro giovane ha intrapreso la nostra stessa strada.

 

Francisco Campos Martinez

Jorge Mieto Garcia