Nel contesto secolarizzato dell'Olanda, l'inaspettata fioritura di una comunità

 

 

Semi di speranza

 

di Thijs van Zaal

 

L'esperienza di un giovane sacerdote nella terra d'Olanda che, dopo aver dato tanti missionari alla Chiesa, in questi ultimi decenni è fortemente provata nella sua stessa fede. Ma lo Spirito non manca di aprire nuove strade.

 

Avevo ormai abbandonato lo studio della teologia ed ero pieno di dubbi quando fui invitato ad una Mariapoli. Qui trovai delle persone che vivevano il cristianesimo in maniera così autentica e serena che mi impressionarono profondamente. Volli restare in contatto con loro e pian piano rifiorì in me la vocazione al sacerdozio: adesso anch'io credevo in Gesù e potevo accettare l'invito a seguirlo. Divenni sacerdote e nel 1984 il vescovo mi mandò nella città di Schiedam come amministratore di una parrocchia ormai frequentata da poche persone. Allo stesso tempo, sarei stato viceparroco di un'altra parrocchia più grande. Si diceva che la prima parrocchia era ormai destinata ad estinguersi e che quindi era inutile darle un parroco vero e proprio.
La parrocchia, situata in un quartiere d'operai, non aveva attività se non quella di un consiglio economico e di un piccolo coro. Nel primo week-end vennero in chiesa 160 persone, per lo più anziane, pochissimi giovani e qualche bambino, quando un tempo alla messa domenicale partecipavano circa 600 persone.

Come prima cosa cercai di tenermi in contatto con gli altri sacerdoti che con me si sforzano di vivere la spiritualità dell'unità. E', infatti, nella vita evangelica vissuta con loro che ho trovato la forza di obbedire al vescovo, di collaborare con gli altri sacerdoti della zona e di farmi uno con i miei parrocchiani.

Mi accorsi poi ben presto, non senza una certa sorpresa, di quanto gli abitanti del posto, anche quelli non cattolici, tenessero alla chiesa e desideravano che non fosse abbandonata. Infatti erano tante le persone che si offrivano per collaborare nelle più svariate maniere, ma quello che mancava era l'accordo tra loro. Per cui il mio principale impegno, durante il primo anno, era quello di tessere una serie di rapporti tra queste persone, mentre si lavorava insieme per rimettere a posto il tetto della chiesa.

In quell'anno, nel maggio dell'85, ci fu in Olanda la visita del Papa. Con diversi gruppetti della parrocchia partecipammo a vari incontri col Papa e questo ravvivò fortemente la fede di tutti noi.

Nel secondo anno proposi a diverse persone della parrocchia di approfondire la spiritualità dell'unità, facendole partecipare ad incontri promossi dal Movimento dei focolari. Alcune di loro hanno voluto poi collaborare animando con canti la liturgia domenicale. In seguito abbiamo introdotto la pratica della “Parola di vita”, per tutti coloro che lo desideravano, e insieme abbiamo cercato di capire che cosa Dio voleva per la nostra parrocchia.

Così, abbiamo cominciato a organizzare per i bambini un programma proprio durante la prima parte della messa domenicale. Il risultato è stato l'inaspettato aumento della loro partecipazione alla liturgia e la presenza regolare di alcune famiglie che prima venivano raramente in chiesa. Assieme ai giovani abbiamo promosso alcune azioni a favore del Terzo Mondo, dando loro così la dimensione dell'amore di Dio attraverso l'amore concreto per i fratelli. Una signora impegnata nel vivere la spiritualità dell'unità ha preparato alla cresima un gruppo di adolescenti. Abbiamo cercato di aiutarli a vivere la Parola di Dio rendendoli partecipi delle nostre esperienze. E abbiamo notato come anch'essi si sono impegnati concretamente, facendo esperienza del vangelo in prima persona.

Lentamente mi sono accorto che stava nascendo una comunità di persone che mettevano a base della loro vita il comandamento nuovo di Gesù, e questo cambiava certamente l'atmosfera nella parrocchia: attirava più persone in chiesa e più facilmente si attenuavano le eventuali tensioni che potevano sorgere.

Sorpreso di veder rinascere quasi dalle ceneri la vita cristiana, dopo tre anni il vescovo pensò di nominarmi parroco proprio lì.

Nel frattempo sono nati in parrocchia vari gruppi che vedono la Chiesa come una casa, dove ci si incontra per stabilire una profonda comunione con Dio e tra di noi. Alcuni sono impegnati in attività molto concrete, dalla pulizia e armonia della chiesa alla partecipazione attiva nel coro che si è arricchito di tanti giovani; altri ancora curano la rivista parrocchiale che in questo modo è diventata più attraente. Ma la cosa più bella è, senza dubbio, il rapporto che si è stabilito tra tutti. Questo alimenta in me la speranza che in Olanda la Chiesa ha ancora molto da donare.

 

Thijs van Zaal