Pentecoste che continua

 

 

La venuta dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste è un evento unico, che però non si esaurisce in se stesso. E' invece l'inizio di un processo duraturo, del quale solo le prime fasi sono annotate negli Atti degli Apostoli. Riguardano prima di tutto la vita della Chiesa a Gerusalemme (...).

Tutta la vita della comunità primitiva di Gerusalemme porta i segni dello Spirito Santo, che ne è la guida e l'animatore invisibile. La visione d'insieme, che ne dà Luca, ci consente di vedere in quella comunità quasi il tipo delle comunità cristiane formate nei secoli, da quelle parrocchiali a quelle religiose, nelle quali il frutto della “pienezza dello Spirito Santo” si concretizza in alcune forme fondamentali di organizzazione, in parte codificate nello stesso diritto della Chiesa.

Sono principalmente le seguenti: la “comunione” (koinonia) nella fraternità e nell'amore (cf At 2, 42), sicché si poteva dire di quei cristiani che erano “un cuore solo e un'anima sola” (At 4, 32); lo spirito comunitario nella consegna dei beni agli apostoli per la distribuzione a ciascuno secondo il bisogno (At 4, 34-37) o nel loro uso quando se ne conservava la proprietà, sicché “nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva” (4, 32; cf 2, 44-45; 4, 34-37); la comunione nell'ascoltare assiduamente l'insegnamento degli apostoli (At 2, 42) e la loro “testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33); la comunione nella “frazione del pane” (At 2, 42), ossia nel pasto in comune secondo l'uso giudaico, nel quale però per i cristiani si inseriva il rito eucaristico (cf 1 Cor 10, 16; 11, 24; Lc 22, 19; 24, 35); la comunione nella preghiera (At 2, 42; 46-47). La Parola di Dio, l'Eucaristia, la preghiera, la carità fraterna, erano dunque il quadrilatero entro il quale viveva, cresceva e si irrobustiva la comunità. (...)

La comunità di Gerusalemme era composta di uomini e di donne provenienti dal giudaismo, come gli stessi Apostoli e Maria. Non possiamo dimenticare questo fatto, anche se in seguito quei giudeo-cristiani, riuniti intorno a Giacomo quando Pietro prese la via di Roma, si dispersero e sparirono poco per volta. Tuttavia, ciò che sappiamo dagli Atti deve ispirarci rispetto e anche riconoscenza per quei nostri lontani “fratelli maggiori”, in quanto essi appartenevano a quel popolo gerosolimitano che circondava di “simpatia” gli Apostoli (cf At 2, 47), i quali “rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù” (At 4, 33). Non possiamo nemmeno dimenticare che dopo la lapidazione di Stefano e la conversione di Paolo, la Chiesa, sviluppatasi da quella prima comunità, “era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9, 31). (29.11.89)

Se, da una parte, Pietro ricollega la discesa dello Spirito Santo alla tradizione dell'Antico Testamento, dall'altra egli sa e proclama che nel giorno della Pentecoste vi è stato l'inizio di un processo nuovo che durerà nei secoli, dando piena realizzazione alla storia della salvezza. Le prime fasi di questo processo sono descritte dagli Atti degli Apostoli. E proprio Pietro si trova al primo posto in un evento decisivo di quel processo: l'entrata del primo pagano nella comunità della Chiesa primitiva, sotto l'evidente influsso dello Spirito Santo che conduce l'azione degli Apostoli. Si tratta del centurione romano Cornelio, di stanza a Cesarea. Pietro, che l'aveva introdotto nella comunità dei battezzati, era cosciente dell'importanza decisiva di quell'atto senza dubbio non conforme alle usanze religiose vigenti, ma nello stesso tempo sapeva con certezza che Dio lo aveva voluto. Difatti, entrato nella casa del centurione e trovate riunite molte persone, dice loro: voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo (At 10, 28).

Fu un grande momento nella storia della salvezza. Con quella decisione Pietro faceva uscire la Chiesa primitiva dai confini etnico-religiosi di Gerusalemme e del giudaismo e si rendeva strumento dello Spirito Santo nel darle l'avvio verso tutte le genti, secondo il mandato di Cristo (cf Mt 28, 19). Era così adempiuta in modo pieno e superiore la tradizione profetica sull'universalità del regno di Dio nel mondo, ben oltre la visuale degli israeliti attaccati alla Legge Antica. Pietro aveva aperto la via della Legge Nuova, nella quale il vangelo della salvezza doveva giungere agli uomini oltre tutte le distinzioni di nazione, cultura, religione, per far godere a tutti i frutti della Redenzione. (...)

Lo Spirito Santo, che era disceso sugli Apostoli in virtù del sacrificio redentivo di Cristo, ora ha confermato che il valore salvifico di questo sacrificio comprende tutti gli uomini.

(6.12.89)

 

Giovanni Paolo II