Lo Spirito che fa la storia

 

 

Mi ha sempre stupito constatare nei momenti più delicati della storia l'azione dello Spirito che, senza sostituirsi alla libertà umana, l'aiuta a fare una scelta indovinata.

Così è stato - per rimanere nell'ambito del cristianesimo - quando la predicazione apostolica doveva prendere coscienza della sua destinazione universale. Dio suscitò Paolo di Tarso che provocò il primo concilio della storia dove gli apostoli, aprendosi pienamente ai piani di Dio, potevano dire: “E' parso bene allo Spirito Santo e a noi...”, e la forza del vangelo penetrava nel vasto mondo greco-romano operando quella prima inculturazione che è alla base della nostra cultura cristiana.

Quando poi la Chiesa si era consolidata nelle strutture dell'impero romano e vi riposava tranquilla protetta dalle sue mura, inaspettatamente Dio vi fece irrompere quella straordinaria varietà di popoli che i romani avevano chiamato barbari e che ora costringevano i cristiani a prenderli in seria considerazione. Lo Spirito suscitava allora un san Benedetto che con i suoi monaci costruiva l'Europa cristiana, e i santi Cirillo e Metodio che informavano del vangelo i popoli della Rus'.

Che dire poi dell'opera di san Francesco d'Assisi, il cui carisma ancora oggi attrae e trasforma il cuore non solo dei cristiani, ma anche di uomini di altre fedi?

E quando, cinquecento anni fa, l'Europa superava i mari che la limitavano, sant'Ignazio di Loyola e con lui tanti altri fondatori suscitavano una schiera interminabile di missionari che portavano il seme del vangelo nel nuovo mondo, in Asia e in Africa.

Per loro merito si può dire che il messaggio evangelico è stato annunziato al mondo intero, ma il cammino è ancora all'inizio.     

                                                                                                            

Dalle catechesi di Giovanni Paolo II sullo Spirito Santo