«L’altare e la strada»

 

Un libro intervista di Vito Magno

Sulla vita e la missione dei presbiteri oggi

 

         Volendo offrire al lettore un'immagine del prete oggi, Vito Magno sembra abbia voluto scartare di proposito le vie comuni: quella di una dotta esposizione dottrinale sull'argomento, come quella di un excursus storico sulla figura del prete, oppure ancora quella di presentare i classici profili dei sacerdoti che troviamo nell'albo dei santi canonizzati, e così via.

Egli, attento osservatore della realtà ecclesiale in cammino, ha voluto essere il più attuale possibile. Si è proposto di presentare dei modelli che rispondessero a due requisiti oggi indispensabili: da una parte, l'esigenza di una proposta non astratta, che sarebbe stata di poco aiuto in un tempo in cui si vuol vedere più che ascoltare; e, dall'altra, che tale concretezza non tornasse a scapito dell'interesse e del fascino della proposta stessa. Inoltre, ancora a proposito di equilibrio, già nell'Introduzione si nota che l'Autore mostra particolare coraggio e franchezza nel sottolineare la necessità di aggiornare l'immagine del prete, ma nello stesso tempo non indulge affatto alla moda, anche questa ormai stereotipa, della ricerca del nuovo per il nuovo, invece che del nuovo per il buono che esso porta con sé. Allora per le “strade” sì, ma senza dimenticare l'“altare”.

Per raggiungere lo scopo Vito Magno si è servito dell'intervista rivolta a sacerdoti che oggi operano nelle più disparate forme di ministero: dal sociologo, Silvano Burgalassi, al teologo, Bruno Forte; dallo scrittore, Divo Barsotti, al prete impegnato nell'assistenza ai tossicodipendenti, Mario Picchi; dal cantautore, Giosy Cento, al giornalista e saggista, Claudio Sorgi; dall'esponente dell'episcopato italiano, Camillo Ruini, all'esperto di pastorale, Franco Peradotto; dal missionario itinerante, Piero Gheddo, al prete “barbone”, l'Abbé Pierre; dal poeta e scrittore, Michel Quoist, al rappresentante dei massimi livelli della gerarchia ecclesiastica, Joseph Ratzinger.

Da questa galleria di tipi al vivo, che, come dice il Card. Poletti nella Prefazione, “con disinvoltura e chiarezza hanno detto chi sono, cosa intendono essere, come ritengono doversi situare nella Chiesa e nella società del nostro tempo”, risulta un'immagine poliedrica e affascinante. Tuttavia si è ben lungi dalla facile poesia: lo stesso cardinal Poletti vi trova sottolineata “l'ardua condizione del sacerdote nel continuo confronto tra la sublimità della sua missione e la fragilità delle sue risorse: un conflitto che non oscura - egli conclude - ma che illumina di luce affascinante la vocazione sacerdotale”.

Si nota più di una costante nello scorrere la carrellata degli intervistati. Si avverte, intanto, che la problematica è complessa, data la ricchissima gamma di settori in cui questi uomini sono impegnati. Nello stesso tempo è anche evidente che il punto di confluenza va oltre ogni problematica e oltre la persona stessa del prete, per raggiungere quello che è l'oggetto della ricerca e della sete - spesso inconscia - dell'uomo e, specialmente, del giovane di oggi.

Un'altra costante è quella del superamento di una certa concezione verticistica della missione sacerdotale. Il prete rimane certamente il ministro dei sacramenti, ma egli è anche responsabile e stimolo nei confronti di un'animazione e coordinamento pastorale, allo scopo di realizzare un contatto sempre più vitale con le varie aree sociali per la fermentazione evangelica del mondo. Di qui riaffiora nella Chiesa la funzione del laicato, che in questi ultimi secoli era passata un po' in penombra, sollecitati come si era da altri problemi cui far fronte. Dalla lettura attenta del libro sembra capire che una più diretta partecipazione e collaborazione di laici impegnati nei vari campi del quotidiano non solo non sottrae nulla alla funzione del sacerdote, ma anzi contribuisce a potenziarla e a renderla più efficace.

 

L. D.

 

VITO MAGNO, L'altare e la strada, Editrice Rogate, Roma 1989, pp. 128, L. 12.000.