Una scheda del recente documento dei vescovi italiani

 

Sviluppo nella solidarietà
Chiesa italiana e Mezzogiorno

 

di Angelo Sceppacerca

 

Una lettura in breve del documento Sviluppo nella solidarietà  Chiesa italiana e Mezzogiorno pubblicato il 26 ottobre, che affronta organicamente, in una prospettiva pastorale, la questione meridionale intesa come problema di tutto il Paese e carico di una notevole rilevanza ecclesiologica.

 

 

I problemi del Mezzogiorno, titolo di una Lettera collettiva dei vescovi di molte diocesi del Sud risalente al 1948, testimonia come la questione meridionale non sia oggetto dell'interesse della Chiesa italiana solo ai giorni nostri. Il Sud è una terra ricca di valori umani quali la cultura dell'amicizia, la lealtà interpersonale, l'accoglienza, la flessibilità mentale, il gusto della pluriformità. L'uomo del Sud è capace di sacrificio, pazienza, solidarietà, operosità e dignità; lo stesso lavoro conosce l'etica della fatica. Al sud è vivo, più che altrove, il senso della famiglia ed è diffusa una sentita religiosità popolare. Proprio questi valori del Sud sono oggetto del discernimento profetico della Chiesa e vanno di nuovo, oggi, evangelizzati, perché il Vangelo, che è il progetto di Dio per l'uomo di ogni tempo e di ogni terra, trasformi e maturi le coscienze personali e comunitarie.

Lo sviluppo incompiuto

 

Le persistenti disuguaglianze tra Nord e Sud Italia rimandano a un tipo di sviluppo che appare ai vescovi, da molti punti di vista, incompiuto, distorto, dipendente e frammentato. Non si tratta soltanto di differenza di reddito pro capite, tra l'altro attenuatasi negli ultimi anni, quanto di persistenza di una forte disoccupazione, soprattutto giovanile. Il fenomeno  afferma il documento  vede numerosi giovani esposti alla tentazione di disorientamento morale o peggio di aggregazione alla delinquenza organizzata, che promette facili e forti guadagni.

Il problema della disoccupazione giovanile meridionale si configura per ragioni economiche, sociali e morali  dicono i vescovi  come la più grande questione nazionale degli anni Novanta.

 

Rapporti di dipendenza

 

Il Sud corre il rischio di regredire di fronte a questa situazione di sviluppo mancato, accentuando una forma di eccessiva dipendenza dalle istituzioni, con una crisi di sviluppo della società civile e delle autonomie locali. Questa tendenza al clientelismo dà ai gruppi di potere locale una predominanza sociale che li colloca in posizione di mediatori e trasmettitori di risorse più o meno clientelari, più o meno soggette all'arbitrio, all'illegalità, al controllo violento delle dinamiche sociali.

 

 

La radice della criminalità

 

Il fenomeno impressionante della diffusione delle organizzazioni criminali, in alcune aree del Mezzogiorno, ha radici antiche di carattere storico, politico e culturale. La criminalità organizzata ha assunto oggi forme di impresa e di economia sommersa e parallela. Si tratta di un cancro  dice il documento  contro il quale la coscienza generale del Sud insieme a quella di tutto il Paese si indigna. La Chiesa lo condanna con forza e decisione. Esso viene anche favorito da atteggiamenti di disimpegno, di passività, di immoralità e omertà.

 

 

Passività

 

L'intervento pubblico, più che in altre parti del Paese, ha creato una rete di piccolo e grande clientelismo che, invece di favorire lo sviluppo, lo rallenta o addirittura lo impedisce. Si realizza così una dipendenza del Mezzogiorno dalla logica produttivistica dell'industria settentrionale e medio-europea che asservendolo lo snatura.

 

 

Promuovere una vera politica a favore del Mezzogiorno

 

Di fronte a questa situazione, occorre, allora, elaborare un programma economico nazionale che abbia lo scopo di unificare il Paese. Appare necessaria una politica straordinaria per l'occupazione. L'agricoltura e il turismo vanno incrementati e promossi come fonti concrete di sviluppo delle regioni del Sud.

 

 

Una grande opera di educazione

 

I vescovi auspicano un grande recupero di moralità sociale, di fiducia nelle istituzioni e di educazione al rispetto delle leggi.

Sviluppo nella solidarietà reciproca

 

Lo sviluppo non sia solo di natura economica e sociale, o la copia di modelli lontani. Ma sia  sottolineano i vescovi  vocazione e processo di popolo e cioè evoluzione complessiva vissuta da tutta la società meridionale quale protagonista del proprio sviluppo.

Per essere vero sviluppo, deve investire tutto l'uomo e quindi essere anche di ordine culturale, spirituale, morale e religioso. La crescita dell'Italia appare, del resto, condizionata da quella del Mezzogiorno e l'Italia non potrà essere riconciliata, ove non si giunga a riconciliare la realtà meridionale e, in genere, tutte le realtà periferiche ed emarginate con l'intero Paese.

 

 

Nuova evangelizzazione e pietà popolare

 

Questo acuirsi degli egoismi, delle sopraffazioni, delle rotture interne alla comunità civile, urge di una nuova evangelizzazione, come rinnovato annuncio della gioiosa notizia dell'amore di Dio. Le manifestazioni di religiosità e pietà popolare già presenti nel Sud, con il loro forte carico di richiami trascendenti, andranno così portate al livello di autentica comunione ecclesiale e di impegno storico concreto.

La Chiesa di Gesù Cristo è profeticamente libera, segno di contraddizione; il suo compito è quello di invitare e sostenere la solidarietà, ma anche di chiedere e accompagnare la conversione di mentalità, il superamento di pregiudizi, vittimismi, presunzioni, la purificazione della stessa religiosità popolare: il vangelo è anche giudizio, criterio, crisi e superamento dei dis-valori del Sud.

 

 

Il ruolo dei laici, delle parrocchie e delle istituzioni educative

 

In un simile contesto, appare importante e decisivo il ruolo dei laici. Ai giovani, alle donne, alle famiglie, ai gruppi ecclesiali, i vescovi chiedono un impegno di testimonianza dei valori di fede coniugati nella vita quotidiana. La ministerialità sociale dei laici, ad ogni livello, appare un fattore importante dello sviluppo delle regioni del Sud come pure le parrocchie hanno un compito di promozione umana e religiosa, oltre che di servizio, che le collochi nel ruolo di vero soggetto sociale.

 

 

Chiesa e Mezzogiorno:
una questione ecclesiologica

 

La questione meridionale è un tema che ha una notevole rilevanza ecclesiologica. La Chiesa infatti, come si è espresso il Concilio, è un germe validissimo di unità (LG 9). La riflessione dei vescovi e della Chiesa tutta sul tema del Mezzogiorno si muove dunque, e sempre, alla luce del vangelo e nello spirito costruttivo della speranza cristiana.

E' appunto compito del magistero sociale della Chiesa quello di offrire un orientamento etico per una presa di coscienza, cristianamente matura, dei problemi del Sud in vista di una comunione, di una solidarietà che sia concreta, di una integrazione economica, culturale, di sviluppo autonomo ed integrale tra Nord e Sud.

Se il tema del Mezzogiorno è rilevante, esso ha anche una sua urgenza ed attualità: la nuova evangelizzazione e la conseguente nuova inculturazione della fede pongono domande e chiedono risposte non solo all'intera realtà ecclesiale, ma anche alle comunità particolari, alle Chiese che sono al Nord e che sono al Sud.

 

Per la Chiesa l'economia ha un'etica, perché il lavoro ha il primato sulla proprietà; lo sviluppo è una vocazione dell'uomo se è per tutto l'uomo e secondo il parametro interiore (primato dell'essere sull'avere); la politica deve coniugare sempre produttività con occupazione; mirare al territorio per un recupero del senso del sociale e dello Stato (moralità sociale).

 

La Chiesa, da parte sua, non intende occupare nessuno spazio di potere; il suo luogo è sempre quello del ministero, del servizio, dell'annuncio della salvezza e della liberazione. A questo compito è chiamato tutto il tessuto vitale della Chiesa. Così il Sud non sarà più un problema della Chiesa, ma un luogo della sua evidenza.

 

Angelo Sceppacerca