Dieci anni del Centro Parrocchiale di Vallo Torinese

UNA COMUNITÀ CHE IRRADIA

 

La parrocchia non è solo una « struttura »: quando si trasforma in comunità diventa una realtà viva ed attraente. Ed allora non può non portare frutto. E' quanto emerge dalla testimonianza - che qui riportiamo - di Aldo Bertinetti, pubblicata su « La Voce del Popolo », settimanale della diocesi di Torino, in occasione dei dieci anni dell'apertura del Centro Parrocchiale di Vallo Torinese.

di Aldo Bertinetti

 

 

Non so guanti dei lettori conoscano l'esistenza e l'ubicazione di Vallo Torinese; è un paesino di qualche centinaio di abitanti, arroccato sui primi contrafforti delle montagne del Lanzese, di economia prevalentemente agricola, dalla tipica aria campagnola, anzi già un po' “montagnina"... Uno dei tanti paesi senza storia. Eppure, girando il mondo, potreste scoprire che in Germania, Svizzera, Inghilterra, Jugoslavia, Palestina ci sono persone per le quali il ricordo più forte della loro visita in Italia è proprio legato al nonne di questo paesetto!

Sembra che tutto sia iniziato dalla "conversione" del loro parroco (già, perché anche i preti possono convertirsi, passando forse da una vita di routine di "funzionari" delle cose sacre al desiderio di mettere 1'amore di Dio al primo posto). Don Vincenzo, che aveva cominciato a sperimentare con altri sacerdoti una vita più autentica e piena di comunione, a Pentecoste del 1967 invitò un gruppo di suoi parrocchiani a partecipare a Rocca di Papa ad un convegno di parrocchie di tutto il mondo, che volevano impegnarsi a vivere in modo "nuovo" secondo la spiritualità dell'unità. E sembra che questa piccola "avanguardia" tornasse al paese decisamente trasformata, senza nessun grosso piano pastorale né particolari progetti che non fossero l'intenzione di attuare un po' sul serio il Comandamento Nuovo e il cercare di voler bene a tutti nella concretezza di ogni giorno.

La maturazione avvenuta attraverso questo nuovo impegno d'unità portò la parrocchia intera a vivere più intensamente la realtà del Corpo mistico, facendone in breve un centro di riferimento spirituale e formativo non solo per la popolazione locale, ma anche per altre parrocchie, e in modo particolare per altri gruppi giovanili. Di fatto, iniziò una processione sempre più frequente e numerosa di persone che, per caso o accompagnate da altri che avevano già fatto 1'« esperienza », andavano a trovare gli amici di Vallo semplicemente perché, stando con loro, si respirava un'aria « diversa ».

Nel '70 le case del paese non bastavano già più a sostenere tale afflusso: gli incontri, da quelli informali a quelli che incominciavano ad organizzarsi più sistematicamente, raccoglievano un numero di persone sempre maggiore, e proprio non si sapeva dove metterle. II Consiglio Pastorale della parrocchia prese allora una decisione certamente coraggiosa, e persino un po' azzardata, per un paesino così: costruire un centro capace di ospitare centinaia di persone. Ma, grazie al concreto aiuto di tutti, il Centro nacque con una rapidità prodigiosa: il 2 giugno 1973 poteva già essere inaugurato con una solenne concelebrazione presieduta dal card. Pellegrino.

Certo, il centro sarebbe stato prima di tutto parrocchiale, e i locali sarebbero stati usati dalla comunità per le mille attività della parrocchia che sorgevano da questa vita nuova. Ma esso nacque già subito con un respiro più largo, non solo nelle dimensioni: decine di giovani delle parrocchie attorno, ma anche stranieri, e persino dei sacerdoti, si alternarono in quegli anni per dare una mano concreta alle costruzioni; e i fondi necessari, certamente superiori alle possibilità del paese, arrivarono dalle parti più diverse. Si sentì subito, insomma, che quest'opera 1 aveva una vocazione più vasta e che non apparteneva più solo a Vallo, ma a Dio stesso.

I dieci anni che seguirono furono un continuo crescendo di vita. Se scorrete alcune delle migliaia di testimonianze lasciate dai più svariati visitatori, vi sembrerà di leggere davvero una raccolta di "Fioretti". Dai bambini ai giovani in crisi, da serene casalinghe a professionisti impegnati, persone che talvolta arriva vano con un bagaglio di situazioni disperate, tutti dichiarano di aver ritrovato lassù un senso nuovo della vita, e con esso la serenità. Sembra che l'esperienza di Vallo sia stata di luce anche per sacerdoti e vescovi: fra gli altri, mons. Manfredini - allora vescovo di Piacenza - che qualche anno fa, dopo una visita di qualche giorno con alcuni suoi sacerdoti, concludeva dicendo: « Vi ringrazio, perché qui ho sentito in maniera più precisa e più profonda la presenza del Signore ».

E se piacciono le cifre, possiamo dire che in questi dieci anni sono passate a Vallo circa 45.000 persone, tra cui centinaia di sacerdoti, provenienti non solo da parrocchie del Piemonte, ma veramente da tutta Italia e da numerose nazioni, con una notevole rappresentanza di luterani e anglicani. Dunque i «montagnini» di Vallo sono diventati anche dei preziosi operatori di ecumenismo - così come, d'altra parte, hanno riscoperto in loro la capacità dell'affidamento di ragazzi senza famiglia e del recupero di giovani in difficoltà (è nata una associazione proprio con questa finalità).

I giovani di Vallo poi, nella loro semplicità, possono essere per tutti testimonianza di una viva ecclesialità; come è stato di Maria Orsola, una normalissima e simpatica ragazzina, morta nel '70 durante un campo-scuola a Venezia come piccola ma autentica "martire" nel servizio ai suoi coetanei, lei che più di una volta aveva detto: «Sarei disposta a dare la vita, purché i giovani capiscano quanto è bello amare Dio».

Se vi recherete un giorno a Vallo, scoprirete che tutto è perfettamente normale, senza miracoli o voli mistici: i giovani hanno i problemi di tutti gli altri; ci sono le consuete difficoltà della vita, di relazione, sia pubblica che privata; le giornate si susseguono come in ogni parte del mondo... Eppure è proprio questa normalità che ad un certo punto vi stupirà, perché scoprirete che lassù è all'ordine del giorno anche parlare di Dio, o ragionare a dimensione "mondo" («Sai, i nostri amici della Germania »...).

E' normale comunicare un caldo senso di famiglia, proprio quello che fece scegliere nel '77 al card. Pellegrino questa come "casa sua".

E tutto ciò purtroppo non sempre è così "normale" nelle nostre comunità... forse perché per dei cristiani "normali" non è così scontato credere a Dio come l'unico ideale .della propria vita, ed esser capaci di scegliere l'amore del prossimo proprio quando «costa», ed è un piccolo quotidiano morire sulla propria croce. Giuseppe, un ragazzo di 15 anni, dopo una visita a Vallo ha potuto concludere con lapidarla incisività: «Qui Dio è vivo!»

Aldo Bertinetti