EVANGELIZZARE TUTTA LA VITA

II rinnovamento della catechesi invocato dal Concilio Vaticano II impegna tuttora le Conferenze episcopali e le Chiese locali nella ricerca di una nuova impostazione e nella verifica degli strumenti proposti. Il presente contributo di don Vincenzo Zani - sociologo e incaricato dell'ufficio pastorale della diocesi di Brescia - non vuol essere una valutazione dei nuovi catechismi; ma, dopo aver disegnato a grandi linee il cammino e le idee-guida del progetto catechistico italiano, intende offrire alcuni criteri di verifica della concreta incidenza che esso ha avuto nel rinnovamento della pastorale parrocchiale.

di don Vincenzo Zani

 

La CEI ha recentemente indetto una verifica dei catechismi italiani,, aprendo una fase di consultazione molto vasta che dovrà interessare esperti ed utenti per tutto l'anno in corso (1). E' questa la tappa conclusiva di un cammino lungo e articolato, iniziato col primo progetto del « nuovo catechismo per l'Italia » approvato dalla CEI stessa nel 1967 e successivamente confermato. Un'apposita commissione episcopale è stata incaricata di presiedere alla stesura definitiva dei testi, dopo questo primo periodo di sperimentazione.

 

L'idea di catechismo dopo il Concilio Vaticano II

Il Vaticano II ha - come si dice - posto fine all'epoca inaugurata dal Concilio Tridentino, in cui la catechesi era principalmente la spiegazione del testo di «dottrina cristiana», ed ha preparato la via per una nuova «catechesi per la vita cristiana». Questa non si limita a presentare le verità di fede codificate secondo il modello positivo-scolastico, né vuole semplicemente raccontare gli eventi salvifici del passato; ma mira invece a promuovere un cammino di ricerca che aiuti le persone a cogliere quello che Dio fa oggi, e quello che ci chiama a fare con Lui.

Più in generale, il Concilio si è fatto autorevole interprete di istanze profonde di rinnovamento, che hanno guidato anche i criteri d formazione dei nuovi catechismi. Col sottolineare la partecipazione di tutti i battezzati all'unico sacerdozio di Cristo, ad esempio, esso ha richiamato ogni cristiano ad assumere responsabilmente il proprio ruolo nella Chiesa; di qui, la scelta di consegnare il catechismo come «libro della fede» all'intera comunità perché la comunità sia essa stessa impegnata nella promozione del cammino di fede. Inoltre, la denuncia della pericolosa frattura - verificatasi nella nostra epoca - tra Chiesa e mondo, tra messaggio cristiano e cultura, tra fede e vita (2), ha stimolato la ricerca di un nuovo linguaggio catechistico, più aggiornato ed aderente alla realtà dell'uomo d'oggi.

In Italia, degli orizzonti teologici e culturali del periodo postconciliare si è fatto interprete il « Direttorio Catechistico Generale della Congregazione del Clero (3), codificando in prospettiva catechetico-pastorale le scelti conciliari. Ritroviamo i seguenti criteri, secondo cui impostare il lavoro catechetico:

- La realtà della fede cristiana non va presentata come una somma di verità astratte, ma come l'annuncio di un evento di salvezza: il «contenuto» della catechesi è Dio stesso nel suo mistero.

- La « storia della salvezza » trae la sua origine da Dio-Trinità, ed è orientata al Padre, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito (catechesi ad impronta « trinitaria »).

- Al centro dell'intervento di Dio nella storia è Gesù Cristo, Parola di Dio incarnata; perciò la catechesi ha il compito di annunciare nella storia l'evento centrale della salvezza, culminante nel mistero pasquale di Cristo.

- L'intervento salvifico di Dio nella storia è allo stesso tempo rivelativo della verità di Dio sull'uomo; di qui, una catechesi che evidenzi l'intima connessione del mistero di Dio rivelato in Cristo con la vita dell'uomo e il fine ultimo a cui egli è chiamato.

I Vescovi italiani, nell'elaborazione del «catechismo per la vita cristiana », sono stati coerenti con tali criteri, proponendo alla comunità cristiana un itinerario di fede graduale, progressivo ed organico, mediante il quale incontrare ed accogliere Cristo come unico Signore della vita, accogliere il Suo progetto, impegnarsi a promuovere con la forza dello Spirito il Regno di Dio nella storia, celebrare e testimoniare nel mondo «l'amore del Padre che tutti unisce».

Si è inteso così consegnare alle comunità dei credenti un « libro della fede » che accosti le situazioni, le « domande » vitali dei destinatari della Parola di Dio ai segni liturgici che celebrano ed attualizzano il mistero cristiano, come pure alle testimonianze e ai progetti di « vita nuova » che lo visibilizzano. Questo nuovo catechismo si presenta dunque caratterizzato dai seguenti tratti:

a) La mèta globale è quella di creare una mentalità di fede, di educare cioè al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere come Lui ed in Lui la comunione col Padre nello Spirito Santo.

b) I contenuti proposti sono enucleati da un centro che è il mistero di una persona vivente, Gesù Cristo, a cui ci si accosta mediante un itinerario progressivo: dalla dimensione antropologica alla dimensione biblica, dalla dimensione liturgico-ecclesiale alla dimensione etico-morale.

c) II metodo proposto per guidare il credente alla pienezza della vita cristiana è quello suggerito dalla « pedagogia di Dio »: pedagogia della gradualità, dei « segni », dell'«incarnazione».

d) Questo impegno di formazione cristiana può realizzarsi solo nella comunità ecclesiale, e mediante il segno della sua unità nella carità.

Infine, noti si può non menzionare il contributo delle scienze umane - specie l'antropologia e la pedagogia - alla nuova impostazione della catechesi. Sempre più distintamente, si concepisce l'uomo come « persona in relazione », chiamata a costruire la storia insieme agli altri uomini: ed una catechesi autenticamente umana e.cristiana ha il compito di promuovere integralmente lo sviluppo della personalità, e di abilitare 1'uomo a molteplici rapporti sociali, in un mondo di relazioni a vari livelli. In questa prospettiva, il catechismo è offerto come strumento del quale l'educatore cristiano possa servirsi per costruire un cammino originale, adeguato alle situazioni e alle esperienze dei destinatari.

 

II ruolo del progetto catechistico nella pastorale della parrocchia

 

E' impressione generalizzata che questo impegno pluriennale di rinnovamento dei contenuti e dei metodi della catechesi non sia ancora arrivato a toccare da vicino la gran massa dei battezzati. Questi accettano il servizio finalizzato alla recezione del sacramento, ma in genere, ricevutolo, non ne recepiscono le istanze di fondo per la continuità e 1'integralità del cammino cristiana e tornano ad allontanarsi.

Per meglio comprendere l'effetto che il progetto catechistico ha prodotto in genere sulla pastorale nella parrocchia, possiamo distinguere il livello delle idee da quello della prassi effettiva (4).

a) A livello di idee. Ricordiamo brevemente il ruolo della dottrina e del catechismo nella parrocchia « tridentina ». In sintesi, in una situazione di cristianità, si cercava di preparare e formare dei « praticanti », si attuava una socializzazione religiosa per la conservazione e il consolidamento della Chiesa-istituzione (5).

Il progetto catechistico italiano - secondo le indicazioni di rinnovamento del Concilio e le istanze provenienti dalla situazione odierna - prospetta invece una catechesi prevalentemente evangelizzatrice, al servizio della crescita e della maturazione di fede dei ragazzi, dei giovani, degli adulti, delle famiglie del nostro tempo, per la promozione di credenti « impegnati » e non più solo «praticanti»; una catechesi proiettata alla testimonianza della Chiesa nel mondo, come sacramento di salvezza, aperta perciò alla realizzazione dei valori del Regno per la realizzazione e la «liberazione» integrale dell'uomo; una catechesi che promuova la partecipazione matura di tutti alla vita e alle responsabilità ecclesiali, al servizio di un continuo ed evangelico rinnovamento della Chiesa stessa (6).

In particolare il progetto catechistico è in sintonia con la pastorale della parrocchia, avendo di mira lo stesso fine: la fedeltà a Dio e all'uomo nella sequela di Cristo; la formazione del credente «adulto», e della comunità ecclesiale missionaria, orante, al servizio dell'uomo, fraterna, a dimensione umana, ministeriale.

Si può dire, sinteticamente, che mentre la catechesi tradizionale era orientata alla recezione dei sacramenti (in particolare confessione, comunione, matrimonio) come al proprio fine, la nuova scelta - sostenuta anche dal documento su «Evangelizzazione e sacramenti» - è quella di non finalizzare la catechesi alla liturgia, perché sia catechesi che liturgia sono entrambe subordinate e finalizzate alla vita Cristiana «vissuta» nel mondo. Parola e sacramento si finalizzano cioè alla testimonianza concreta, che opera effettivamente per la venuta del Remo di Dio.

b) A livello di prassi. Quale impatto si è verificato, sociologicamente, tra il progetto catechistico e la pastorale reale della parrocchia ? La parrocchia che vuole rinnovarsi secondo la linea del Concilio prende generalmente in seria considerazione la catechesi: ma la linea del rinnovamento non è univoca e, pertanto, il progetto catechistico - anche nelle parrocchie con una pastorale rinnovata - non ha uguale accoglienza ed incidenza. Vediamo brevemente alcune tipiche modalità di tale «impatto».

1) Talune parrocchie hanno difficoltà ad accogliere veramente i nuovi catechismi, e anche quando li adottano materialmente sono portate a relativizzare il progetto catechistico globale, reputandolo non rispondente alla situazione. Esse rimproverano ai catechismi di essere astratti e impersonali, slegati dalla vita della comunità, dalla liturgia, dall'impegno sociale; di preferire lo schema, il « progetto » ai bisogni effettivi delle persone. Esse non hanno dubbi nell'affermare che, per una Chiesa nuova in grado di evangelizzare il mondo di oggi, occorre partire non tanto dalla catechesi, ma dal rinnovamento cristiano della comunità; e a questo proposito si cita il Documento di Base là dove dice: « L'esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è possibile concepire una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell'intera comunità » (7).

2) In alcune parrocchie, che pure hanno fatto la scelta di una pastorale rinnovata, si verifica ancora una certa separazione tra la pastorale globale della parrocchia e la catechesi (potremmo definirlo effetto "isola"). In esse, la catechesi, anche se svolta quasi sempre con molto impegno, raggiunge solo un gruppo ristretto di destinatari; realizza una certa crescita e un certo rinnovamento della fede nei singoli cristiani, ma non sfocia in un rinnovamento dell'intera comunità.

Sono molte le parrocchie che sperimentano tale effetto « isola ». Accanto ad un nucleo vivo, o a diversi gruppi ecclesiali validi, ma piuttosto autonomi tra loro, rimane una maggioranza di fedeli per i quali la parrocchia resta un'erogazione di servizi sacri: i pochi non riescono a coinvolgerla e a volte non sono neppure consci della necessità di gettare ponti verso gli altri.

3) La parrocchia che ha accolto il Concilio ed accetta nella sostanza la linea CEI vede con occhio benevolo lo sforzo fatto in questi anni per realizzare una nuova proposta catechistica, e cerca di integrare il progetto catechistico italiano nel suo progetto pastorale, aperta a modificarsi sotto le spinte del progetto stesso. Non tutto è facile; ma quando la parrocchia è a dimensione umana, e c'è un ambiente che vede possibile l'accoglienza dei nuovi catechismi, si verifica in genere un'osmosi salutare tra i contributi-proposte che vengono dall'esterno della parrocchia e quanto viene nascendo nella comunità parrocchiale stessa.

La nuova catechesi, là dove si utilizza con successo, può far cogliere soprattutto questi aspetti: che la Chiesa è per il mondo, in stato di servizio; che i problemi, le sorti e le attese della gente debbono essere la prima preoccupazione della parrocchia e dei cristiani - e ciò porta ad una maggiore attenzione agli « ultimi »; che la Chiesa è in stato di evangelizzazione, e deve essere aperta a tutti se vuole formare dei « credenti »; che la Chiesa ha bisogno di comunione, autenticamente e concretamente vissuta, e che non può bastare una vita associativa e burocratica della parrocchia. Ciò richiede comunicazione, partecipazione effettiva: la Chiesa in preghiera infatti non può limitarsi a svolgere « funzioni sacre », ma deve celebrare la fede e i sacramenti della fede nella vita della comunità, rinnovando la testimonianza dell'amore e del servizio.

Si realizza così un reciproco influsso tra la comunità ecclesiale e la catechesi: la comunità interpella la catechesi, la catechesi interpella e provoca la comunità.

 

L'impegno educativo alla fede come sfida alla comunità ecclesiale

 

« Gli adulti sono in senso più pieno i destinatari del messaggio cristiano (...). Nel mondo contemporaneo, pluralista e secolarizzato, la Chiesa può dare ragione della sua speranza (1 Pt 3, 15) in proporzione alla maturità di fede degli adulti » (8).

Nella società moderna, in cui l'informazione è globale, i problemi sono « planetarizzati », e si accentua a dismisura il dinamismo e la mobilità degli individui, emerge la tendenza ad una «vetrinizzazione dell'esistenza», la quale costringe persone e istituzioni a rivedere costantemente il proprio modo di essere e di agire, perché siano a servizio del bene comune.

Anche la Chiesa è coinvolta in questo fenomeno sociale: ogni suo comportamento - delle istituzioni o dei membri di essa - è comunicazione che mette in gioco la sua identità, il suo farsi «tutto a tutti» (1 Cor 9, 22) (9). Ciò vuol dire che la Chiesa, in questo nostro tempo, dovrà sempre più decisamente aprirsi al dialogo nella forza della testimonianza. Se «la crisi moderna è eminentemente morale» - secondo la definizione del card. Ballestrero (10) - riconoscere ciò significa accettare di rispondere al senso di disorientamento provocato dalla valanga di messaggi contraddittori che vengono da ogni parte, illuminando il valore e il destino dell'uomo; significa partecipare attivamente e creativamente alla ricostruzione del tessuto sociale lacerato, frammentato.

Un tale impegno comporta, d'altra parte, la revisione dei criteri pastorali; la ricostruzione delle strutture di avvicinamento e di accoglienza reciproca di quanti sono impegnati in un itinerario di riscoperta della fede; l'educazione di laici che sappiano assumere pienamente le loro responsabilità ecclesiali; la riscoperta della « prospettiva missionaria », nell'apertura ai lontani e agli ultimi.

Da questo contesto socio-ecclesiale emerge l'urgenza di avviare coraggiose sperimentazioni educative degli adulti, di promuovere itinerari di riscoperta della fede, di revisione di vita e di impegno per crescere nella comunità e con la comunità, accanto alle nuove generazioni nell'offrire la testimonianza della vita ai più piccoli.

Ma il progetto della CEI per una « catechesi vitale » andrà in porto se verranno promossi e formati dei catechisti con un'autentica personalità umana e cristiana. « Una personalità che si nutre dell'ascolto della Parola e della partecipazione alla vita sacramentale per esprimersi in un servizio personale a Cristo e nell'apertura missionaria al Regno, al servizio dell'uomo. Una personalità che si esprime nella capacità di annunciare la Parola nell'oggi, nella creatività con cui vive la piena comunione con la Chiesa » (11).

Vincenzo Zani

 

Note

 

(1) La XXII Assemblea generale straordinaria (sett. '83 ha espresso la volontà che sia curata la verifica e la redazione di catechismi da approvare e pubblicare - previa approvazione della S. Sede - a firma della CEI. II Consigli permanente della CEI, nel novembre, ha formalmente incaricato la Commissione Episcopale per la dottrina della fede la catechesi e la cultura, e l'Ufficio Catechistico Nazionale di predisporre i necessari strumenti di lavoro.

 (2) cf. Paolo VI. Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi dell'8-12-1975, n. 20.

 (3) Congregazione del Clero, Direttorio Catechistico Generale del 1971.

(4) cf. C. Bonicelli, relazione al Convegno nazionale dei parroci dell'Italia settentrionale, Verona 18-20 ottobre 1983.

(5) cf. E. Alberich. Catechesi e prassi ecclesiale, Torino 1982, pp. 27-28.

(6) cf. ibid, p. 52.

(7) II Rinnovamento della Catechesi o « Documento di Base », CEI (1970). 200.

(8) ibid. 124.

 (9) cf. Giovanni Paolo II, Discorso nell'Udienza giubilare ai giornalisti, 27-1-1984.

(10) XVIII Assemblea Generale della CEI, prolusione al programma pastorale degli anni '80.

(11) Da La formazione dei catechisti nella comunità cristiana, Orientamenti pastorali, n. 34. 25-3-1982.