NUOVO STILE

editoriale di Paul Hirtz

 

L'Anno Santo straordinario della Redenzione si è concluso con le imponenti manifestazioni del Giubileo dei Giovani. E, con esse, è risultato più che mai un segno di speranza. Non solo perché s'è vista una generazione di giovani che, con serietà ed entusiasmo, intendono « impegnarsi in prima persona - questa la consegna data loro dal Papa - nella costruzione di un mondo veramente a misura d'uomo, anzi, a misura di figli di Dio ». Ma segno di speranza anche - e forse soprattutto - perché si è potuto intravedere un nuovo « stile » di essere Chiesa. Quando, sinora, nell'organizzazione di un Anno Santo, hanno collaborato così da vicino con gli organismi della Curia i più vari movimenti di rinnovamento cristiano ? O quando, nelle Basiliche romane, si son visti parlare come « esperti » di vita cristiana dei laici, e persino delle donne ?...

Un Anno Santo, dunque, contrassegnato con giovanile vitalità dalla presenza di diversi «testimoni» del nostro tempo, con i movimenti da essi fondati o che ad essi si ispirano: Madre Teresa di Calcutta, Roger Schutz, Chiara Lubich, Kiko Arguello, Luigi Giussani, ed altri ancora.

C'era ancora una nota insolita, che ha richiamato l'attenzione di qualche osservatore: la partecipazione di un gruppo di giovani giapponesi - una trentina - appartenenti al movimento buddista della Rissho Kosei-kai. Movimento « laicale » e comunitario anch'esso, che da anni mira ad una riattualizzazione vitale del grande patrimonio spirituale lasciato dal Buddha. Quel che è certamente sfuggito è però un avvenimento dietro le quinte dell'ufficialità, poco rilevante solo in apparenza: l'incontro di questi stessi giovani buddisti con alcuni rappresentanti di movimenti giovanili impegnati per il Giubileo, svoltosi su invito del Segretariato per i non-cristiani.

Un incontro semplice, e quasi familiare. Lo scopo ? Conoscersi, farsi reciprocamente dono delle proprie esperienze, secondo l'esigenza profondamente avvertita da tutti di aprire dialoghi vivi e vivificati dall'amore.

Non si è fatto altro che presentare ciascuno la realtà del proprio movimento, in un clima di profondo ascolto: e si scopriva subito una consonanza che non nasceva solo dal fatto di aver tutti una fede, di provenire - sia pure per strade diverse - da esperienze di tipo comunitario, o di condividere certe finalità, come la volontà d'impegno per la vera giustizia e la vera pace... Era qualcos'altro. Dopo aver pregato insieme a conclusione .dell'incontro, nel salutarci si notava in ognuno quella gioia inconfondibile che nasce dall'aver sperimentato la presenza viva dell'unico Dio in mezzo ai suoi « figli », cristiani e buddisti.

E per noi lì presenti, cristiani, appartenenti a movimenti diversi ma già in qualche modo legati dalla collaborazione di quei giorni, un nuovo segno di speranza, e un nuovo orizzonte che si dischiudeva: il constatare come l'unità ecclesiale - e il suo « nuovo stile » - sa oltrepassare gli ambiti confessionali della cattolicità; ed anzi potrà farsi sempre più pienamente « ecclesiale » e «cattolica» nella misura in cui - insieme, nell'amore reciproco – ci si aprirà verso quegli « altri » che sono anch’essi tutti figli dell’umico Padre. Per costruire insieme con loro il mondo nuovo ,di domani, la « civiltà dell’amore ».

Paul Hirtz