I1 sacramento della penitenza nella vita di cristiani d'aggi

CONFESSIONE: LA GIOIA DI RISORGERE CON LUI

 

Spesso vissuta come "forma" ereditata dalla tradizione, la "confessione" sembra più che mai incompresa ai nostri giorni. Ma qual è, in realtà, il significato vivo del sacramento della penitenza? E come scoprirlo, oggi? Abbiamo girato la domanda ad un nostro amico sacerdote che, pur giovane, ha già una lunga e ricca esperienza di "confessionale"; e, grazie a lui, abbiamo raccolto le testimonianze di persone con cui è venuto a contatto in questi anni di ministero...

a cura di Mauro Bartolini

 

« Sono sacerdote da quindici anni, e da sette esercito, per parecchie ore al giorno, il ministero della confessione. Dopo un periodo di servizio ministeriale trascorso in una parrocchia del centro-città (in un grande centro urbano di tipo industriale, n.d.r.), da alcuni mesi sono stato trasferito in un santuario mariano, mèta continua di fedeli; e qui ho la grazia e la gioia - così la sento - di essere in modo tutto particolare partecipe ogni giorno di quel mistero di riconciliazione che è il segno tangibile, operante, dell'amore misericordioso del Padre. « E' un'esperienza che faccio spesso, quando confesso: mi sento come coinvolto, testimone stupito ed ammirato, in un incontro che si realizza tra Dio e l'uomo, e nel quale io sono chiamato a svolgere un ruolo - per così dire - di "interprete".

« Mi colpisce, in particolare, la sproporzione che avverto tra la povertà dello strumento (il sacerdote) e gli effetti di pace profonda, di gioia intima che producono quei momenti di colloquio, spesso anonimi, dietro la grata di un vecchio confessionale...

«Più volte, specie all'inizio, in quel lungo - e spesso inoperoso - star chiuso in un confessionale, mi assaliva il dubbio di star perdendo tempo: ci sarebbero state mille altre cose importanti da fare, forse – pensavo - non sapevo coglierei segni dei tempi... Oggi mi sembra di poter affermare che non è così. Mi sono convinto che la gente ha invece più che mai bisogno di questo "spazio" di riconciliazione, di una parola di perdono, apportatrice di pace...

« Mi danno dolore, invece, certe frasi che spesso si sentono ripetere: "E' difficile trovare un sacerdote disponibile... non oso chiedere di confessarmi... hanno così fretta che ti congedano in un attimo... poveretti, hanno talmente tanto da fare!"... E sono loro stessi, i fedeli, che - cercando di giustificare il sacerdote senza volerlo mi confermano nell'idea che stiamo forse perdendo un treno importante; e cioè la possibilità unica di un contatto, di un rapporto più profondo con l'anima di un'umanità che cerca nel vuoto, spesso disperatamente, un segno, un senso, forse un valore...

« Mi ha fatto riflettere la pagina apparsa sul n. 1 di Gen's '84: "A proposito del fenomeno dell'indifferenza religiosa". Riportava le parole di Martin Heidegger: "Ormai l'epoca è caratterizzata dall'assenza di Dio, dalla 'mancanza di Dio'... Posto che a quest'epoca sia ancora riservata una svolta, questa potrà aver luogo solo se il mondo si capovolge da capo a fondo, cioè se si capovolge a partire dall'abisso... Ma perché ciò abbia luogo occorre che vi siano coloro che arrivano all'abisso". La riflessione dell'articolista su quel "calarsi" - ma "per amore"! - nell'abisso terminava affermando: "Sarà di lì, da quel fondo, che uniti al Cristo risorto (i cristiani) potranno far sprigionare nella storia la forza trasformatrice del suo Spirito. La morte ritroverà il suo senso, il dolore il suo ruolo, e soprattutto il mondo imparerà di nuovo ad amare".

« Io penso che - come per ogni cristiano - il posto del sacerdote oggi dovrebbe essere soprattutto lì, in quell"'abisso", in quel vuoto, in quell’assenza di Dio". E solo se saprà "calarsi" - per amore - fin nel fondo di quel negativo di cui il nostro tempo è imbevuto, potrà far sì che esso si ribalti in una riacquistata libertà, in una nuova capacità d'amore ».

F. G.

 

Sacramento della penitenza: attualità o crisi ?

 

In un tempo di profondo travaglio, che ha messo in crisi le forme di una religiosità tradizionale, non sono certo in pochi a chiedersi che senso abbia, oggi, la « confessione ». Ed è un travaglio che investe i sacerdoti stessi come s'avverte anche, in sottofondo, nella testimonianza sopra riportata: dallo shock dei confessionali vuoti, si è passati a volte a privilegiare un attivismo pastorale che ha rischiato non poco di svuotare lo « spazio » - ... e il tempo ! - dell'incontro sacramentale.

D'altra parte, il confessionale sembra sempre più distante dalla sensibilità dell'uomo di oggi, che va perdendo - come spesso si dice - il « senso del peccato », ma più ancora forse reclama forme nuove, più personali, più aderenti ad una realtà sociale ed ecclesiale che «scopre»1'interpersonalità, che valorizza l'amore reciproco più della mera osservanza di precetti...

Il recente Sinodo dei vescovi ha inteso appunto riproporre l'attualità del sacramento della penitenza accentuando l'aspetto di « riconciliazione » con Dio e con i fratelli, in esso centrale, e sottolineandone l'urgenza profetica in un quadro mondiale dominato da tensioni, fratture, spinte di forze distruttive... E' stato - questo Sinodo - un fondamentale servizio all'uomo del nostro tempo; e ancor più potrà esserlo quanto meglio saprà tradursi nella vita dei cristiani e della Chiesa intera nel suo insieme.

          Ma come sente e come vive oggi il cristiano la confessione? Le esperienze, le impressioni e le brevi risposte che qui seguono non sono forse rappresentative e tanto meno esaustive, né intendono proporre soluzioni dei problemi accennati: sono tuttavia testimonianze di persone - in buona parte giovani - che, in vari modi e a vari livelli, sono impegnate in un cammino di fede e di vita cristiana; e possono forse contribuire a rintracciare quei significati « vitali » che la confessione oggi esprime per un'esistenza cristiana autentica.

« Per anni non mi sono confessata, per vari motivi. Primo, non ritenevo di aver qualcosa da dire ad un confessore; secondo, pensavo che in realtà la confessione non servisse gran che; terzo, e forse più importante: mi terrorizzava il confessionale. Non sono mai riuscita a vincere il disagio di quell'oscurità, di quella grata...

« I quattordici anni furono un periodo triste della mia vita, che coincise con la mia crisi religiosa. Andavo a messa perché dovevo, ma non mi confessai più... Fu solo sui vent'anni che, in seguito alla venuta in parrocchia di un predicatore per i giovani, tornai alla confessione. Ma, tutto sommato, per molto tempo non rimase che un obbligo. Mi confessavo nelle grandi occasioni; e non so come potrei definirle, ma queste confessioni a volte sono molto deludenti... Venti o trenta persone ammassate attorno al confessionale, tutto che si svolge così in fretta... Dalle nostre parti, scherzando, a volte si dice della confessione che è di quelle cose "che si fanno in serie"...

« I1 mio cammino di riscoperta della confessione, dunque, è stato lungo e graduale; e penso di avere ancora molto da imparare. Adesso comprendo che la confessione è un invito a parlare delle cose dell'anima, a districare i propri grovigli interni, a riconoscere i propri errori o mancanze, e soprattutto - per la grazia del "perdono" - una spinta a migliorare se stessi. La voce del sacerdote diventa allora quella di un amico, di un fratello, di un padre: di un amico perché ti aiuta a risolvere i problemi; di un fratello perché fa suoi i tuoi problemi; di un padre, perché ti senti amata come figlia, non giudicata - perché la "giustizia" del Padre è tutta Amore » (una giovane donna).

La difficoltà - che s'avverte in questo racconto - di riuscire ad intendere la confessione nel suo aspetto centrale - quello sacramentale - è abbastanza comune. Ma ciò mette in rilievo come, soprattutto oggi, la possibilità di « capire » il sacramento passa spesso attraverso la testimonianza del ministro. La mediazione del sacerdote, cioè la sua capacità d'amore nel farsi « strumento » totalmente disponibile, diventa sempre più essenziale perché si possa scoprire - al di là della sua persona - la stessa realtà profonda dell'incontro con Cristo...

 

II « miracolo » di una trasformazione

 

«Accostarsi al sacramento della penitenza è incontrarsi con Qualcuno che, attraverso il sacerdote, ti dice: "lo ti assolvo; và in pace e non peccare più"» (un giovane).

E questa « parola » è efficace, opera qualcosa - qualcosa che è come una trasformazione del proprio più intimo « io »...

« Ogni volta, deposto nella confessione il peso delle mie mancanze, mi sento come trasformata nell'anima; è una forza nuova che "irrompe", colmandomi di luce e di pace... E' l'aiuto a riprendere il cammino e a ricominciare ad amare con un "cuore nuovo" » (una ragazza).

« E' sempre un miracolo del Suo amore: Dio mi rinnova dal di dentro e mi convince che, nonostante me, posso amarlo con tutto il cuore in ogni attimo della mia vita» (un giovane).

Per tanti, questa «scoperta» del sacramento della penitenza è avvenuta attraverso un momento preciso, una esperienza «forte» di confessione che ha segnato sul vivo la loro esistenza...

 

Ritrovarsi al centro dell'amore di Dio

 

«Nella mia vita c'è stata una scoperta, lo stupore di un incontro con 1'Amore di Dio che ha cambiato la mia vita... Ed è stato per me determinante l'aver conosciuto un sacerdote che si è reso totalmente disponibile come "strumento" - nel tempo, nell'ascolto col cuore, nella sua parola - per rendere concreto ed accessibile l'annuncio di salvezza di Gesù. Questo sacerdote non mi ha guardato impersonalmente; ed anzi ho sentito che in quel momento era Gesù stesso in lui che mi accoglieva, mi chiamava per nome...

« Questa luce, questa nuova certezza di essere al centro dell'Amore di Dio mi è venuta dall'angolo oscuro di una cappella, attraverso una grata... E pensare che mi ero accostato alla confessione come molte altre volte, anzi, con un po' di scetticismo in più - senza certo aspettarmi nulla di nuovo. Ricordo di essermi meravigliato dell'attenzione, della delicatezza e disponibilità del sacerdote... Neppure mi disse molto, né mi diede troppe spiegazioni; ma capii che Dio voleva dirottare la mia vita, darle un nuovo orientamento. Tornando verso casa, scoprivo che dentro di me era scattato qualcosa, anche se apparentemente niente era cambiato... Dio mi aveva amato per primo; ora io dovevo essere segno, fermento vivo di quest'Amore verso gli altri, senza pretender nulla ma donandomi io per primo »... (un uomo).

Non di rado, tra le testimonianze raccolte, l'esperienza di un rinnovamento profondo vissuta nella confessione ha costituito - come nel caso precedente - l'occasione e il punto di partenza per un impegno cristiano più radicale; sia grazie al rapporto col sacerdote stesso, approfondito nella «direzione spirituale»; sia - in alcuni casi - per la possibilità di continuare tale esperienza assieme ad altri, in una vita più evangelica vissuta comunitariamente.

 

Una scoperta che è un punto di partenza

 

« Mi trovavo in un momento molto duro della mia vita. Nel giro di dieci mesi avevo perso prima la mamma e poi mio marito. Questo mi aveva distrutta: rimasta sola, mi ero chiusa in me stessa, nella mia diffidenza verso tutti, nel timore di andare incontro alla gente. Ad un certo punto volli confessarmi, per prendere un po' di forza. Ma dove trovare era una domenica mattina - un confessore disponibile ? Presi il tram, scesi, entrai in una chiesa quasi certa di non trovare un sacerdote; c'era invece una luce rossa al confessionale, appena entrata.

« Il sacerdote mi ha calmata, ha smontato le mie paure con poche, semplici parole, rassicurandomi che Dio mi amava veramente così com'ero; infine mi disse che, se volevo, sarei potuta tornare per farmi conoscere meglio... Molte volte, in passato, avevo desiderato che un sacerdote mi guidasse per la mia vita spirituale, ma col tempo mi ero scoraggiata: un'Ave Maria, un Padre nostro, e via... come poter chiedere tempo a persone così impegnate? Ora invece, all'invito del sacerdote, si riaccese quell'intima speranza. Così tornai, e facemmo conoscenza; mi lasciò raccontare ,della mia vita, poi mi assicurò che per qualsiasi consiglio - o anche aiuto materiale - potevo rivolgermi a lui.

« Da allora la mia vita è davvero cambiata. Certo, non è tutto facile, a volte c'è da lottare; ma so che non sono sola. Tra l'altro, quel sacerdote mi ha fatto conoscere altri cristiani impegnati, insieme ai quali ho potuto andare più a fondo nella vita di fede... Insomma, ho trovato la mia nuova famiglia!» (una signora anziana).

« Ricordo quel giorno - più di un anno fa - 'che entrai in chiesa, per la prima volta dopo molto tempo. Era nato in me un forte desiderio di "ricominciare" la mia vita, e sentii il bisogno della confessione per ritornare "nuovo", sgravarmi del peso del mio passato. Sapevo di aver bisogno di aiuto per liberarmi da tutto ciò che mi teneva lontano da Dio...

« Mi apro, e confido tutto: il rapporto difficile e non puro con la mia ragazza, i problemi con i miei... L'angoscia svanisce, ed è come un traboccare di gioia - come l'alba di un nuovo mattino. Il sacerdote, poi, mi invita ad un colloquio per il giorno seguente, ed accetto. Così, dopo una lunga chiacchierata sulla mia vita, le mie aspirazioni, i miei fallimenti, mi mette in contatto con gente che - mi dice - avrebbe potuto aiutarmi: persone che avevano scelto, come ideale, Dio.

« Quel giorno - grazie ad una confessione! - l'amore di Dio mi ha donato la cosa più preziosa: una strada, e dei "compagni di viaggio" per giungere fino a Lui» (un giovane).

 

« Un dono sempre a nostra disposizione »

 

Impressioni diverse, situazioni di vita le più varie che si raccolgono attorno ad un punto, l'esperienza di un incontro personale - che è poi il « centro » del mistero dell'Amore:

« In questi momenti, pur nella coscienza del peso della mia umanità, mi pare di scoprire sempre più il senso profondo della mia vita: vivere con Gesù la croce e l'abbandono per vivere con Lui risorto la mia resurrezione... L'esperienza del peccato, della mia fragilità e infedeltà sono allora un lasciarsi innalzare con Lui sulla croce; ma quella croce è una porta, un passaggio alla gioia, alla pienezza della Vita » (una giovane donna).

« Quella "parola" di perdono opera veramente ciò che afferma... Ed ho capito che davvero c'è grande festa in cielo per un peccatore che ritorna al Padre, e che l'anticipo di questa "festa" lo viviamo già in questa vita - perché il mistero pasquale è la realtà di ogni momento, è il passaggio dalla morte alla vita che l'amore di Dio opera in noi » (un giovane).

Risurrezione, gioia, festa, vita... C'è qui qualcosa d'insolito, rispetto ad un'idea della confessione come « pratica » deteriorata e stantìa - qualcosa che risponde invece ad un'esigenza ben viva ed autentica di realizzazione nella libertà, di liberazione appunto...

Ecco la sorpresa sempre nuova che si sente vibrare in queste testimonianze: il mistero dell'amore di Dio che incontra l'uomo proprio nel dolore, e lo rinnova, lo ricolma di luce, lo trasforma in Sé. Ed allora il sacramento di penitenza e riconciliazione perde la sua apparenza oscura: non è più solo « contrizione », o la mortificazione del senso di colpa, ma è l'aprirsi alla gioia; non più il fardello d'un obbligo, ma - qualcuno ci diceva - « un dono sempre a nostra disposizione ».

Mauro Bartolini