“RICONCILIAZIONE E PENITENZA NELLA MISISONE DELLA CHIESA”

In occasione dell'importante assise sinodale dei vescovi in ottobre, sul tema "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", già trattammo l'argomento del sacramento della riconciliazione dal punto di vista storico e teologico (cf. Gen's n. 12/1983); ora vi ritorniamo, con un'intervista sui lavori del Sinodo gentilmente concessaci dal vescovo di Basilea, mons. Otto Wűst, delegato della Conferenza Episcopale svizzera all'assemblea sinodale. Il tenta della "riconciliazione" non ha perso nulla della sua attualità nel presente contesto ecclesiale e storico-sociale. Anzi, rilasciata ad una certa distanza dall'avvenimento del Sinodo, l'intervista mette in luce con decantata organicità il grande rilievo che esso ha avuto nel prospettare incisive linee di presenza cristiana e di missione nel mondo contemporaneo (da tradurre sempre meglio nel vivo della "prassi" ecclesiale) - nonché nel favorire una auto-comprensione nuova del mistero della Chiesa, essa stessa "sacramento" vivo di riconciliazione e di unità. Completiamo poi la panoramica sul tema con un nostro servizio - corredato da testimonianze ed esperienze varie - sulla realtà del sacramento della penitenza nella vita dei cristiani oggi.

CHIESA OGGI È RICONCILIAZIONE

a cura di Hubertus Blaumeiser

 

GEN'S: Cosa ha significato per lei "vivere" il Sinodo ?

 

E' stata un'esperienza del tutto nuova. Essendo vescovo di Basilea da appena un anno, fino al momento del Sinodo ero stato concentrato soprattutto su quell'aspetto del mio servizio di vescovo che è la cura della diocesi. Il Sinodo ha così avuto per me il significato di una forte presa di coscienza del secondo grande compito che fa ugualmente parte del ministero del vescovo: la cura pastorale per la Chiesa universale, affidata al Collegio episcopale. Nel suo discorso di chiusura, Giovanni Paolo II ha indicato nel Sinodo dei Vescovi "una manifestazione particolarmente preziosa dalla collegialità episcopale della Chiesa ed un suo strumento particolarmente efficace".

Si comprende subito quanto sia impegnativo, per i partecipanti al Sinodo, un tale compito. Da parte mia ne ho avvertito la responsabilità in modo ancor più vivo, in quanto per particolare circostanze - sono stato delegato a parteciparvi da parte della Conferenza episcopale svizzera solo poche settimane prima dell'inizio dell'assemblea. Non mi rimaneva quindi neppure il tempo per prepararmi adeguatamente a questo grande avvenimento ecclesiale.

Ciascun vescovo è chiamato ad essere, in seno al collegio dei suoi confratelli, portavoce dell'esperienza di fede della propria chiesa locale, e ad accogliere con attenzione le testimonianze di tutti gli altri. La testimonianza di ciascuno diventa veramente "cattolica" solo quando, sotto la direzione del successore di Pietro, si fa comporre in armonia con tutte le altre. E' stata un'esperienza preziosa ed arricchente sperimentare in modo così vivo la cattolicità della Chiesa.

C'era poi l'occasione di incontrare vescovi di quasi tutte le nazioni del mondo, e di instaurare con loro un fraterno scambio di idee e di esperienze. Già solo i vescovi più vicini al mio posto nell'aula del Sinodo costituivano una rappresentanza mondiale, e provenivano da una decina di paesi: Zaire, La Réunion, Bolivia, Germania, Tanzania, Irlanda, India, Algeria, Togo, Canada. Ciascuno di loro era portatore di esperienze e problematiche particolari, ma tutti erano profondamente legati nell'unità di una stessa fede e di una stessa missione. Lo si avvertiva sin dal primo giorno, e a sottolinearlo era l'atmosfera di amicizia, apertura e serenità. Ho sperimentato nel senso più pieno la Communio, ed in essa abbiamo trovato insieme vicendevole incoraggiamento e conferma nella fede.

 

GEN'S: Come incontro di vescovi di tutto il mondo, il Sinodo offre in modo unico una panoramica sulla situazione della Chiesa. Quali sono state, a suo avviso, le linee più significative emerse a tale proposito ?

 

La mia prima e più forte impressione al Sinodo è stata questa: la Chiesa cattolica non è più incentrata sulla realtà europea. A conferma di questo fatto non c'era solo il numero quanto mai ampio di partecipanti provenienti dagli altri continenti. La voce dei popoli dell'Africa, dell'America Latina, dell'Asia si è avvertita fortemente al Sinodo. Gli interventi di alcuni vescovi di questi paesi sono risultati tra i più significativi e stimolanti. Attingendo dalla ricchezza della loro cultura e dalla vitalità dell'esperienza di fede nelle loro Chiese, essi recavano stimoli nuovi e preziosi per tutta la Chiesa universale. Penso ad esempio alle affermazioni di un vescovo della Costa d'Avorio sul tema del Sinodo: per l'uomo africano la dimensione della festa è di importanza centrale; nella sua vita tutti gli eventi di rilievo sono caratterizzati da una festa nella quale si esprime la sua gioia di vivere. Pertanto anche la penitenza e la riconciliazione vengono celebrate come una festa, senza per questo rinnegare la profonda serietà della conversione. Il sacramento della penitenza perde così il suo carattere ostico ed assume il significato di un avvenimento di festa, il giorno del ritorno gioioso del figlio prodigo al Padre e alla Sua famiglia.

 

Una coscienza nuova della propria missione

 

Dall'altra parte, al Sinodo dei vescovi si è chiaramente avvertito come il mondo vada sempre più unificandosi. Lo manifestavano i molti problemi e difficoltà che quasi dappertutto si pongono in maniera analoga: perdita del senso del peccato, crisi del sacramento della penitenza, aumento di tensioni conflittuali in quasi tutti i campi - insieme ad un profondo anelito dell'uomo d'oggi alla pace, all'unità, alla riconciliazione. Su questo sfondo, una Chiesa che sappia sempre più vivere come comunità di perdono e di riconciliazione acquista indubbiamente grande attualità.

Infine, taluni problemi interni della Chiesa, nei quali spesso consumiamo le nostre forze migliori, a me come europeo sono apparsi ben piccoli e secondari, se paragonati alle immani difficoltà e ai problemi quasi insolubili con cui molte chiese ben più giovani debbono confrontarsi, senza perdere per questo la loro gioia fiduciosa e la loro forza di testimonianza evangelica.

 

GEN'S: Ci si è chiesti il perché di un tema come quello della riconciliazione per il Sinodo '83. Ora, con un po' di distanza dalla conclusione dei lavori, si può certamente valutare meglio l'importanza del tema scelto...

Nel convocare il Sinodo sul tema "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", Giovanni Paolo II è venuto incontro ad un desiderio espresso da molte conferenze episcopali di tutti i continenti. Ed egli stesso, nel discorso d'apertura, notava come "sarebbe difficile trovare, per il lavoro del Sinodo, un tema più fondamentale, più aderente al Vangelo, più apostolico e più urgente". Gesù inaugura infatti l'annuncio della salvezza con l'appello programmatico: "convertitevi e credete al Vangelo" (Mc. 1, 15).. Conversione, penitenza, riconciliazione sono dunque la prima parola del Vangelo - parola che rivela una dimensione fondamentale di tutta l'esistenza cristiana. La Chiesa è "sacramento di riconciliazione"; e difficilmente si potrà descrivere la missione della Chiesa con una parola che più la esprima. Tutto l'impegno apostolico del Papa, i suoi discorsi e le sue encicliche, mostrano quanto la pace, il perdono, la riconciliazione, l'unità siano la tensione di fondo e la costante premura del suo pontificato. L'idea stessa di celebrare il Giubileo della Redenzione è nata solo in seguito, quando era già stata presa la decisione di indire il Sinodo sul tema della "riconciliazione". Il mistero della redenzione è infatti la fonte di perdono e di riconciliazione nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.

Ma ciò che più ha conferito al tema la sua particolarissima attualità è il mondo odierno stesso, con le sue contraddizioni e i suoi conflitti crescenti. Una spirale di minacce di ogni genere - armamento nucleare, lotte razziste, terrorismo, sfruttamento, tensioni economico-sociali - sembra stringere l'umanità intera in una morsa preoccupante. Tutte queste pericolose fratture invocano ad alta voce la riconciliazione. In una tale situazione gli uomini s'attendono più che in altri momenti che la Chiesa indichi e denunci con forza profetica ogni forma di ingiustizia, di male, di inimicizia. Assieme al Papa, la Chiesa deve dar prova della sua viva sollecitudine nel promuovere la riconciliazione tra i singoli e tra i gruppi divisi in seno alla società, del suo impegno per vincere le forze negative dell'ostilità, dell'odio e della volontà di distruggere.

 

GEN'S: Si può dunque dire che, al di là del rinnovamento del sacramento della penitenza, questo Sinodo abbia favorito una più profonda comprensione dell'identità e della missione della Chiesa nel nostro tempo?

 

Il tema del Sinodo, in effetti, non riguardava solo il sacramento della penitenza. Nel messaggio al mondo dei Padri sinodali il senso della « riconciliazione » è stato espresso in tutta la sua ampiezza: « Con tutta la Chiesa, noi prendiamo parte al compito che Cristo ci ha affidato: creare la civiltà dell'amore, sanando, riconciliando ed unificando il nostro mondo diviso ».

 

La Chiesa nel mondo «sacramento di riconciliazione»

 

E' dunque la Chiesa intera che deve essere essa stessa per il mondo sacramento di riconciliazione, segno genuino ed efficace della misericordia di Dio. Deve contribuire a superare le divisioni e le tensioni, deve instancabilmente adoperarsi per la pace e il disarmo, per la distensione tra est e ovest, e far valere tutta la sua influenza per riequilibrare il dislivello tra nord e sud. D'altra parte, noi cristiani riconosciamo proprio nel sacramento della penitenza tutta la grandezza dell'amore risanatore di Dio. In questo sacramento è ristabilita l'unione personale del singolo con Dio; e ciò ci rende liberi per il servizio della riconciliazione nei riguardi del mondo.

 

GEN'S: ... e il prossimo Sinodo ?

 

II prossimo Sinodo dei Vescovi si riunirà, con tutta probabilità, fra due o tre anni. L'argomento da affrontare sarà deciso dal Santo Padre dopo la consultazione delle Conferenze episcopali. Nell'ultima riunione del Sinodo 1983, alcuni partecipanti hanno già espresso qualche proposta riguardante, tra l'altro, la pastorale giovanile, il rapporto Chiesa-mezzi di comunicazione, la relazione tra Chiesa locale e Chiesa universale.

 

GEN'S: Il Vaticano II vede nella conversione dei cuori una delle condizioni più basilari per la riunificazione della Chiesa. Il,Sinodo ha trattato anche il tema dell'ecumenismo ?

 

 

Quella ecumenica è oggi una dimensione essenziale della missione riconciliatrice della Chiesa, ed è diventata un urgente obbligo apostolico. Ciò era implicito in molti interventi al Sinodo, anche se il riferimento esplicito alla parola "ecumenismo" è venuto solo alcune volte. Più infatti i cristiani saranno tutti una comunità riconciliata ed unita in sé, più diverrà credibile la loro testimonianza dell'amore misericordioso di Dio; e più sarà efficace il loro impegno per la riconciliazione e il superamento delle. fratture della nostra società.

Hubertus Blaumeiser