I Focolari: per rafforzare la comunione nella cattolicità italiana

LAVORARE INSIEME PER L'UNITÀ

di Chiara Lubich

 

"Unità dinamica nella Chiesa": sotto questo titolo, nei primi mesi dell'84 è apparsa su « L'Osservatore Romano » una serie di articoli dei responsabili delle maggiori associazioni e movimenti ecclesiali in Italia: voci di un dialogo intessuto in risposta all'invito del Papa allo "sforzo di una fraterna collaborazione e di una visibile comunione" - di cui sono frutto, tra l'altro, molte manifestazioni dell'Anno giubilare. Riportiamo qui l'intervento di Chiara Lubich, che illustra l'esperienza e il tipico stile di presenza del Movimento dei Focolari - di cui ella è fondatrice e presidente - nella dinamica dell'unità ecclesiale.

 

La spiritualità del Movimento dei Focolari si può esprimere con una sola parola: unità. Si tratta dell'unità invocata da Cristo per i suoi discepoli prima di morire, quando elevò al Padre la sua preghiera, detta appunto «preghiera dell'unità». Essa, fra il resto, dice: «Che siano uno» (Gv 17, 11).

L'unità è realizzata nel Movimento con la pratica del « comandamento nuovo » attuato con la radicalità richiesta da Gesù: « Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri » (Gv 13, 34). Vivendo in questo modo i focolarini (intendo con questo termine ogni membro del Movimento) sperimentano nelle loro piccole e grandi comunità la luce, la forza, il coraggio, l'ardore che dona quella presenza di Gesù da lui promessa quando ha detto: « Dove sono due o tre uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro » (Mt 18, 20).

L'unità, frutto dell'amore, garanzia della presenza del Risorto fra i cristiani, è la peculiarità del Movimento dei Focolari.

Solo sulla base di essa, magari ricomposta ogni qualvolta venisse incrinata, il membro del Movimento sviluppa la sua vita spirituale e quella apostolica. L'unità è il primo dovere per i focolarini, è il loro stile di vita, è la norma delle loro norme, è la premessa di ogni altra regola.

 

«Farsi tutto a tutti» condividendo iniziative e finalità

 

Ma, se l'unità è il modo di vivere dei focolarini, essa è anche lo scopo per cui sono nati. Il Movimento ha, infatti, come fine concorrere a realizzare un'altra parola della «preghiera dell'unità» di Gesù: « Che tutti siano uno » (Gv 17, 21), lavorare cioè con la Chiesa ed attuare la fratellanza universale in Cristo e con ciò dar una mano per avviare il mondo verso una vera unità.

Si tende a questo scopo incrementandola fra i cattolici, lavorando all'unificazione delle varie Chiese o comunità ecclesiali e, su queste basi, promuovendo il dialogo con i fedeli di altre religioni e quello con gli uomini di buona volontà.

E, come i focolarini puntano sull'amore evangelico per realizzare l'unità fra loro, così, per attuare il loro fine (dopo aver dato testimonianza di Dio col loro reciproco amore: « Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri » [Gv 13, 35]) credono all'efficacia dell'amore cristiano, al primato del servizio. Essi cercano di «farsi tutto a tutti» come insegna san Paolo (cf. 1 Cor 9, 22).

Stando così le cose si può capire come sia congeniale con la loro linea tessere e mantenere rapporti cristiani di stima, di fiducia, d'aiuto spirituale e concreto con quanti militano in altre Associazioni e Movimenti all'interno della Chiesa cattolica, sia a livello sovrannazionale, sia in ognuna delle numerose nazioni in cui il Movimento è presente.

Di fatto, finora il nostro ha collaborato fruttuosamente con altri Movimenti cattolici, su richiesta delle autorità della Chiesa, in organi consultivi a vario livello, come i consigli pastorali, le consulte dei laici, ecc.; e in altre iniziative di carattere pastorale, come i consultori familiari, i centri di accoglienza alla vita, i corsi di formazione per coniugati e fidanzati, oltre che in diverse attività specificamente richieste dalla Chiesa.

Ha svolto anche una collaborazione diretta con alcuni Movimenti, in vista di finalità che condivideva e che si presentavano urgenti: per esempio, in vari momenti della nostra storia, con la Crociata della Carità di Padre Leone Veuthey, col Movimento per un Mondo Migliore, con la Crociata del Rosario di P. Peyton, con l'Aiuto alla Chiesa sofferente di P. Werenfried van Straaten, col Movimiento Familiar Cristiano di P. Pedro Richards ecc.; e più recentemente in Italia, col «Movimento per la Vita», per promuovere il referendum abrogativo della legge permissiva sull'interruzione volontaria della gravidanza.

Tuttora il nostro Movimento lavora in perfetta armonia col Movimento Comunione e Liberazione, con l'Azione Cattolica, con 1'Opus Dei, col Movimento per la Vita, con 1'Equipe Notre Dame, con la confederazione Consultori Familiari di ispirazione cristiana, col Movimento Maria Cristina, con le Comunità Neocatecumenali, per adempiere ad un invito rivoltogli direttamente dal S. Padre Giovanni Paolo II di organizzare per il 25 marzo il « Giubileo della Famiglia » affidato al Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nello stesso tempo porta il suo contributo, assieme ed in collaborazione con altri Movimenti cattolici, per la realizzazione del «Giubileo dei giovani», che si celebrerà dall'11 al 15 aprile, indetto dal Pontificio Consiglio per ì Laici.

E' dunque una consuetudine per noi questa collaborazione.

E quale la nostra esperienza in proposito ?

Nei quarant'anni di vita del Movimento, durante i quali abbiamo spesso camminato accanto a fratelli d'altre Opere della Chiesa, condividendo reciprocamente necessità, sofferenze, gioie, finalità, abbiamo avuto la conferma di quanto sia tipicamente cristiana la collaborazione tra fratelli, figli della stessa madre Chiesa, di quanto sia vero che l'« unione fa la forza », di come percorrendo un tratto di strada insieme si può arrivare prima a raggiungere obiettivi utili e, a volte, urgenti.

 

Collaborare, uniti ma distinti, sotto lo sguardo della gerarchia

 

Nello stesso tempo la nostra lunga esperienza ci dice anche come all'interno della Chiesa ogni Movimento deve spendere la maggior parte delle sue energie e del suo tempo secondo la specificità del proprio carisma e le proprie finalità. Tradirebbe, infatti, la sua vocazione e il motivo stesso per cui Dio l'ha suscitato se non le perseguisse, poiché ogni carisma è spesso anche una medicina per le membra del Corpo mistico di Cristo, che non deve essere fatta mancare. Specialmente nell'epoca in cui Dio la dona, essa può risultare determinante per fortificare e premunire i cristiani riguardo ai mali del loro tempo.

Un'altra cosa che sentiamo di affermare è che la collaborazione fra Movimenti nella nostra Chiesa risulta fruttuosa, senza mai andare a scapito del compito che ciascuno ha, solamente quando essa è richiesta o promossa dall'Autorità della Chiesa centrale, o locale.

Sappiamo, e l'abbiamo anche sperimentato, come il S. Padre ed i Vescovi abbiano una grazia tutta particolare per capire ciò che è bene per la Chiesa: essi sanno, in pratica, ciò che è utile che i loro figli facciano di comune accordo e ciò che è conveniente operino distintamente.

Per cui se dovessimo dare un suggerimento sul come fare per rafforzare la comunione nella cattolicità italiana, diremmo che attività comuni richieste dall'Autorità ecclesiastica possono esserne un'ottima via. Attraverso di esse, venendo in contatto con molti fratelli che non conosciamo, abbiamo modo d'apprezzarne lo spirito che li muove, le loro finalità, le varie attività. E si sa: non si può veramente amare se non ciò che si conosce.

Se divenisse consuetudine questo lavorare insieme, di tempo in tempo, sotto lo sguardo dei rappresentanti della Chiesa, per precisi scopi, nella comune tensione verso obiettivi profondamente sentiti, cadrebbero da sé possibili pregiudizi, mentre la stima e la comunione fraterna aumenterebbero con risultati forse finora insperati, soprattutto per la testimonianza dell'unità, che noi cristiani potremmo dare nella nostra Patria ferita da tanti mali e, non ultimi, quelli dell'indifferentismo religioso e dell'ateismo pratico.

Chiara Lubich