“...SPOGLIÒ SE STESSO„

Mentre scriviamo, s'avvia ormai a chiusura l'Anno Santo straordinario della Redenzione. Vogliamo ricordare l'avvenimento - in questo numero dedicato in particolare al tema della Riconciliazione e dei perdono - con le parole del Papa ai giovani a conclusione del loro speciale Giubileo.

 

L'Apostolo scrive: «Cristo Gesù... pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2, 6-7) (...)

Dio nella figura del servo, appartiene all'essenza della Redenzione, la quale comporta il superamento del peccato alle sue stesse radici.

La radice del peccato sta nel fatto che colui, che non era « uguale al Padre » - prima l'angelo creato, quindi a sua volta l'uomo creato - cerca di porsi « alla pari con Dio ».

La Redenzione vince il peccato alla sua stessa radice, quando Colui, che è « uguale a Dio » - come il Figlio del Padre - « si spoglia » dei diritti che quest'uguaglianza Gli dà, e « assume la condizione di servo ». Assume questa condizione come uomo, « divenendo simile agli uomini », e per questa via vince il peccato dell'uomo (...).

Così, dunque, « divenendo simile agli uomini », Egli è l'« uomo per gli altri ». Però quest'uomo per gli altri - l'uomo che serve è Dio. E' il Figlio di Dio. Il suo servizio è determinante non solo grazie alla sua nobile dimensione di umanità. Il servizio ha in sé la dimensione divina. Porta con sé il segno del Figlio di Dio.

Ciò è inscritto profondamente nella realtà della Redenzione del mondo. Come nel dramma della condanna dei mondo, nel dramma del voltar le spalle a Dio, è inscritto il programma «non servirò», così nel Vangelo (...) della conversione e della riconciliazione con Dio, nel Vangelo della salvezza dei mondo, è inscritto il Cristo che «ha assunto la condizione di servo». E nello stesso Vangelo, nella stessa buona novella, si inscrive ogni uomo, quando prende da Cristo l'atteggiamento e la disponibilità a servire. Quando diventa - a misura delle proprie possibilità e dei propri compiti - anche « un uomo per gli altri »: un uomo che serve. (...)

Ecco, il Cristo « umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome » (Fil 2, 8-9).

 (...) Il Figlio di Dio è eternamente nel seno del Padre e unito a Lui nello Spirito Santo. Cristo-uomo, «simile agli uomini» in tutto «eccetto il peccato», si è donato al Padre fino in fondo per la salvezza del mondo. Offrì se stesso al Padre come sacrificio per i peccati del mondo, per i peccati dell'uomo. Cristo - vero uomo affidò se stesso al Padre fino alla fine (...).

E il Padre ha accettato il sacrificio di Cristo.

E il Padre ha esaltato il Cristo! Gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome.

L'ha esaltato sulla Croce, nella morte di Croce. E l'ha esaltato nella gloria della risurrezione, traendo dalla sua morte quella Vita che nell'eterno, misericordioso piano di Dio è destinata all'uomo...

Giovanni Paolo II

 (Dall'omelia della S. Messa della Domenica delle Palme, 15-4-84).