UN VOLTO NUOVO DI DIO?

editoriale di Piero Coda

 

Non è più raro, oggi, anzi è sempre più frequente, incontrare sul proprio cammino qualcuno che non crede in Dio. Nel mio caso, penso ultimamente a quella giovane coppia a cui la nascita di un bimbo ha riproposto il « problema » del rapporto con la Chiesa; o a quella ragazza in cui mi sono imbattuto per caso all'università; o al fotografo con cui ho fatto amicizia partecipando a un matrimonio...

Ciò che mi ha colpito, in questi come in mille altri casi, è stato che il dialogo è nato sempre spontaneo e arricchente, anche per me. Al di là di tutto, "ci si è capiti" in qualcosa di profondo che, mi pare, io ho avvertito in loro, e loro hanno avvertito in me. Tanto che il contatto non è finito lì, con quel dialogo...

Forse, loro hanno trovato in me l'impegno ad ascoltarli cercando di adeguare la mia misura, per quel che ne sono capace, a quella di Cristo - che "non considerò un tesoro geloso" quel Dio che portava in Sé...

Ed io in loro ?

Non sembri strano, ma ho trovato la sete profonda di un Dio Vero, Semplice, Vicino, Vivo nella storia degli uomini... Ho trovato, è vero, il rifiuto, anzi, l'indifferenza verso un Dio che talvolta noi cristiani continuiamo a relegare in ben delimitati ambiti e tempi "sacri", un Dio astratto, lontano, confezionato in immagini stereotipe stancamente ripetute; ma anche la sete di un Dio diverso, ancora senza volto, ma forse più autentico. Quel Dio che Gesù ha portato in mezzo agli uomini.

E mi sono riscoperto, io, prima di loro, un po' ateo in tanti atteggiamenti, in tanti modi di vedere che non sono trasparenza del vero Dio.

Quando il 7-8 aprile scorso, una ventina di studiosi di varie discipline, provenienti da tutta Europa, si sono incontrati per la prima volta per dare inizio a quella "Scuola per il dialogo con la cultura contemporanea" voluta lo scorso anno da Chiara Lubich, ho assaporato con loro questa speranza: che il mondo non sta precipitando in un vicolo cieco, ma che forse si sta annunciando un Volto "nuovo" di Dio per gli uomini. Certo, la strada è lunga. E molto dipende da noi, chiamati ad essere testimonianza tangibile della Novità del Dio di Gesù Cristo.

Da dove cominciare ?

« Portiamo sempre e dovunque nella nostra persona lo stato di Gesù morente, perché anche la vita di Gesù si manifesti in noi » - scriveva Paolo. Vivere, amare, pensare, testimoniare, dialogare, costruire il mondo di domani a partire di là, da quel punto d'incontro fra Dio e l'uomo, fra la vera vita di Dio e l'autentica vocazione dell'uomo, che è Gesù crocifisso e abbandonato. Se portiamo in noi « lo stato di Gesù che muore », il suo abbandono, quella « morte spirituale » che lo definisce Amore, ogni uomo assetato di Verità potrà incontrarsi, in noi, col volto nuovo e vero di Dio - e Dio potrà farsi incontro, anche attraverso di noi, ad ogni uomo, fosse pure il più « lontano ».

In Gesù che muore « abbandonato », Dio e l'uomo non sono più lontani. Riviverlo in noi, essere Lui nella storia, senza false paure, è non solo vincere quel poco o tanto di « ateismo » che tutti ci portiamo dentro, ma essere autentici strumenti di dialogo fra l'uomo d'oggi e il Dio di Gesù.

Piero Coda