Panoramica su un tema emergente nella teologia contemporanea

LA DIMENSIONE TRINITARIA DELLA CROCE

a cura di Piero Coda

 

La traduzione italiana del non più recentissimo Jesu ureigener Tod. Exegetische Besinnungen und Ausblick (1) del noto esegeta di Erfurt Heinz Schürmann si rivelerà certamente un notevole contributo all'approfondimento, in Italia, del tema della « sofferenza di Dio » o - con maggiore precisione - della « dimensione trinitaria della Croce ».

Lo studio di Schürmann, infatti, ha già suscitato una vasta e positiva eco soprattutto nell'area culturale tedesca, inserendosi con originalità e profondità, sia sotto il profilo esegetico (i primi tre saggi di cui si compone) sia sotto il profilo dogmatico (la « meditazione teologica » conclusiva), in un dibattito più che mai vivo ed attuale, e che sembra anzi voler rifondare ermeneuticamente l'orizzonte stesso del mistero cristiano nei suoi ultimi presupposti: quello, appunto, che verte intorno al significato della sofferenza e della morte di Cristo come rivelative e partecipative della più profonda « natura » del Dio cristiano, l'Amore trinitario. Un tema di tale attualità e rilevanza che la Commissione teologica internazionale vi ha dedicato ampio spazio nei suoi due recenti e importanti documenti concernenti la cristologia. Vorrei qui, dopo aver dato alcuni spunti sulla genesi di questa problematica teologica e sul suo emergere nelle differenti aree culturali e confessionali, soffermarmi in breve sul contributo finora dato dalla teologia italiana.

 

L'esperienza del dolore nella coscienza di un'epoca

 

Quanto alla genesi, bisogna subito notare che 1a spinta a una concentrazione dell'attenzione teologica sul tema della « sofferenza di Dio » è venuta innanzi tutto dall'esperienza della coscienza collettiva dell'uomo contemporaneo maturata nei lager nazisti e nei gulag d'oltrecortina: basti ricordare, fra tutte, la testimonianza di D. Bonhoeffer; e, più alla radice ancora, in quel clima socioculturale di « assenza-di-Dio » che ha i suoi rappresentanti certamente più noti in Jean Paul, Hegel e Nietzsche, Sartre ed Altizer, ma nel quale è immerso come in una « notte oscura epocale e collettiva» (sono parole di Giovanni Paolo II), tutto il nostro mondo occidentale. Dall'altro lato, la svolta antropologica, la riscoperta della storia come luogo vitale della sintesi teologica, l'esigenza di attualizzare e rendere parlante nell'oggi la classica questione umanistica della teodicea (perché la sofferenza se c'è Dio? e tanto più se Egli è - come crediamo Amore?), ed anche di mostrare il Dio cristiano come Colui che non solo vince la sofferenza, ma « supera » anche dal di dentro, nel Cristo crocifisso e abbandonato sulla croce, ogni situazione di assenza-di-Dio, sono le direttrici fondamentali imboccate dalla teologia per dare una risposta all'inedita temperie storico-culturale dell'epoca contemporanea.

 

Una convergenza sotto il segno del Cristo crocifisso

 

E' sintomatico notare - per rendersi conto della vastità di questo fenomeno - che forse la prima grande opera che abbia affrontato questo tema sia di un giapponese, l'ormai notissimo K. Kitamori nel suo Teologia della sofferenza di Dio: un fecondo incontro fra la peculiarità culturale giapponese, l'orizzonte epocale contemporaneo e la proposta di fede. Ma non mancano, anzi stanno moltiplicandosi, i primi tentativi di realizzare un incontro del genere con l'universo religioso del buddismo, del taoismo e dell'induismo. Se poi dal mondo asiatico ci spostiamo nell'area latino-americana, non sarà difficile costatare come la teologia della liberazione abbia in questa prospettiva la sua scaturigine più profonda e più autentica (cf. L. Boff). Sono proprio la sofferenza e l'oppressione patite da interi popoli - un « Giobbe collettivo » li ha definiti qualcuno - che ha fatto dire a Puebla: « Cristo sa molto bene quello che oggi si tace in America latina: che si deve liberare il dolore attraverso il dolore, cioè assumendo la Croce e convertendola in fonte di vita pasquale » (n. 178). Nel mondo anglosassone, infine, oltre alla precedente tradizione kenotica della teologia anglicana, è oggi soprattutto la filosofia del processo di A.N. Whitehead che esercita un forte influsso nella direzione di una revisione critica dei tradizionali concetti metafisici dell'immutabilità e dell'impassibilità di Dio (è la cosiddetta Process-Theology).

 

Nelle aree confessionali e nella mistica

 

Dalle aree geografiche alle aree confessionali. I1 tema della dimensione trinitaria della Croce attraversa oggi in profondità il tessuto teologico non solo della teologia luterana, alla quale è certamente più congeniale, ma anche di quella ortodossa e di quella cattolica. La theologia crucis di Lutero, Kierkegaard e Barth da un lato, Hegel (cf. il noto studio di H. Kiing sul suo pensiero teologico) e Schelling (cf. l'interpretazione datane da W. Kasper) dall'altro sono all'origine, in Germania, de Il Dio crocifisso di J. Moltmann e del fondamentale Dio Mistero del mondo di E. Jiingel, per non fare che i due nomi principali. Nella teologia orientale, riemergono oggi con incisività, nella visione di un D. Staniloae o di un O. Clément, gli spunti che in questa prospettiva avevano già dato teologi del calibro di P. Florenskij, V. Soloviev, S. Bulgakov e più recentemente P. Evdokimov e V. Losskij. In campo cattolico, la teologia tedesca è stata anche qui la prima: col tema della « mutabilità di Dio » in Rahner e quello della memoria crucis di Metz da un lato, col Mysterium paschale di von Balthasar e il Kreuz und Trinitat di Hoffmann dall'altro. Subito dopo è venuta la Francia: innanzi tutto le intuizioni filosofiche di J. Maritain in uno dei suoi ultimi articoli, e poi C. Duquoc in campo cristologico, G. Lafont in quello trinitario, e J.L. Marion con un originale approfondimento teologico-filosofico dichiaratamente antimetafisico(cf. il suo ultimo Dieu sans l'étre). Per una sintetica messa a punto dell'attuale status quaestionis saranno da consultare i recentissimi G. Rossé, Jésus abandonné. Approches du mystère per 1'esegesi, e H. Riedlinger, Vom Schmerz Gottes per la dogmatica (2).

Per concludere questa sintetica panoramica mi pare importante sottolineare che oggi, soprattutto in campo cattolico, accanto alle classiche spiritualità della Croce (S. Giovanni della Croce, S. Paolo della Croce, S. Ignazio, lo stesso S. Francesco, che in San Bonaventura ha suscitato forse la prima theologia crucis in chiave trinitaria, ecc.) a ispirare gli approfondimenti teologici su questo tema sono delle spiritualità nate proprio in questo tempo - quella di Charles de Foucauld, o di Adrienne von Speyer, o di Chiara Lubich, ad es. - che sono tipicamente centrate, anche se in modi diversi, su Cristo crocifisso e sull'Amore trinitario. Un importante « segno dei tempi » che, in linea anche con la « concentrazione » del Vaticano II sul mistero di Cristo redentore dell'uomo e rivelatore del Dio Unitrino, costituisce oggi un privilegiato locus theologicus.

 

Le tematiche del negativo e del «non essere»

 

Ed eccoci alla presenza di questo tema nella teologia italiana, e ai maggiori contributi che essa ha finora offerto. Senza aver suscitato quell'eco che abbiamo constatato in altre aree culturali, il tema della sofferenza di Dio, e soprattutto quello della dimensione trinitaria della Croce, è tutt'altro che assente presso alcuni fra i pensatori più attenti del nostro panorama teologico e filosofico: anzi, mostra già, in alcuni casi, i frutti di un positivo processo di decantazione e chiarificazione. Oltre alla iniziativa del Congresso romano su « La Sapienza della Croce oggi » (Atti pubblicati in 3 voll. dalla L.D.C., Torino 1976) , e alla nascita della « Scuola superiore di teologia della Croce » sorta per iniziativa dei Passionisti italiani come frutto permanente del medesimo congresso (3), nonché ad alcuni contributi specifici comparsi su varie riviste (4) , mi soffermo qui su quelle che mi sembrano due linee prevalenti nella produzione italiana.

Innanzi tutto, si nota un positivo confronto con la cultura moderna e un approfondimento di carattere più tipicamente filosofico di tematiche come il « negativo », l'angoscia, il rapporto fra essere e « non-essere ». In questa prospettiva si distinguono I. Mancini, coi suoi ormai numerosi lavori, di cui ha recentemente proposto una visione sintetica G. Rognini, nel suo Metafisica e sofferenza (5), G. Penzo con le sue approfondite riletture heideggeriane e nietzscheane e la recente postfazione all'edizione italiana de La luce del Nulla di B. Welte (6), nonché G. Mura col suo prezioso Angoscia ed esistenza. Da Kierkegaard a Moltmann Giobbe e la «sofferenza di Dio» (7). Approfondimenti tutti di primo piano, condotti sul filo di un dialogo aperto e sicuro con il pensiero ideologico ed ermeneutico contemporaneo, con attenzione alla dimensione ontologica del problema, in continuità con la tradizione filosofica del pensiero occidentale.

 

Sofferenza e teologia trinitaria

 

L'altro filone è più tipicamente teologico, e registra anche esso alcuni notevoli contributi. Dalla puntuale disamina storico-speculativa di B. Gherardini dell'Università Lateranense nell'ormai classica Theologia crucis. L'eredità di Lutero nell'evoluzione teologica della Riforma (8), al «trattato» di teologia della croce offerto da FlickAlszeghy dell'Università Gregoriana (9), che si ispirano al noto La sofferenza di Dio di J. Galot (10) e alla visione dinamico-evolutiva di Teilhard de Chardin; dalla notevole sintesi cristologica di B. Forte (11) che - come ha notato giustamente W. Kasper - coniuga le conquiste del pensiero teologico moderno con la peculiarità storico-culturale italiana, al più prudente trattato di M. Bordoni (12), che si raccomanda per l'equilibrata apertura della cristologia al problema dell'immagine di Dio rivelata in Cristo, con sicuro e aggiornato fondamento ermeneutico e biblico. Da ricordare, infine, il contributo della Facoltà di teologia dell'Italia settentrionale ne Il significato cristiano della sofferenza (13) e soprattutto il recente decimo congresso dell'Associazione Teologica Italiana su « L'ingresso della coscienza storica nella teologia trinitaria » (12-16 settembre 1983) nella linea di una elaborazione della teologia trinitaria a partire dall'affermazione della « passione e compassione » di Dio, o meglio a partire dall'evento pasquale, vi si sono distinti A. Milano e C. Nigro (14).

 

Disegnare un'ontologia pasquale-trinitaria

 

Un contributo ricco e diversificato, dunque, quello della teologia italiana, che si caratterizza però per due direttrici fondamentali, come hanno avuto occasione di notare anche G. Bof e P.A. Sequeri: 1) l'esigenza di pensare storicamente la Trinità e trinitariamente la storia, centrando l'approfondimento in particolare nell'evento pasquale e 2) quella di costruire autonomamente un'ontologia disegnata nella prospettiva del mistero pasquale-trinitario. Resta però evidente una certa insufficienza nell'approfondimento a livello di esegesi e di teologia biblica del medesimo tema: in ciò si palesa ancora una volta una delle carenze maggiori dell'attuale teologia italiana. Per questo, dicevamo, il volume di Schürmann, con la sua originale impostazione metodologica che vuol programmaticamente superare le insufficienze dell'esegesi storico-critica rivisitando la «causa» di Gesù nella sua integralità, grazie alla nozione della « pro-esistenza » (traduzione storica, culminante nella Pasqua, dell'estasi d'amore intratrinitaria), fa sperare in un rinnovato stimolo a una maggiore attenzione a questa costitutiva dimensione della riflessione teologica a proposito del nostro tema.

Piero Coda

Note

(1) H. Schürmann. Gesù dl fronte alla propria morte. Riflessioni esegetiche e prospettive, Morcelliana, Brescia 1983.

(2) Rispettivamente: Nouvelle Cité. Paris 1983, e Herder, Freiburg 1983. In entrambi gli studi è accessibile una bibliografia delle opere sopra citate. Rimando inoltre, a proposito dei nostro tema, a due miei articoli, Gesù crocifisso e abbandonato e la Trinità - I. Un nuovo capitolo della storia della teologia? e II. Creazione, Croce, Trinità: una premessa sull'analogia, rispettivamente in « Nuova Umanità » n. 21 (1982), pp. 6-30, e n. 24-25 (1982-83), pp. 25-68. Riguardo allo studio di Rossé, di cui è in corso di pubblicazione un'edizione italiana, ci proponiamo di riprendere prossimamente l'argomento su Gen's.

(3) Tra i primi frutti di tale Scuola cf. AA.VV., Sofferenza e salvezza, Ed. Rogate, Roma 1981, e A. Lippi, Teologia della gloria e teologia della croce, L.D.C., Torino 1982.

 (4) cf. ad es. « Studia Patavina » (1977, n. 2 su Kitamori), « La Scuola cattolica » con contributi di Sequeri e Porro, «Asprenas» con articoli di Pifano e Milano, « Rassegna di Teologia », e specifici ricorrenti contributi su « Nuova Umanità » (cf.. in particolare, i temi sviluppati da G.M. Zanghl).

 (5) Un Itinerario critico con Italo Mancini, Mazziana, Verona 1983.

 (6) « Giornale di teologia » 142, Queriniana, Brescia 1983 (con bibliografia su Penzo).

 (7) Città Nuova, Roma 1982. Del medesimo cf. anche Emmanuel Lévinas. Ermeneutica e «separazione», Città Nuova, Roma 1983.

 (8) Ed. Paoline, Roma 1978.

 (9) II mistero della Croce, Queriniana, Brescia 1978.

 (10) Ed. it., Cittadella Ed., Assisi 1975.

 (11) Gesù di Nazeret, storia di Dio, Dio della storia, Ed. Paoline, Roma 1981 (cf. in particolare « Una storia di finitudine », pp. 260-286).

 (12) Gesù dl Nazaret Signore e Cristo. Saggio di cristologia sistematica: 1. Problemi di metodo, e 2. Gesù a fondamento della cristologia, Herder, Roma 1982.

 (13) Ed. La Scuola. Brescia 1982.

 (14) In attesa degli Atti, cf. G. Bof, Trinità e storia: il dinamismo della fede, In « II Regno - Attualità » 28 (1983), pp. 417-419. Di Milano, cf. la voce Trinità nel NDT. Ed. Paoline; di Nigro, Dio più grande del nostro cuore, Città Nuova. Roma 1974.