UN MODELLO... FUORI SERIE

 

Figlia di un alto dignitario della Corte imperiale di Costantinopoli, Olimpia viene educata da Teodosia, sorella del vescovo di Iconio, e per qualche tempo da Gregorio di Nazianzo. Come educatori non c'è di meglio da desiderare : se Gregorio è quello che è, bisogna dire che Teodosia è una delle donne più istruite del tempo.

In quest'epoca la formazione intellettuale e morale delle donne è basata soprattutto sulla Sacra Scrittura. Quando Giovanni Crisostomo le invierà dall'esilio tutta una serie di lettere, potrà citare senza preoccupazione testi del Vecchio e Nuovo Testamento poiché sa che Olimpia li conosce quasi a memoria; anche Gregorio di Nissa ne conosce l'istruzione, e le dedicherà il suo commento al Cantico .dei Cantici. Merito principale di Olimpia, però, è di « tradurre in vita la dottrina delle Scritture » (Anonimo, Vita d'Olimpia).

Verso la fine dell'anno 384 sposa Nebridio, sovrintendente al demanio imperiale. Olimpia ha più o meno sedici anni. In quell'ambiente di alta nobiltà dove la moda femminile impone belletti, gioielli e abiti sontuosi stigmatizzati e ridicolizzati più tardi dal Crisostomo, lei veste semplice come un fiore campestre. Se nel 4° secolo i cristiani fanno consistere la filosofia nella scienza religiosa e nella perfezione morale, lei è certamente « più filosofo degli uomini» (Giovanni Crisostomo), e suo compito come sposa sarà di attuare la piena comunione spirituale tra lei e suo marito.

Ma Nebridio muore dopo meno di due anni di matrimonio, e comincia l'assalto dei pretendenti alla sua mano. Olimpia risponde a tutti: « Se il mio Signore avesse voluto che continuassi a vivere con un uomo, non mi avrebbe portato via il mio marito ». Si disfa in poco tempo di tutte le enormi e quasi favolose ricchezze di famiglia usandone in parte per costruire un monastero, adiacente a Santa Sofia, dove ben presto accorrono circa 250 vergini di ogni rango sociale, classe senatoriale compresa, per praticare la «sublime vita che si addice ai santi».

Olimpia ha ora trent'anni ed è nel pieno della sua forma come donna e come cristiana. Ha esperienza del mondo, ha servito i poveri, ha dialogato e combattuto per difendere la fede e la morale, ha esercitato ed è esperta in catechesi, ha discusso sui problemi della Chiesa con sacerdoti e vescovi, e il suo Vescovo Nettario « dava grande peso ai consigli che lei gli dava per il governo della Chiesa ».

Malgrado la norma paolina, riaffermata dall'imperatore Teodosio, di non consacrare diaconesse se non vedove di almeno sessant'anni di età, Nettarlo « per volontà divina » le impone le mani e la ordina diacono a trent'anni.

Quando Giovanni Crisostomo, successore di Nettario come vescovo di Costantinopoli, verrà costretto per mesi e mesi all'esilio, lontano dalla metropoli, Olimpia sarà l'anima della Chiesa locale: « Per questa città immensa e affollata - le scrive Giovanni - tu sei stata una cittadella, un porto, un baluardo con la testimonianza della tua vita e con i consigli dati a uomini e donne » (Giov. Cris., Lettere a Olimpia, XII).

Olimpia non ha esercitato il diaconato come oggi s'intende, ma sicuramente ne è un modello.

Silvano Cola