Parola di Vita (febbraio 1984)

RICONCILIARSI

«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono». (Mt. 5,23)

È questa una di quelle parole di Gesù che, se bene intese, possono provocare in noi una vera rivoluzione e, se fossero vissute da tutte le persone del mondo, si avrebbe la pace assicurata per sempre.

Gesù immagina che un israelita si rechi al tempio per offrire a Dio il suo sacrificio. Oggi noi potremmo pensare ad un fedele che va in Chiesa per assistere alla Messa.

L'offerta del sacrificio per l'israelita del tempo di Gesù - come, del resto, la partecipazione alla Messa per il cristiano di oggi - rappresentano il momento più importante, la espressione più alta del suo rapporto con Dio. Ebbene! - dice Gesù, usando un linguaggio paradossale per sottolineare l'importanza davanti a Dio del pieno accordo tra fratelli - se, mentre stai per offrire il tuo sacrificio, ti ricordi che c'è una qualche disarmonia fra te ed il tuo prossimo, interrompi il tuo sacrificio e vai prima a riconciliarti con il tuo prossimo. L'offerta del sacrificio - e, per noi cristiani, la partecipazione alla Messa - rischierebbe di essere un atto vuoto di contenuto se si fosse in disaccordo con i nostri fratelli. II primo sacrificio, che Dio attende da noi, è che ci sforziamo di essere in armonia con tutti.

«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono».

Con questa sua esortazione sembra che il pensiero di Gesù non presenti novità sostanziali rispetto all'Antico Testamento. I profeti infatti avevano già anticipato questo concetto: Dio preferisce l'amore verso il prossimo, la misericordia, la compassione verso i deboli alle vittime offerte a Lui in olocausto (Os 6, 6). Quando i sacrifici vengono offerti da persone le quali opprimono i poveri, Egli li respinge come un abominio (Is 1, 10-20). Anziché essere allora un atto di lode, diventano un insulto recato a Dio.

Ma la novità esiste e sta qui: Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l’iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge così il comandamento dell'amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui il fatto stesso di restarsene indifferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti.

Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell'odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d'attenzione, d'amore verso i fratelli.

« Se dunque presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono».

Come, allora, mettere in pratica queste parole?

Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque.

Normalmente si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell'altro, dl misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità.

Se così faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremmo ed Egli lo accetterà e no terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell’unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

Chiara Lubich