UNA CHIAMATA ALLA VITA

di Chiara Lubich

Il secondo fascicolo 1983 di « Seminariun » (la rivista curata dalla S. Congregazione per l'Educazione cattolica) è dedicato al tema «I1 ruolo dei laici nella pastorale delle vocazioni». Accanto ai diversi saggi sui documenti e gli orientamenti del Magistero, sono proposte le esperienze in campo vocazionale di associazioni e movimenti vivi ed operanti nella Chiesa di oggi. Anche a Chiara Lubich è stato chiesto di presentare il «Contributo del Movimento dei Focolari alle vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie». L’intervento è particolarmente significativo nel sottolineare il fiorire vocazionale armonico e «nuovo», nel quadro della riscoperta della pienezza del sacerdozio comune dei cristiani, sia singolarmente che comunitariamente vissuto.

Osservando ora, dopo quaranta anni di vita, con sguardo retrospettivo, il nostro Movimento dei Focolari (Opera di Maria), ci sembra di dover affermare che Dio lo ha ispirato e fatto nascere forse nel momento in cui più acuta si è fatta sentire in Italia e nel mondo la crisi di tutti i valori, soprattutto di quelli religiosi.
Già nel 1943, infatti, in piena guerra, e sotto i bombardamenti, le devastazioni esteriori sembravano poca cosa a confronto di quelle interiori. Ma sappiamo che dietro la storia dell'umanità c'è Dio che non dimentica i suoi figli, e come lungo i secoli ha suscitato ordini religiosi e movimenti spirituali perché, incarnando una parola del Vangelo, servissero da medicina ai mali del tempo, così ci pare che Dio ci abbia spinti a ripetere con la vita e con tutti i mezzi la parola divina « unità », anche perché il mondo contemporaneo è lacerato da mille divisioni.
E cercando noi di vivere l'unità nel modo che Lui ci ha insegnato, abbiamo toccato con mano che tutti i valori vanno al loro posto: Dio, l'uomo, la fraternità universale, la giustizia sociale, la famiglia, il dolore, la morte.
Vivere l'unità, infatti, è compaginarsi su questa terra a somiglianza della Trinità in un amore totale al prossimo; ma richiede dai singoli di accettare tutta la radicalità del Vangelo. Chiede di mettere Dio al primo posto nella propria vita: lo chiede ai coniugati, agli operai, agli imprenditori, ai politici, ai professionisti, ai sacerdoti, ai religiosi, ai ricchi e ai poveri, agli anziani e ai giovani.
E poiché moltissimi sono stati attratti da quest'unico e vero Ideale di vita che è Dio, sono nati quasi automaticamente all'interno della stessa Opera vari movimenti di massa chiamati Famiglie Nuove, Generazione Nuova (Gen), Umanità Nuova, Movimento Sacerdotale, Movimento Parrocchiale, Movimento dei Religiosi, Movimento delle Religiose, nonché la « Generazione nuova sacerdotale » dei seminaristi e la « Generazione nuova dei religiosi ». Senza contare che lo stesso Ideale di vita viene condiviso da molti cristiani non cattolici di tutte le denominazioni, nonché in modo analogo da membri delle grandi religioni non cristiane, che fanno capo al nostro Centro Uno per l'ecumenismo.

 

Una vocazione per tutti: vivere secondo il Vangelo

Ma la caratteristica forse più notevole è la presenza dei giovani che sono trascinati - spesso più degli anziani - dalle impegnative richieste del Vangelo che essi riscoprono attualissimo e rivoluzionario, e al quale sanno rispondere con ammirevole generosità poiché non è un libro di teoria bensì un libro di vita; e quando trovano qualcuno che insegna loro a viverlo ci si buttano, e in pieno mondo consumistico sanno andare contro corrente. Non è comodo, ma hanno capito che solo chi sa stare sulla croce come Gesù costruisce l'unità.
C'è da dire inoltre che il nostro movimento nella sua configurazione globale è laico, e fa capo al Pontificio Consiglio per i Laici. Laico, però, come Maria Santissima era laica. E ci sembra che questo suo modo di presentarsi al mondo, valorizzando il sacerdozio comune dei fedeli, sia stato uno dei motivi per cui fin dall'inizio del Movimento moltissime persone - oltre a quelle che hanno trovato naturalmente la loro strada nel consacrarsi a Dio all'interno di esso - hanno per contraccolpo sentito e seguito la chiamata di Dio al sacerdozio ministeriale e alla vita religiosa.
Abbiamo effettivamente potuto osservare che se uno si decide per Dio e si dispone pertanto a fare la sua volontà per rispondere al suo Amore, Dio lo illumina e gli fa scoprire «come» realizzare se stesso nel servizio all'umanità.
Ricordo che già nei primi incontri estivi da noi chiamati Mariapoli - dove ogni età e ogni stato sociale convivono o imparano a convivere come figli dello stesso Padre, anteponendo a tutto l'amore scambievole - giovani e ragazze dichiaravano di aver trovato la loro vocazione, ed entravano o in seminario o in convento o in istituti missionari. II fatto si ripete ogni anno, in ogni parte del mondo. Lo stesso avviene negli incontri del Movimento Gen.

 

La forza irradiante dell'unità

Noi, in realtà, non facciamo una esplicita pastorale vocazionale, ma l'avventura evangelica che proponiamo è essa stessa sorgente di tutte le vocazioni.
Un campo, inoltre, particolarmente fertile per il nascere e lo sviluppo di esse, sono le comunità parrocchiali animate dalla spiritualità del Movimento. Lì si costata come, cercando esse di vivere sull'èsempio delle prime comunità cristiane che erano «un cuor solo e un'anima sola», non soltanto creano l'humus per il fiorire di tutte le vocazioni, ma attirano anche persone lontane dalla Chiesa che poi non di rado si consacrano al servizio di Dio, trovando nella comunità stessa un fortissimo aiuto soprannaturale e umano alla perseveranza. Ed è successo a volte che dei vescovi, prendendo atto di questi frutti, abbiano affidato ai sacerdoti e alle comunità del Movimento dei giovani che, pur sentendo la chiamata al sacerdozio, erano tentennanti per vari motivi.
Esistono casi di seminari e di istituti religiosi dove tutti i superiori e docenti vivono la spiritualità dell'unità e la irradiano silenziosamente nei seminaristi. Qui abbiamo osservato che la gioiosa comunione di vita che si attua, attira altri giovani che ne vengono a contatto. In un seminario minore regionale del Portogallo, ad esempio, in pochi anni il numero dei seminaristi è raddoppiato; se all'inizio soltanto il 15 per cento proveniva dalla diocesi sede del seminario, ora sono il 50 per cento, e si è arrivati ad avere li 90% del totale che spontaneamente sono entrati nel seminario maggiore.
La stessa cosa è accaduta - per i medesimi motivi - in un istituto religioso missionario alla periferia di Roma, mentre un noviziato dell'Olanda, che da anni non aveva più vocazioni, è rifiorito in questi ultimi due anni.
E quante vocazioni, in crisi a motivo dell'incomprensione delle strutture o del celibato, hanno ritrovato, a contatto coi Movimento, la forza e la gioia di proseguire!
L'esperienza ci dice che, se per un verso la risposta alla vocazione diventa solida quando viene teologicamente compresa come scelta di partecipazione intima al mistero della Croce, allo stesso tempo il Signore non chiama i consacrati a una vita di solitudine, bensì alla vita di unità (« affinché siano una cosa sola »). Quando questa si attua, oltre che sacramentalmente, come comunione effettiva spirituale e materiale, tra sacerdoti o tra religiosi, si vive in un clima di famiglia pienamente umano e pienamente soprannaturale poiché ivi Gesù, il Risorto, è presente per sua stessa promessa (Mt. 18, 20), e fa assaporare i frutti del suo Spirito più gratificanti di ogni altra realtà umana.
Molte vocazioni giovanili e adulte, infatti, sono fiorite - e perfino molti coniugati hanno sentito di mettersi a servizio della Chiesa nel Diaconato permanente - a contatto con questi focolari sacerdotali e comunità religiose.

Chiara Lubich