A PROPOSITO DI...

IL FENOMENO DELL'INDIFFERENZA RELIGIOSA

a cura di Piero Coda

« La notte del mondo distende le sue tenebre. Ormai l'epoca è caratterizzata dall'assenza di Dio, dalla mancanza di Dio" », scriveva già nel 1926 Martin Heidegger, e proseguiva notando che la « povertà » più inquietante del nostro tempo è quella di non saper riconoscere « la mancanza di Dio come mancanza ». È da questa assenza che discendono, infatti, tutte le frustrazioni dell'uomo contemporaneo: « la morte si ritrae nell'eniginatico. Il mistero del dolore resta velato. Non si impara ad amare ». Con un colpo d'ala pari all'acutezza straordinaria, e profetica, di questa fenomenologia del nostro tempo, Heidegger concludeva indicando l'unica possibile via d'uscita: « L'epoca a cui manca il fondamento pende nell'abisso. Posto che a quest'epoca sia ancora riservata una svolta, questa potrà aver luogo solo se il mondo si capovolge da capo a fondo, cioè se si capovolge a partire dall'abisso. Nell'epoca della notte del mondo l'abisso deve essere riconosciuto e subìto fino in fondo. Ma perché ciò abbia luogo occorre che vi siano coloro che arrivano all'abisso » (Sentieri interrotti, Firenze 1968, pp. 247 ss.).

I tempi sembrano oggi maturi per questa « svolta ». Scorrendo le pagine ,del fascicolo 5 dell'83 della rivista « Concilium », o la rassegna letteraria « Uno strappo attraversa l'eternità » della « Herder-Korrespondenz » (n. 12/'83), si coglie una presa di coscienza ccclesiale sempre più viva e più profonda di quell'acuirsi del fenomeno dell'ateismo occidentale che va sotto il nome di « indifferenza religiosa ». Non si tratta più di semplice e tutto sommato sporadica negazione di Dio, o di « assenza di Dio » vissuta conte nostalgia di Lui (e dunque non come vera assenza, ma come «presenza nascosta »), bensì dello sforzo di vivere l'assenza come assenza reale: cioè, senza porsi più il problema non dico di Dio, ma neppure della sua assenza! E' la più radicale povertà, che riguarda orinai non più il singolo ma le masse.

Che fare ? Già il prender coscienza di questa realtà è un « calarsi nell'abisso » conte direbbe Heidegger. Ancora di più lo è cercare di leggere alla luce della fede quest'abisso spalancato nel cuore stesso dell'umanità contemporanea - come ha fatto, a partire da Dietrich Bonhoeffer, un numero sempre più grande di teologi di tutte le confessioni, cercando di delineare lo stile specifico di vita cristiana in un mondo non-religioso. Claude Geffré, sintetizzando in qualche modo le linee convergenti di questa riflessione, scrive in questo senso su « Concilium » che oggi « una spiritualità, che prenda sul serio il destino d'assenza di Dio nel mondo, deve meditare sul mistero dell'abbandono di Gesù nella sua agonia ».

Ma l'autentica « svolta », il capovolgimento da capo a fondo, può avvenire solo quando cristiani sparsi in tutto il mondo, seguendo appunto il movimento di discesa dell'Incarnazione e dell'abbandono del Figlio di Dio divenuto uomo e crocifisso, si caleranno per amore in questo abisso: con la preghiera, col pensiero, con la condivisione spinta sino all'identificazione, col progetto di una nuova convivenza... Sarà di lì, da quel fondo, che uniti al Cristo risorto essi potranno far sprigionare nella storia la forza trasformatrice del suo Spirito. La morte ritroverà il suo senso, il dolore il suo ruolo, e soprattutto il mondo imparerà di nuovo ad amare.