Dialogo con i lettori

 

"Lo scopo, che l’economia di comunione si propone, di stimolare il passaggio dalla cultura dell’avere a quella del dare, è ammirevole e suscita interesse in molte persone. Spesso, soprattutto coloro che sono impegnati nel sociale, ci chiedono quali sono in concreto le linee da seguire per condurre un’economia secondo la cultura del dare".

 

La cultura del dare

In un incontro internazionale di imprenditori dell’economia di comunione è stata formulata una prima bozza di "Linee per condurre un’impresa" secondo sette aspetti fondamentali. Le riassumiamo brevemente con parole.

 

1. Il capitale e il lavoro – La prima cosa che normalmente viene in rilievo in qualsiasi impresa è il capitale che viene investito per essere moltiplicato. Gli imprenditori e i lavoratori che aderiscono all’economia di comunione, studiano con impegno e attuano strategie, obbiettivi e piani aziendali, ponendo l’accento non sul capitale ma sulla persona. Essi si sentono corresponsabili nella gestione del capitale in modo che esso – dopo aver prodotto il necessario per pagare il suo costo e gli stipendi, per soddisfare gli oneri sociali e le tasse – dia degli utili e tali utili siano destinati non solo alla crescita e all’ammodernamento dell’azienda, ma ugualmente ad aiutare le persone in difficoltà, cominciando da chi condivide la scelta della "cultura del dare", e a diffondere tale cultura.

 

2. I rapporti – Il secondo ambito in cui l’economia di comunione agisce è quello dei rapporti umani. Ogni impresa deve stabilire necessariamente dei rapporti, non solo al suo interno ma anche fuori: con i clienti, i fornitori, la società civile e spesso anche con altre imprese.

I membri di un’impresa di economia di comunione cercano di produrre ed offrire beni e servizi utili e di qualità, a prezzi equi; stabiliscono relazioni buone e sincere con tutti; e sono leali anche verso i concorrenti, presentando l’effettivo valore dei propri prodotti e servizi senza mettere in cattiva luce i prodotti e i servizi altrui. Tutti questi rapporti sono considerati di somma importanza, perché costituiscono il "capitale immateriale" dell’impresa e, oltre ad essere un valore in se stessi, producono normalmente conseguenze economiche positive dentro e fuori dell’impresa.

 

3. L’etica – Il lavoro nobilita le persone se rappresenta per loro un mezzo di crescita non solo materiale ma anche morale. L’impresa che segue lo spirito dell’economia di comunione, cura con impegno l’aspetto etico: rispetta le leggi, paga le tasse, accetta e favorisce l’azione dei sindacati, adempie agli obblighi contrattuali. Nello stesso tempo chiede uguale comportamento ai propri dipendenti. Si tratta ovviamente di andare contro corrente. Quando, però, si stabilisce di comune accordo una sinergia d’intenti tra i vari componenti dell’impresa, si ottengono risultati insperati non solo nei rapporti interpersonali ma anche nei profitti economici.

 

4. La qualità – È sommamente importante la qualità della vita nell’azienda. A questo scopo l’economia di comunione si prende cura innanzitutto della salute e del benessere di ogni membro dell’impresa con speciali riguardi per chi ha particolari necessità. L’ambiente e l’orario di lavoro sono organizzati in modo da rendere il clima disteso e amichevole e favorire il rispetto, la fiducia e la stima reciproca. Diventa così più facile riunirsi periodicamente e risolvere eventuali situazioni difficili. Inoltre l’impresa presta attenzione agli effetti che i suoi prodotti e servizi producono sull’ambiente e al risparmio di energia e risorse naturali con riferimento all’intero ciclo di vita del prodotto.

 

5. L’armonia – L’impresa adotta sistemi di gestione e strutture organizzative tali da promuovere sia il lavoro di gruppo che la crescita individuale. I membri fanno sì che i locali aziendali siano puliti, ordinati e gradevoli il più possibile, in modo che in quest’armonia ambientale gl’imprenditori, i lavoratori, i fornitori e i clienti si sentano a loro agio e possano far proprio questo stile e diffonderlo. Senza dire che un’azienda in armonia con la persona umana e col suo ambiente diventa anche più produttiva e più utile all’intera società.

 

6. Istruzione – In queste imprese nasce facilmente un’atmosfera di sostegno reciproco e diventa normale mettere spontaneamente a disposizione i propri talenti, idee e competenze per la crescita professionale dei colleghi e per il progresso dell’azienda. Gli imprenditori da parte loro fanno di tutto per permettere ai propri dipendenti di potersi continuamente aggiornare, tenendosi al passo col progresso tecnologico e umano.

7. La comunicazione – Questa si attua innanzi tutto all’interno dell’azienda. In un clima di fiducia diventa normale che dirigenti e lavoratori si scambino idee per migliorarla; ma opera anche all’esterno. Tutte le imprese che desiderano diffondere la cultura del dare si tengono collegate per mettere in comune successi e difficoltà, nuove scoperte e miglioramenti tecnici. In questo modo si arricchiscono mutuamente e pongono in atto la cultura del dare. Ormai in tante parti del mondo anche persone impegnate negli studi a livello universitario, guardano all’economia di comunione e si tengono in contatto tra loro per portare avanti delle ricerche interessanti sia nel campo tecnico che in quello umanistico. Qualcuno giustamente si chiede quale sarà la diffusione e l’incidenza nel mondo dell’economia di comunione. Questo lo potrà dire solo il futuro. Oggi siamo ammirati del progresso che essa ha avuto a pochi anni dalla sua nascita. Ci sembra, inoltre, di poter affermare che dopo il collasso del modello economico comunista e di fronte al modello neo-liberale attualmente imperante – che fa acqua da ogni parte, producendo a livello mondiale pochi ricchi sempre più ricchi e molti poveri sempre più poveri – l’umanità è alla ricerca di un nuovo sistema economico, più giusto e più rispettoso dell’essere umano e del suo habitat. L’economia di comunione, dimostrando concretamente la validità anche economica della cultura del dare, apre un cammino di speranza alla sua diffusione nel mondo, oggi incatenato alla cultura dell’avere e del consumare.

A cura della redazione

 

Chi volesse approfondire l’argomento potrebbe leggere il numero monografico della rivista "Nuova Umanità" 80-81/1992 con articoli descrittivi e di approfondimento del progetto di economia di comunione, e gli atti di un incontro d’imprenditori, studiosi e studenti, in "Economia di Comunione. Una cultura nuova", 6/1997.