VITA GENS

 

La certezza del domani

Tra i miei compagni di teologia ci sono molte perplessità sull'identità del sacerdote oggi e sull'impegno del celibato. In questa situazione d'incertezza, alcuni si mettono al riparo iscrivendosi a corsi universitari diversi dalla teologia («Nell'eventualità di lasciare il sacerdozio, potrebbe servire, non si sa mai...»). Altri invece continuano semplicemente la teologia anche perché sanno che oggi è molto facile ottenere la dispensa dalla Chiesa...! Ci sono anche quelli che vanno avanti impegnandosi sul serio davanti a Dio. Ma sempre con una certa ansietà: «Se tra i sacerdoti che abbandonano il ministero ci sono molte ottime persone, come posso essere sicuro che non lo lascerò anch'io? » Questo interrogativo profondo, al-lo stato cosciente o no, cova nell'animo di molti. Vivendo questa Parola di Vita: «Dio è fedele e non permetterà che siamo tentati al di sopra delle nostre forze» (I Cor. 10,30), mi sono sentito preso da una pace e da una serenità nuove: ricevevo la conferma dell'amore di Dio per me. Ho la piena consapevolezza di poter scegliere Dio, oggi, in modo totalitario, di poterlo scegliere, anche in questo momento di oscurità, di incertezza e di croce, come unico ideale della mia vita. Questo cerco di fare. E so che Dio non mi chiede niente di più: Lui è Padre e sa di quanta forza posso disporre. A volte mi sembra di soffocare sotto il cumulo delle cose e delle attività da svolgere: incontri, rapporti, studio ecc. Anche questa dispersione può essere una prova, o meglio un motivo di conversione. Infatti mi rendo conto che se non ritrovo ogni giorno la pace, è perche mi attacco a troppe cose che non vengono da Dio e che mi rendono sordo alla sua volontà.

E. F.

 

Contiamo su di Lui... 

L'esperienza di Alziro Menolli sta producendo in noi una grande luce. E la nostra convinzione è che questa luce crescerà sempre più in intensità, perché ha amato molto! Sentiamo di dover comunicare agli altri quello che Dio ha operato in lui Alziro Menolli, 23 anni, studente di filosofia. Stava tornando a casa in pullman dopo la Mariapoli. A metà strada un incidente mortale: tre persone, tra cui Alziro, muoiono... il 28 luglio scorso. Cosi lo ricordano i gens brasiliani che hanno vissuto con lui gli ultimi giorni: «Ci troviamo, alcuni gens brasiliani, nel nostro appartamento a S. Paolo, una settimana prima della Mariapoli. C’è Anche Alziro, il più giovane, e restiamo colpiti dal come riesce a vivere con intensità anche i momenti più semplici. Una sera ci troviamo per comunicarci la nostra esperienza di vita e Alziro ci racconta: «Pochi giorni fa ho subito una operazione. Ho capito che dovevo vivere quei momenti come se fossero gli ultimi della mia vita e mi sono abbandonato nelle mani di Dio, cercando di dare una testimonianza di gioia. Tutto è andato bene e anzi molti si chiedevano meravigliati il motivo della mia serenità ». Forse è proprio questa disposizione di assoluto abbandono in Dio che è rimasta impressa nella sua anima e che è il segreto di quello che noi vediamo all'esterno: la sua semplicità, la sua concretezza e disponibilità in quei mille servizi che si rendono necessari quando si vive insieme. Un'altra esperienza semplicissima ci aveva dato la misura della serietà con cui si era impegnato con Dio: «Nello studio non vado molto bene. Prendo molti voti bassi. Ma non do molta importanza ai voti, perchè quello che cerco di fare è di crescere nell'amore. I voti bassi sono una buona terapia per il mio orgoglio che mi vorrebbe sempre primo... E sto vedendo che tutto questo mi aiuta a familiarizzare con Cristo, e a vivere come Lui desidera. Mi accetto cosi come sono ». Poi, la Mariapoli. Siamo certi che Dio ci ha dato una grazia, facendoci passare insieme con lui tutti questi giorni; e questa è l'esperienza di quanti lo hanno conosciuto in Mariapoli: Dio se lo prendeva, dopo avergli fatto fare una profonda esperienza di comunione con noi e con Lui. Al suo funerale c'è stata come una tacita intesa: dai moltissimi che avevano partecipato alla Mariapoli e che erano lì presenti è stata intonata la messa gen. La sua famiglia è rimasta molto impressionata: era una vera e propria festa della fraternità. Noi abbiamo la certezza che dalla sua morte verrà molta vita. Contiamo su di lui... ».

Irineu - Brasile

 

Corrispondenza dalla Corea

Ci scrive Joseph Cheong — un giovane sacerdote coreano che ha partecipato lo scorso anno alla Scuola Sacerdotale di Frascati. « Prima di rientrare in seminario, tutti i gens della Corea hanno voluto prepararsi al nuovo anno vivendo insieme per tre giorni. Eravamo in 15, e quelli che non son potuti venire si sono resi presenti scrivendo una lettera. Un gruppetto piccolo, se volete, pensando che nel nostro seminario a Seoul ci son attualmente circa 400 seminaristi. Come sempre sarà la vita a portare le giuste risposte. Cioè il Vangelo vissuto, la scelta di Dio, la scoperta di Dio-Amore che e stato il tema della Mariapoli, qui a Seoul. Sapete, quasi tutti i seminaristi che hanno partecipato al nostro incontro ci sono venuti o perche erano già stati alla Mariapoli, o perche avevano ascoltato l'ottima impressione di chi ci era stato. E vogliono ora continuare uniti, nel seminario, quella esperienza. Vi dico in breve alcune testimonianze di questi tre giorni. Un seminarista che e al primo anno di filosofia ha detto che in fondo non era proprio convinto della sua vocazione. Adesso vede chiaramente che Dio lo chiama e che la vocazione sacerdotale sarà il suo modo di rispondergli per tutta la vita. Un altro, raccontandoci come ultimamente diversi sacerdoti abbiano detto che i seminaristi stanno perdendo il senso della comunità, ci diceva che anche lui aveva finito per crederci. « Durante questo incontro, tuttavia, ho sperimentato che cosa vuol dire essere Chiesa, e voglio cominciare insieme a voi a portare questa atmosfera nuova nel seminario, cambiando prima di tutto me stesso Uno studente di terza teologia: «Ho capito che importanza ha “vivere”: finora nella mia vita era mancata una volontà decisa e la mia era una vita da "uomo vecchio". Qui ho cominciato e voglio continuare». Comunque la cosa più bella — durante tutti i giorni — mi è sembrata la decisione che in tutti c'era di morire a sé stessi ogni momento in modo che Gesù fosse presente fra noi. Ed è questa esperienza che vogliamo continuare anche con il vostro aiuto.

Joseph - Corea

 

Sembrava impossibile

Quando mi invitarono per un campo di lavoro in Trentino, ero sicuro che sarebbe stato impossibile per me lasciare il lavoro a casa, e non capivo perché avessero voluto invitare me per quell'esperienza. Tornai a casa senza dar peso a quella proposta, però volli provare ad accennarne alla mamma, che subito mi domanda se mi girasse la testa. Allora lasciai perdere. Riprovai un'altra volta, ma non ci fu verso, per i miei genitori era inconcepibile: troncare il lavoro della campagna sul più bello, accettare altri che mi avrebbero sostituito... Tuttavia non mi scoraggiai. Se Dio voleva questo da me, in qualche modo ci sarei riuscito. Mi accorsi però che stavo sbagliando a tentare questa impresa da solo, fuori dell'unità con i fratelli, che dovevo cercare innanzitutto. Ripresi allora i contatti, e vennero a trovarmi per vedere insieme le mie difficoltà e cercare la soluzione in unità. Sembrerà strano, ma per la prima volta in vita mia mi trovai a tu per tu con Dio e a credere all’impossibile. Avevo la sensazione che Dio stesse forzando il mio cuore per entrarvi decisamente, coinvolgendo anche i miei genitori nell'avventura. E in quei giorni il vangelo mi risuonava chiaro: «Chi non lascia padre, madre, campi... per me, non è degno di me». Come d'accordo tentai allora l'ultima carta: un pomeriggio lasciai una lettera-sorpresa in cui spiegavo perche io volevo vivere il cristianesimo con gli altri... e mi allontanai da casa. La sera stessa con gli amici ci trovammo e mettemmo tutto nelle mani di Dio, disposti a qualsiasi cosa. Di ritorno a casa però ero già certo della sua risposta. Trovai papà e mamma convinti. Cosi potevo andare in Trentino, ma da quella sera io, la mamma, il papa ci guardammo con occhi nuovi. Due amici vennero a sostituirmi per il lavoro, come avevamo promesso; e la mamma fu così sorpresa da questo fatto che mi confidò d'aver capito che ci amavamo davvero. Quando arrivai sul campo di lavoro di domenica le parole che ascoltai dal Vangelo avevano un sapore nuovo: «Chi non lascia padre e madre non può essere mio discepolo».

Elio Cuneo

 

La Mariapoli sacerdotale del Sud Vietnam Dal Sud-Vietnam abbiamo ricevuto una bella relazione sulla prima Mariapoli Sacerdotale che là si è svolta. Speriamo di comunicare, pur con questo sintetico flash, la novità che questo avvenimento ha rappresentato: «Per la prima volta nella storia della Chiesa che sta qui in Vietnam, i rappresentanti di tutte le 14 diocesi si sono ritrovati insieme. Questo incontro è un evento straordinario: solo Maria poteva operare questo». E' una parte delle parole rilasciate dal vescovo di Nha Trang, Van Thuan, alla conclusione dei 10 giorni della Mariapoli sacerdotale, tenutasi proprio a Nha Trang, nel luglio scorso. Era la seconda delle tre Mariapoli svoltesi quest'anno nel Sud-Vietnam. Vicari generali, rettori di seminari maggiori e minori, direttori spirituali, studenti di teologia, professori, parroci e viceparroci erano i 180 protagonisti che hanno partecipato alla Mariapoli. Noi non avremmo mai potuto immaginare di poter vivere insieme ed essere così felici per tutti questi giorni », si sentì dire da un sacerdote. «Non volevo partecipare alla Mariapoli — diceva un seminarista — ma a forza di insistere un sacerdote finì per convincermi. Di fatto, appena arrivai, ho avuto una certa paura vedendo tanti sacerdoti. Ma poi, mentre i giorni passavano, vedendo che anche i sacerdoti più anziani si integravano normalmente con gli altri e vivevano ciò che nella Mariapoli si proponeva, anch'io ho fatto una vera scelta di Dio e mi sono impegnato a realizzare sempre, con tutti, questo rapporto soprannaturale». E un giovane sacerdote: «Devo confessare che questo incontro è stato molto importante per me, più di altri precedenti incontri. Avevo sempre trovato ottimi oratori nei vari raduni cui partecipavo. Ma alla fine, il senso di vuoto prevaleva. Qui, ci siamo trovati nella condizione di poter vivere ciò che lo Spirito Santo andava dicendoci. Una cosa che mi ha sorpreso per tutto l'incontro erano i rapporti di semplicità che sono nati tra preti giovani e anziani, proprio perché ognuno cercava di vivere le Parole del Vangelo, altre volte difficili da capirsi. Ho visto persone, le cosiddette "persone importanti", spostare se-die, pulire tavoli... e questo mi ha impressionato profondamente». E' stato veramente un avvenimento storico per molti, non solo per la scoperta dell'Ideale che tanti hanno fatto, per la riscoperta della loro vocazione sacerdotale, ma anche perché ogni barriera attorno a loro era caduta.