Solo attraverso il tentativo di riviverla possiamo verificare la sorprendente

attualità della figura di Maria

È stato scritto che Maria non è facilmente capita dagli uomini, anche se tanto amata. Questo forse può spiegare come sia ancora così radicata in molti cristiani una "naturale" devozione a lei, ma anche, per altri, giustificare l'abbandono di quella che ormai è divenuta solo una figura allegorica, una realtà di altri tempi.

Certo, oggi, da molti si avverte che la sola "devozione" a Maria è un po' troppo poco, anzi Maria è al centro di un rinno­vato interesse. C'e una comprensione più profonda di lei come il "modello" della Chiesa e quindi di ogni cristiano. Si intravede in particolare che prendendo Maria come modello, la donna potrà acquistare il suo vero ruolo nell'umanità, rendendo possibile una società molto migliore di quella in cui viviamo.

Nella Spiritualità del Movimento dei Focolari — che certo non a caso si chiama anche Opera di Maria — uno degli elementi più qualificanti è «rivivere Maria». «Dobbiamo mettere in rilievo Maria non solo perché dobbiamo riviverla, ma anche come aspetto tutto particolare della nostra Spiritualità... Occorre nella Chiesa un supplemento di anima... È Maria, forse, che deve dare questo sup­plemento di anima al Corpo Mistico... È importante che vediamo la nostra Opera come "la" o "una" presenza di Maria nella Chiesa... L'Opera deve rivivere misticamente Maria nella Chiesa e ciascuno di noi deve essere niente altro che una piccola Maria» (Chiara Lubich)

Le esperienze che sotto riportiamo, e di cui sono protagoniste persone del Movimento Parrocchie Nuove, che si alimenta alla Spi­ritualità del Movimento dei Focolari, ci sembrano un segno di que­sta riscoperta della figura di Maria.

 

Anch'io avrei potuto...

«Era sempre rimasta viva, nel pro­fondo di me stessa, una segreta ma radicata ammirazione per Maria. Mi colpivano in lei la bellezza, la bon­tà, il suo sconfinato amore materno... Anche se poi concretamente la mia fede era spenta, o meglio, avvertivo che Dio doveva esserci, ma era qualcosa di lontano, di trop­po vago, e per questo non mi atti­rava. Quando mi sono incontrata con Dio-Amore, con un Dio vivo, un Dio persona?

È stato quando ho incontrato persone che si volevano bene e che si sapevano ascoltare; che mi hanno amato senza pretendere niente. At­traverso la loro testimonianza ho colto la verità della parole di Gesù: «Da questo riconosceranno che sie­te miei discepoli: se avrete amore gli uni verso gli altri». Questa, almeno per me, è stata la strada lungo la quale ho imparato a "riconoscere" Gesù. In loro ho visto realizzata an­che un'altra frase del Vangelo: «Do­ve due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro».

Ma il bello è che queste persone non mi hanno lasciato "tranquilla", ma mi hanno detto con chiarezza che anche io dovevo impegnarmi perché ci fosse una persona in più che contribuisse alla realizzazione di queste parole di Gesù. Avrei potuto ripetere, in qualche modo, con la mia vita, la missione di Ma­ria: dare Gesù agli uomini. Qui le cose sono cambiate. Maria non era più semplicemente una creatura che mi affascinava, ma una persona che potevo in qualche modo rivive­re se la mia fosse stata una vita in­tessuta di amore scambievole..., così anch'io avrei potuto essere per gli altri che lo cercano uno "strumen­to" di incontro con Dio-Amore, cioè con Gesù in mezzo a noi.

Adesso mi spiegavo perché nei pri­mi tempi del cristianesimo avveni­vano tante conversioni. Non tanto perché ci fossero molti preti, molte chiese e tanta organizzazione, ecc..., ma perché c'erano cristiani che si volevano bene e la gente diceva: «Guarda come si amano»,  e si con­vertiva.

È proprio questa realtà, mi sem­bra, quella di cui ha bisogno il mon­do, oggi: incontrare cristiani veri, la cui legge di vita sia solo quella dell'amore scambievole. Dice un teo­logo — il cardinal Caietano che la presenza di Gesù tra alcune per­sone che si amano "come Lui ha amato noi", cioè pronte a "dare la vita l'una per l'altra", continue­rebbe ad operare gli stessi miracoli di duemila anni fa.

Proprio in questa prospettiva mi sembra che il mio rapporto con Ma­ria sia diventato molto più vitale: restava ancora l'impegno personale di imitarla "come modello di vir­tù", ma più ancora sentivo l'impor­tanza di contribuire con gli altri, vi­vendo l'amore scambievole, a far sì che Gesù in mezzo a noi si manifesti a quegli uomini miei fratelli, che ancora non l'hanno  "riconosciuto ".

Gabriella

 

Una libertà nuova

«La Parola di vita di questo mese: "Guardate i gigli dei campi...", mi ha aiutato a vivere la povertà di Maria, come assoluta libertà dai con­dizionamenti, dai limiti, dalle paure...

Sono un operaio metalmeccanico e lavoro in una fabbrica dove il mio compito specifico è collaudare le macchine. Un giorno, mentre stiamo provando una macchina, io e il mio collega ci accorgiamo che perde olio. Alcuni pezzi li avevo montati io, al­tri lui. II capo-reparto, dopo un bre­ve controllo, si accorge subito che i pezzi sono stati montati in maniera sbagliata, e mi dice seccato di passa­re dal direttore — al quale avrebbe chiesto il mio licenziamento — perché  la cosa, per lui, era veramente troppo grave.

Mentre percorro il corridoio che porta dal direttore, cerco di mettere a punto dentro di me quello che do­vrà essere il mio atteggiamento di fronte a lui. Ripenso a Maria e a quel suo caratteristico atteggiamento di piena disponibilità di fronte ai piani di Dio. Mi trovo anch'io, ora, come davanti a un'incognita. Non so proprio come andrà. Mi sembrava inutile presentarmi con un piano ben architettato di difesa. La cosa poi, in fondo, era tanto semplice. Mi son sentito rinfrancato dentro, la mia at­tenzione richiamata ancora una volta all'essenziale: che Dio mi vuol bene e che, comunque andrà a finire que­sta storia, niente mi potrà togliere questa certezza. E cosi mi presento a quell'appuntamento interiormente libero e sereno, come se la cosa non mi riguardasse.

Il direttore mi rimproverò e io lo ascoltai in silenzio, senza preoccupar­mi troppo di difendermi o di addos­sare la colpa al mio collega. Poi mi disse di andare e io ritornai al mio posto di lavoro. Ma di licen­ziamento nessuno parlò più».

Graziano

 

lo avevo le mie idee e lui le sue

Sono fidanzata da due anni e pensavo di essere una "buona" fi­danzata. Ma appena incontrai alcune persone che vivevano l’amore scam­bievole, ebbi una sensazione preci­sa, immediata: il mio fidanzamento era pagano! Si trattava chiaramente di "un egoismo a due": uno pre­tendeva dall'altro. Io concepivo il fi­danzamento a modo mio e anche lui aveva le sue idee, naturalmente di­verse dalle mie. In queste condizioni è evidente che non mancavano liti­gi e contrasti, che nascevano pro­prio quando io mi fissavo nelle mie idee e avrei voluto trovarlo d'ac­cordo.

L'anno scorso, poi, lui mi manife­sto le sue idee politiche, che io non condividevo: fu un grosso colpo. La mia famiglia mi consigliava di la­sciarlo e questo era stato anche il mio primo impulso. Ma prima di de­cidere, parlai di questa mia difficol­tà con alcune persone della mia par­rocchia, proprio con quelle stesse persone con cui da qualche tempo mi ero "compromessa", impegnan­domi a verificare assieme a loro la mia vita cristiana. Con loro compre­si che non dovevo lasciarlo e nem­meno pretendere che lui cambiasse subito le sue idee: se lo avessi vera­mente amato, concretamente, inco­minciando ad essere felice di lui così come era, avrei creato la giusta pre­messa per poter poi verificare in­sieme tutti gli aspetti della nostra vita.

Ci provai, e forse perché da quel momento il mio occhio era diventato più puro, più libero, anche lui, ora, mi sembrava diverso. Anzi fu pro­prio lui, una volta, a dirmi che anche io ero cambiata e tra noi si stabilì un rapporto più profondo.

In effetti mi rendevo perfettamen­te conto che qualcosa in me era ve­ramente cambiato. Quando ad esem­pio sapevo che la sera saremmo usci­ti insieme, non passavo più come prima tutta la giornata a pensare a quando saremmo stati insieme... Mi preparavo a quell'incontro facendo bene il mio lavoro, attenta alle per­sone che incontravo, e quando a se­ra ci si vedeva avevo la sensazione "nuova" di essergli stata vicina tutto il giorno. Oltre poi a sperimentare che quando avevo vissuto intensa­mente nell'Amore la giornata, mi sen­tivo più capace di amarlo bene col cuore puro.

Ultimamente fui invitata a parte­cipare ad un incontro di due giorni. Lui non voleva assolutamente e mi­nacciò di lasciarmi. A me sembrava un chiaro invito di Dio a partecipa­re, e lo feci pronta a tutte le con­seguenze. Mai come quella volta mi sentii libera e feci concretamente l'esperienza di mettere Dio al primo posto.

Pensavo di averlo perso sul serio, invece ritornò; anzi, cominciò ad in­teressarsi di più della mia vita.

Tutta questa esperienza, a volte anche molto sofferta, mi ha fatto capire una cosa che mi sembra tanto importante: il mio fidanzamento è sacro, come sarà sacro il mio ma­trimonio. E come tale non lo devo vivere come una cosa che riguarda solo me («sono fatti miei!»), ma sento che appartiene alla Chiesa e, concretamente, a quelle persone con cui io, adesso, mi trovo a fare espe­rienza di Chiesa, di comunione. Con il loro aiuto e con la loro unità sono sicura che il mio fidanzamento sarà una vera esperienza di Dio e lo sarà nella misura in cui io saprò rivivere l’amore e la purezza di Maria».

Lucia

 

Ho scoperto due segreti

«Anch'io mi sono chiesta: "Co­me posso rivivere Maria, per esem­pio nella sua immacolatezza, io che sbaglio continuamente?". Mi è stato risposto: "È l’amore che verginiz­za" e — come dice la Scrittura — "la carità che copre la moltitudi­ne dei peccati". Ogni volta che sbagliavo non dovevo star 1ì a roder­mi il fegato per lo sbaglio, ma met­termi subito nell'attimo presente ad amare concretamente quelli che mi sono vicini.

Ma cosa ha fatto Maria? Il Vange­lo non parla tanto di lei, però cono­sciamo la risposta che ha dato all'an­gelo: "Ecco la serva del Signore". Maria ha fatto solo la volontà di Dio: ha amato, ha servito... Ha ser­vito Gesù, Giuseppe, Elisabetta. Quindi amare è servire. Semplice, ma impegnativo! Ho visto quanta fatica faccio io a servire, e come tal­volta lo faccio solo per fare belle figura, per ricevere in cambio qual­cosa. Maria mi insegna a servire solo per amore, senza pretendere niente.

C'e un'altra cosa che mi ha colpi­to profondamente in Maria: ed è il sapere che ha speso la sua vita lavo­rando. Il lunedì mattina mi recavo al lavoro pensando con nostalgia alla domenica, perché avevo parteci­pato a un bell'incontro o avevo fatto delle esperienze valide... E mi sem­brava che star lì otto ore fosse una perdita di tempo. Ora cerco di lavo­rare con amore, con passione direi. Ho una grossa possibilità: attra­verso il lavoro posso essere vicina a tutta l’umanità, anche se, in quel momento, non sono in rapporto di­retto con nessuno; ma se ci metto tutto l'amore sono ugualmente un dono per gli altri.

Maria sapeva ascoltare. Quante persone hanno bisogno di parlare, di sfogarsi, ma non trovano chi le sa ascoltare. Anch'io ero molto "razzista" su questo punto. Ad esempio ascoltavo il sacerdote che aveva un certo modo di fare e l'al­tro no; al bambino che mi confidava le sue piccole grandi avventure o all'anziano che per l'ennesima volta mi raccontava le sue imprese di guerra, non facevo neppure atten­zione perché mi sembrava di perdere tempo! Maria mi è stata modello anche qui: lei ascoltava tutti, perche in tutti c'e Gesù.

Certo, con lei, ora, mi sembra che molto sia cambiato. E anche se a volte ancora non riesco a rivivere Maria, ho scoperto però due segreti: il primo è quello di andare da per­sone che mi possono aiutare a rico­minciare, e l'altro è cercare di avere un rapporto sempre più personale con Maria

Maria Angela