vita gens

 

Una gita non programmata

Nei primi mesi di giugno sono venuti a Verona una ventina di giovani svizzeri, insieme con due loro professoresse, accompagnati da un nostro carissimo amico, Oriol. Sapevamo della visita e già alcuni giorni prima ci eravamo preparati ad accogliere loro come avremmo accolto Gesù e perche nell'incontro con noi potessero trovare solo Dio. Tra i gruppi familiari di Arbizzano avevamo trovato il posto per ospitarli.

Sono rimasti tre giorni, durante i quali abbiamo cercato che qualcuno di noi fosse sempre con loro.

La prima loro sorpresa fu l'accoglienza alla stazione: eravamo in parecchi ad aspettarli e con una buona scorta di macchine che subito li hanno accompagnati al luogo di residenza e in giro per una prima visita alla città.

C'e da dire che alcuni di noi, proprio in quei giorni, avevano gli esami: cosi durante il giorno si andava a studiare insieme e poi, appena si poteva, si cercava di restare con loro. In certo senso, proprio per essere a loro disposizione, anche gli esami sono passati al secondo posto e sono andati molto bene.

Abbiamo cercato di far loro gustare la città che visitavano, senza parlare di noi; ma, forse per la realtà che in silenzio cercavamo di portare a loro, erano loro stessi che sempre più si confidavano. Ad esempio una ragazza: « Quante volte mi sono sentita sola tra molta genie, perche è difficile avere dei contatti stretti con qualcuno. Questa solitudine mi fa soffrire motto e non vi nascondo che mi rende anche molto pessimista. E' qui che vedo la differenza tra noi e voi. Voi avete rifortificato la mia speranza, anzi, almeno per oggi vi devo dire che credo proprio che la vita e un'avventura meravigliosa, perche ho sperimentato l'amore ».

La seconda sera, in particolare, e stata un momento tanto intimo. Ci siamo messi a cantare per loro, dopo esserci ripetuti che non volevamo fare né gli attori, né i cantanti, ma semplicemente essere tra loro per dare Gesù.

E nell'incontro con gli svizzeri questo si è comunicato. Non importava proprio quello che si faceva, e non erano nemmeno cose straordinarie. Chi emergeva era solo Gesù, e i nostri amici hanno sentito che tra noi c'era qualcosa di diverso che si presentava ai loro occhi.

È di una delle professoresse, senza marito perche suicidatosi l'anno scorso, questa testimonianza: « Per me questi giorni hanno cambiato radicalmente la vita. Voglio portare qui anche i miei figli ». Un altro: « Avevo l'impressione che tra di noi ci fosse qualche cosa che ci legava anche senza parlare ».

Alla stazione ce n'erano parecchi commossi a felici. Certo per loro era stata una scoperta impensata.

(gens di Verona)

 

 

Più famiglia

Tre gens maltesi, che hanno passato assieme alcuni giorni di riposo in una bella casa, « proprio davanti al mare, dove c'è vicino una piccola isola sulla quale dicono sia naufragato s. Paolo », hanno pensato di invitare, l'ultimo giorno, alcuni compagni del loro e di altri corsi, per passare con loro una giornata di famiglia.

Ci scrivono: « I giorni precedenti ci avevano aiutato ad essere sempre più solo carità l'uno verso l'altro, in ogni piccola cosa. Anche ai nostri amici volevamo far gustare la bellezza di una vita che si merita la presenza di Gesù. Per questo nel primo mattino abbiamo preparato la casa. Poi abbiamo comperato due conigli e tutte le altre cose necessarie per fare un buon pranzo.

In mattinata sono venuti Jo, Tony, Richard, Charlie, Daniel e Antonio. Era veramente bello. Tutti si sono sentiti subito a loro agio nella Casa, senza le solite preoccupazioni di cosa fare.

Dopo il pranzo, veramente gustoso, ci siamo messi a cantare e anche questo ha contribuito a farci sentire più famiglia. Infatti uno che al mattino era arrivato preoccupato e con tanti problemi, ha incominciato lui pure a ridere, a cantare e a dirci tutto della sua vita. Tutti, anzi, quasi senza accorgerci, abbiamo incominciato a dirci le nostre esperienze più belle. Jo ci parlava con grande forza del suo desiderio di essere maggiormente per Dio. Tony che voleva decisamente incominciare da capo ogni momento, specialmente nei fallimenti che trova in sé e fuori di sé... Cosi tutti gli altri. Insomma ci siamo lasciati con il desiderio di non sprecare la più piccola occasione per essere sempre più uno.

(gens di Malta)

 

La firma di Dio

I gens del Centro-Italia al termine di una loro relazione ci scrivono: « Qui tutto bene, sta nascendo tanta vita, ma quello che avviene attorno a noi non ci abbaglia: sappiamo bene che il Regno di Dio lo costruisce solo Dio, e che la nostra unica vocazione e quella di consumarci in uno, e lasciare che sia Lui in mezzo a noi a fare apostolato.

C'è poi un amico di famiglia che da quando abbiamo cominciato questa avventura è diventato compagno inseparabile: è  Gesù Crocifisso e Abbandonato. È Lui il rappresentante del Padre che ha aperto, per conto della Trinità, un'agenzia in mezzo a noi. Quando Lui c'è, siamo sicuri che questa agenzia del cielo è aperta e funziona bene e che quello che si dà è davvero vita del Paradiso.

Noi diciamo sempre, per scherzo, che Dio quando vuol riconoscere qualche cosa come sua, la firma, ma siccome e "analfabeta" (nel senso che non agisce secondo il nostro alfabeto umano),  si firma col segno della croce.

Ci sembra che in quello che abbiamo fatto finora, nonostante gli errori e le cancellature, ci sia stata spesso, inconfondibile, la Sua firma ».

(gens del Centro-Italia)