giovani controcorrente
Questo numero del giornale tratta un
unico tema: l'esperienza di Dio fatta da un gruppo di giovani. Il fatto ci
sembra per lo meno interessante per l'intensità dell'esperienza stessa, per la risposta che
essa contiene alta superficiale e troppo divulgata idea
dei grandi che la gioventù d'oggi non sia che droga, sesso e violenza,
espressione di rifiuto di tutto il complesso della civiltà,
cristianesimo compreso.
C'è
chi parla di « emigrazione
spirituale » dei giovani in un mondo al di là della
fede e delle religioni, emigrazione come fuga dalla crisi totale
dell'intelletto e della verità che sembra non lasciare in piedi
più nulla di credibile e di apprendibile.
Ciò
può anche esser vero, perché molti credono che la
libertà si trovi nella direzione centrifuga da tutti i valori finora
più o meno accettati, e in particolare
nella fuga, creduta disinibitrice, dal codice di
vita evangelico.
Ma c'è anche chi del Vangelo tenta l'avventura, e si trova ad immigrare
da un paese straniero là dove ritrova la sua casa, là dove
finalmente riscopre se stesso e la propria fisionomia cosi simile a quella di
Gesù tanto da sentirsi con lui familiare.
Non c'è anacronismo in questi giovani. Basta vederli e sentirli.
Anacronistici, di fronte a queste esperienze, sembrano piuttosto i grandi che
credono all'anacronismo della persona di Gesù e stimolano i
giovani alla ricerca di altri leaders o di altri
modelli di vita.
Per cui si dà il caso che l'esperienza dì Dio la
facciano, seguendo Gesù, ragazzi normali d'una periferia di
città e non gli aggiornatissimi discepoli della sociologia moderna
con la sua dinamica di gruppo.
Silvano Cola