presenza del risorto
La resurrezione di Gesù non sarebbe forse così contestata se
provassimo ad attuare concretamente alcune condizioni legate ad una sua
promessa. Dagli effetti ci accorgeremmo che lui può risorgere
effettivamente e manifestarsi in qualche modo in mezzo a noi, e forse non
c'è argomento più efficace per crederlo anche storicamente « risorto ».
Quali le condizioni, di che genere è questa possibile presenza, e quali gli
effetti?
Nel Movimento dei Focolari, la cui
spiritualità è
incentrata appunto sull'attuazione delle parole di Gesù: « Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sono
in mezzo ad essi », si è pensato
soprattutto a vivere questa parola più che a spiegarla teologicamente,
spinti anche dalla certezza che dall'esperienza viene la riprova delle
verità pronunciate da Gesù (a un dato di fatto, percepibile
almeno negli effetti, non si può opporre argomentazione contraria)
e dalla certezza che il «vissuto » illumina il «
pensato ».
Ma qualche spiegazione teologica è stata data, qua e là, in questi secoli.
Riportiamo quella del non poco celebre teologo e Cardinale Caietano,
uno dei più validi sostenitori della « riforma cattolica » al tempo del Concilio di
Trento. Si trova nel suo commento al vangelo di Matteo (Lione, 1558). Al
capitolo 18, versetto 19, dove si parla
dell'efficacia della preghiera fatta in unità, spiega perché
Gesù ha parlato di « due », e dice: «
Perché se due di voi: evidentemente miei discepoli, miei fedeli. Non
ha detto: se tutti, perché non si pensasse all'unanimità
di tutta la Chiesa. Non ha detto: se molti, per evitare che quanto sta
per dire sembrasse limitarne la possibilità alle grandi
comunità. Ha detto invece: se due, perché fosse chiaro
quanta potenza sia insita anche in un ristrettissimo numero di fedeli
».
Più
oltre, per arrivare al punto che ci interessa, commenta il versetto 20, commento che riportiamo per intero.
«
Poiché dove si trovano due o tre uniti nel mio nome. La ragione di questa cosi grande efficacia, prodotta
dall'unanimità di chi prega, sta nella presenza di Gesù
stesso in mezzo ad essi. Come se dicesse apertamente: sono io che conferisco
simile efficacia alla richiesta di costoro; in altre parole: non sono loro, di
fatto, che chiedono, bensì sono io stesso in essi
a chiedere. E non dice: dove due o tre si trovano uniti, vale a dire
unanimi, ma aggiunge nel mio nome, per differenziare questa unità
dalla concordia che si trova anche nel mondo e dalla stessa amicizia umana
che, per quanto rispettabile, non gode tuttavia di questo privilegio della
presenza divina. In realtà non sono affatto unanimi nel nome di
Gesù Cristo coloro per i quali vivere è altra cosa che Cristo.
«
Ivi sono io in mezzo ad essi. Non dice sarò,
poiché per Dio, sempre presente a tutti nella sua eternità,
non esiste futuro. E dice sono non per quella solita presenza che ho per
essenza e per potenza, ma col dono di una speciale assistenza che opera
interiormente ad essi e, esteriormente, in favore di
essi. Ed effettivamente, (Gesù) presente fra quanti sono
riuniti nel suo nome, opera non meno efficacemente di quanto operava quand’era presente fisicamente fra i suoi
discepoli ».
Chi avesse nostalgia
di Gesù non ha che da porre le condizioni
richieste per sperimentare la presenza del Risorto.
Silvano Cola