La testimonianza del Nuovo Testamento sulla
Parola come «Parola di vita»
Nei
Vangeli sinottici
Una delle espressioni più forti pronunciate da Gesti riguardo al nostro
tema, è nell'episodio in cui vivere la Parola viene
considerato più importante del fatto materiale di essere Madre di Cristo
stesso (la grandezza di Maria consiste precisamente, prima di tutto, nell'aver
« ascoltato » la Parola e averla incarnata nella propria
esistenza):
«
Una donna levò la voce dalla folla e gli disse: "Beato il grembo
che ti ha portato e il petto che ti ha nutrito!". Ma egli rispose:
"Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in
pratica! " ». (Lc. 11, 27-28).
Qual'è la persona che realmente comprende la
Parola? Solo quella che la fa fruttificare nella propria vita:
«
Quello che ha ricevuto la semente nella terra fertile, è colui che ascolta
la Parola e la
comprende. Questi dà frutto e rende chi
il cento, chi il sessanta, chi il trenta!» (Mt. 13, 23; cf. Lc. 8, 15; Mt. 25, 11-30).
Severe sono state le parole di Cristo verso
coloro che « dicono e non fanno » (Mt. 23,
3). « L'albero che non porta buon frutto viene
tagliato e gettato nel fuoco ». « Dai loro frutti li
riconoscerete » (Mt. 5, 19). La parabola dei due figli mostra
precisamente come non basta udire ed accettare, ma come sia
più importante essere fedeli nella pratica (Mt. 21, 28).
Non basta lodare Dio con le labbra. Per
entrare nel Regno è necessario vivere
da cristiani:
«
No» chiunque mi dice: "Signore, Signore!" entrerà nel
Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo
profetato nel tuo nome, e non abbiamo cacciato demoni, e non abbiamo fatto
miracoli nel tuo nome?". Ma allora io risponderò
loro: "Non vi ho mai conosciuti: allontanatevi da me, voi che commettete
l'iniquità». (Mt. 7, 21-23).
Gesù
ha anche spiegato con molta chiarezza a chi assomigliano quelli che ascoltano
la parola di Dio e la mettono in pratica, e quelli che dopo averla ascoltata
non la praticano:
«
Perché mi chiamate: "Signore, Signore" e non fate
ciò che vi dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette
in pratica, vi mostrerò a chi assomiglia: assomiglia a un uomo che
costruisce una casa, che scava in profondità e pone le fondamenta sulla
roccia. Ora, venuta la piena, il fiume si rovesciò su quella casa e non
valse a scuoterla, perché era ben costruita. Chi, invece, ha ascoltato e
non ha messo in pratica, assomiglia ad un uomo che ha edificato una casa sul
suolo, senza fondazioni; il fiume si rovesciò su di essa
e subito crollò, e la rovina di quella casa fu grande ». (Lc.
6, 46-49; cf. Mt. 7, 24-27).
Nelle
lettere di San Paolo
Per Paolo una caratteristica fondamentale
della Parola è proprio quella di essere Parola
di Vita:
«
Voi brillate come fasci di luce nel mondo, conservando la Parola di vita
» (Fil. 2, 15-16; cf. 2 Cor. 2, 16-17; Ebr. 4, 2).
Anche per Paolo, come un'eco dell'invito
fatto da Cristo, è importante che la
Parola produca frutto (Col. 1, 5-7). Ma per questo occorre metterla in
pratica:
«
Praticate ciò che avete imparato e appreso da me ». (Fil. 4, 9).
«
Vi preghiamo e vi supplichiamo nel Signore Gesù di vivere in conformità
a quanto avete appreso » (1 Tess. 4, 1).
«
Agli occhi di Dio, non sono giusti coloro che ascoltano la legge, ma quelli
che la osservano » (Rom. 2, 13).
Paolo esprime la stessa realtà quando esorta, non solo ad accogliere la Parola, ma soprattutto
a «conservarla» (1 Cor. 15, 1-2; 11, 2; 2 Tess. 2, 15).
La Scrittura è fonte e norma della vita cristiana (2 Tim.
3, 16; 4, 5; 1 Tim. 4, 13;
Rom. 15, 4).
Soltanto se incarniamo la Parola nella nostra
vita quotidiana, se viviamo alla luce della Parola ogni nostra azione,
sperimentiamo e testimoniamo al mondo la «
Parola di verità » '(Ef.
1, 13; Col. 1, 5; 2 Tim. 2,
15).
E' attraverso la docilità allo Spirito e la Parola vissuta nell'amore, che
raggiungeremo la « vera sapienza »:
«
... uniti strettamente nella carità, raggiungiamo la pienezza
dell'intelligenza in tutta la sua ricchezza. Cosi conosceranno il mistero
di Dio, Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della
conoscenza » (Col. 2, 34; cf. 1, 28; 1 Cor. 1, 17-30; 2, 6-16; 3, 19; 12, 18; Rom. 11, 33; Ef. 1, 17).
Allo stesso tempo è tipica in Paolo l'inscindibile unità tra
« gnosis » e « agape », tra conoscenza
e amore.
«
Siate ben radicati e fondati nella carità. Affinché (...) possiate
conoscere la carità dì Cristo, che supera ogni conoscenza, in
modo che siate ricólmi della pienezza di
Dio». (Ef. 3, 17-19).
«
La scienza riempie di orgoglio, mentre la carità edifica» (1
Cor. 8, 1; cf. 13, 1; 2 Cor.
8, 7).
«
Praticando la verità nella carità, cresceremo pienamente uniti
a Cristo» (Ef. 4, 15).
«
...quelli che si perdono per non aver amato la verità » (2 Tess. 2, 10).
In
San Giovanni
E' risaputo quanto, negli scritti giovannei, siano intimamente uniti: parola-vita-amore-comandamento-conoscenza.
Prima di tutto, Cristo è la Parola,
che è luce e vita per gli uomini:
«
In principio era il Verbo, (...) in Lui era la vita e la vita era la
luce degli uomini » (Gv. 1, 1-4).
«
Ciò che era da principio, (...) la Parola di vita, è
ciò che vi annunciamo » (1 Gv. 1, 1).
Le parole che ci ha lasciato Gesù sono « spirito e vita » (Gv. 6, 63).
Per questo, ascoltare la parola richiede qualcosa di più di un semplice atto
uditivo e intellettuale. E' necessaria una vita di fede e di obbedienza
concreta (cf. Gv. 8, 47; 18, 37; 10, 3-8-16-27).
Cristo fu il primo ad essere « fedele alla Parola del Padre » (Gv. 8, 55).
Cosi è anche necessario che la Parola « rimanga in noi» (1
Gv. 2, 14; 2, 10).
Lasciarsi «
penetrare dalla Parola » (Gv. 8, 37), « compiere » la sua
Parola (12, 47), operare «secondo la verità» (3, 21),
significa amare concretamente:
«
Chi mi ama osserva la mia Parola e il Padre mio lo amerà; andremo da
lui e abiteremo in lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole »
(Gv. 14, 23; cf. 8, 51).
Dove incontra il cristiano l'occasione di
vivere concretamente l'amore? Vivendo i comandamenti, compiendo la volontà di Dio:
«
Se uno osserva la mia parola, in lui l'amore di Dio è veramente
perfetto. Questo è il segno che siamo in Lui. Chi dice di vivere in
Lui, deve camminare come Lui» (1 Gv. 2,5-6).
«
Se voi mi amate osserverete i miei comandamenti » (Gv. 14, 15; cf.
13, 34-35).
«
Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando » (Gv. 15,
14).
Questo è
il cammino per raggiungere la felicità:
«
Voi sarete felici, se, sapendo queste cose, le metterete in pratica » (Gv.
13, 17).
«
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato
i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto questo
affinché la mia gioia sia in voi e questa gioia
sia perfetta » (Gv. 15, 10-11).
Al di fuori dell'amore, quindi, non c'è vera conoscenza:
«
Chi osserva i comandamenti che ha ricevuto da me, questi mi ama, e chi mi
ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi
manifesterò a lui» (Gv. 14, 21).
«
Amiamoci l'un l'altro perché l'amore
è da Dio e chi ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama
non conosce Dio, perché Dio è amore » (1 Gv. 4, 7-8).
Nella
lettera di San Giacomo
S. Giacomo ci offre un materiale prezioso per
meglio comprendere il nostro tema. Questa lettera è stata definita « il documento più
ebraico del Nuovo Testamento », e difatti sottolinea energicamente l'azione
e l'aspetto pratico, ciò che era caratteristico degli ebrei.
S. Giacomo sa che la Sapienza è un dono del Signore e perciò consiglia di
« chiederla a Dio »:
«
Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, e la riceverà,
poiché Egli la dona a tutti generosamente » (Giac. 1, 5).
Contemporaneamente però sottolinea che è necessaria un'azione
giusta e corretta per ottenere e conservare la sapienza:
«
Chi di voi è saggio e prudente, lo dimostri mediante la sua buona condotta,
unita alla dolcezza, che è propria della sapienza. Ma se, al contrario,
avete in cuore invidia e discordia, non gloriatevi e non mentite contro la
verità. Non è questa la sapienza che viene dall'alto, ma è
una sapienza terrena, naturale e diabolica. Poiché dove c'è
invidia e discordia, vi è pure disordine e ogni sorta di male. La
sapienza invece che viene dall'alto, è innanzitutto pura, poi pacifica,
indulgente, conciliante; piena di misericordia e feconda di buoni frutti,
imparziale e sincera » (Giac. 3, 13-17).
Non basta ascoltare la Parola di Dio, ma
bisogna metterla in pratica: « Egli ha voluto
generarci per mezzo della sua Parola di verità. (...)
Rigettando ogni vizio ed ogni eccesso di malizia, accogliete con
docilità la Parola seminata in voi, che è capace di salvarvi.
Mettete dunque in pratica la Parola, e non vi limitate ad ascoltarla,
ingannando voi stessi. Uno che ascolta la Parola e non la mette in pratica
è simile ad un uomo che si guarda in uno specchio e poi se ne va
dimenticando subito come era. Ma colui che avrà fisso lo sguardo nella
Legge perfetta, che ci fa liberi, e si affeziona ad essa,
non da ascoltatore smemorato, ma da esecutore laborioso, costui sarà
felice nel praticarla» (Giac. 1,
18.22-25).
Un ultimo testo, di una forza e una chiarezza
enormi: « Che serve ad uno,
fratelli miei, dire che ha la fede, se non ne ha le opere? Lo
potrà forse salvare tale fede? Se un fratello o una sorella si trovassero
nudi e mancanti del cibo quotidiano, e uno di voi dicesse
loro: " Andate in pace, riscaldatevi, nutritevi ", senza dar loro il
necessario per il corpo, a che gioverebbe? Lo stesso avviene con la fede: se
non è accompagnata dalle opere, è completamente morta. Ma
qualcuno potrebbe dire: "Uno ha la fede, un altro le opere ".
Mostrami la tua fede senza le opere, io per mezzo delle opere ti
mostrerò la mia fede. Tu credi che c'è un Dio solo? Vai bene! Ma
anche i demoni lo credono, eppure hanno paura. Vuoi dunque convincerti, o uomo
stolto, che la fede senza le opere è sterile? » (Giac. 2, 14-20).
Non abbiamo preteso un panorama completo, del
resto cosa impossibile entro il breve spazio di questa pagina. Chi volesse approfondire maggiormente il tema, può servirsi dei numerosi studi esistenti sulla
Parola, sia a livello esegetico che teologico. Però
una cosa sembra chiara dalla testimonianza della Scrittura: che è un
controsenso ascoltare la Parola di Dio senza metterla in pratica; e che
c'è un solo modo di comprenderla in profondità: realizzarla nella
nostra vita. Qui, sta il segreto della gioia e della felicità, ma
soprattutto della rivoluzione più radicale e sicura che ci possa essere.
Enrique Cambòn